Uno studio canadese mette però in guardia dalle ricadute psico sociali

Sarebbero circa il 10 per cento dei pazienti affetti da fibromialgia (FM) a fare uso di marijuana per ottenere un po’ di sollievo dai sintomi della malattia. Lo ha reso noto una ricerca pubblicata su Arthritis Care & Research , che suggerisce anche che i pazienti che utilizzano la marijuana come medicinale di automedicazione presentano condizioni di salute mentale peggiori rispetto a coloro che non ne fanno uso.

Gli esperti ritengono che i cannabinoidi possano offrire effetti terapeutici per patologie come la fibromialgia, ma ora più che mai si rende necessario un chiarimento sull’uso di questi farmaci. Non si esclude dunque che i cannabinoidi possano essere efficaci quanto piuttosto si ritiene sia necessario capire bene quali possa essere l’impatto sugli altri aspetti della vita del paziente.

La fibromialgia, malattia più comune nelle donne, è caratterizzata da dolori cronici diffusi, affaticamento intenso e disturbi del sonno, che spesso si associano ad ansia o depressione. Le foglie di cannabis sono utilizzate come terapia del dolore da secoli, ma quasi sempre al di fuori della medicina convenzionale. I trattamenti farmacologici per il dolore nella FM sono risultati modesti e hanno dunque spinto molti pazienti ad utilizzare la marijuana come autoterapia.

"Gli studi medici sui cannabinoidi nella gestione di malattie come la FM sono decisamente limitati", commenta l'autore principale dello studio, Dr. Mary-Ann Fitzcharles, professore di medicina presso la McGill University e consulente reumatologo presso l'Ospedale Generale di Montreal del McGill University Health Centre (MUHC) di Montreal, Canada. "La marijuana è la forma più comune di cannabinoide, ma è una sostanza illegale nella maggior parte dei Paesi. Rende perciò difficile indagare sul suo utilizzo senza incorrere in eventuali azioni penali per possesso di una sostanza illecita”.

In questo studio, Fitzcharles e colleghi hanno documentato l’uso di cannabinoidi in 457 pazienti con fibromialgia in cura presso l'Unità di Terapia del Dolore Alan Edwards del MUHC. Il team ha convalidato la diagnosi FM e indagato la tendenza ad auto-medicare con marijuana o cannabinoidi su prescrizione medica. I livelli di dolore del paziente sono stati misurati utilizzando la scala analogica visiva (VAS), la loro capacità funzionale è stata valutata con il Fibromyalgia Impact Questionnaire (FIQ), e uno psicologo ha valutato le condizioni psichiatriche (precedenti e in corso) di tutti i pazienti secondo le Diagnostica e Statistico dei Disturbi Mentali Disorder (DSM-IV).
La diagnosi è stata confermata per 302 pazienti, ma il 13 per cento di tutti i 357 partecipanti ha dichiarato di aver utilizzato cannabinoidi, di cui l’80 per cento come marijuana, il 24 per cento come farmaci cannabinoidi su prescrizione e il 3 per cento entrambe.

L’uso di cannabis è stato associato dal team medico a una situazione di instabilità mentale e a un più alto rischio di ricerca di droghe oppioidi. Nei consumatori di marijuana è stato identificato un tasso di disoccupazione del 77 per cento, probabilmente però legato a un mancato controllo del dolore che impedisce ai pazienti di compiere attività lavorative. Effettivamente ci vorrebbero studi più approfonditi per poter capire se la situazione di instabilità mentale sia un effetto dell’uso della cannabis o piuttosto una situazione pregressa o magari collegata alle sofferenze della malattia.

In conclusione secondo i team canadese l’assunzione di cannabinoidi può effettivamente essere d’aiuto nel trattamento del dolore cronico ma è associato con parametri psicosociali negativi. “I medici devono essere attenti a possibili aspetti della salute mentale dei pazienti con FM che usano droghe illecite per scopi medici -  ha dichiarato Fitzcharles -  Alcuni utilizzatori di marijuana potrebbero utilizzare la diagnosi di FM come pretesto per il consumo di sostanze illegali.”

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