Sono le cellule staminali tumorali a rendere il glioblastoma così aggressivo e difficile da eradicare. Uno studio americano dimostra l’efficacia di un virus oncolitico, dall’herpes simplex umano, nel colpirle selettivamente

Passi avanti nella comprensione del glioblastoma e, soprattutto, nell’individuazione di potenziali target per terapie più efficaci. Merito di un virus, quello del comune herpes simplex, che ha dimostrato di essere efficace su modello animale, una volta ingegnerizzato. Ne danno conferma i ricercatori del Brain Tumor Research Center di Harvard, con uno studio pre-clinico pubblicato su PNAS.

La terapia antivirale contro il citomegalovirus congenito (CMV), potrebbe migliorare sensibilmente la sopravvivenza dei pazienti affetti da glioblastoma. Lo sostiene uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine, secondo il quale la sopravvivenza a 2 anni dei 50 pazienti trattati con valganciclovir (Valcyte), nell’ambito di un trial clinico o di un programma di uso compassionevole del farmaco, è stata del 62%.

L’Istituto Neurologico Besta ha elaborato un metodo che consente per la prima volta di coltivare e crescere in laboratorio le cellule dei vasi sanguigni del cervello, colpite da gravi patologie cerebrovascolari, come aneurismi o malformazioni, e tumori come il glioblastoma

Una nuova tecnica, elaborata dai ricercatori dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano, consentirà di individuare in laboratorio quali sono i farmaci più efficaci per ogni paziente per intervenire e curare le patologie di carattere cerebrovascolare e rallentare la crescita dei tumori, quali il glioblastoma, il più aggressivo dei tumori cerebrali. Si tratta di un approccio che era sinora impossibile: fino ad oggi, infatti, le cellule dei vasi sanguigni cerebrali potevano essere tenute in vita in laboratorio solo per un tempo insufficiente e in numero troppo ristretto. Questa tecnica potrà permettere di sviluppare in futuro terapie che abbiano come target i vasi cerebrali, personalizzandola per ogni singolo paziente.

La sperimentazione è per ora nella prima fase di studio

I ricercatori del Duke Cancer Institute hanno recentemente pubblicato gli incoraggianti esiti preliminari di uno studio di Fase I, tuttora in corso, in cui è stata utilizzata una forma geneticamente modificata di Poliovirus (già usata per il vaccino) nella cura del Glioblastoma.
Il Glioblastoma (chiamato anche Glioblastoma multiforme) è il più comune e maligno tumore del sistema nervoso centrale. E’ costituito da un eterogeneo insieme di cellule tumorali astrocitiche scarsamente differenziate, si presenta solitamente negli emisferi cerebrali e colpisce soprattutto, ma non solo, gli adulti.

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