Lo studio canadese è coordinato da Alessandro Perin, neurochirurgo dell’Istituto Neurologico Besta di Milano

Sono state individuate due particolari proteine che avviano la crescita del glioblastoma, il più aggressivo e purtroppo letale tra i tumori che colpiscono il cervello. Si tratta di due fattori di trascrizione, chiamati rispettivamente FOXG1 e Groucho/TLE, che potrebbero divenire in futuro anche bersagli di nuove terapie antitumorali che mirino a “disattivarle”, fermando così lo sviluppo di questo tumore cerebrale.
Tra gli autori di questa scoperta, realizzata nei laboratori della McGill University di Montreal in Canada, vi è anche un ricercatore italiano, Alessandro Perin, che oggi lavora presso l’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano.

Fallisce invece nel prolungare la sopravvivenza generale nei pazienti. I risultati preliminari dello studio ICT-107

Prolunga la sopravvivenza libera da progressione, ma non quella generale: questi i risultati preliminari sull’efficacia di ICT-107, il vaccino preparato con cellule dendritiche e peptidi specifici per bersagliare le cellule tumorali nei pazienti colpiti da glioblastoma. Dopo i risultati promettenti della fase precedente della sperimentazione, lo studio di fase 2, randomizzato, in doppio-cieco e controllato con placebo, non ha raggiunto l’endpoint primario previsto, spingendo i ricercatori a formulare le prime valutazioni.

Uno studio italiano ha identificato l’infezione da HPV, già causa di tumori al collo dell’utero e alla gola, in alcuni campioni di tumore al cervello

Lo conosciamo per il tumore al collo dell’utero e la correlata campagna di prevenzione attraverso la vaccinazione anti-HPV, soprattutto per le più giovani. Il Papilloma virus, però, potrebbe avere un ruolo anche nell’insorgenza del glioblastoma multiforme. A sostenerlo i risultati di uno studio pubblicato dal team di ricerca del Policlinico S.Orsola Malpighi-Università di Bologna sulle pagine di "NeuroOncology".
I dati non sono numerosi, ma forniscono ulteriore supporto a un’ipotesi suggerita da altre indagini recenti: così come si è dimostrato che oltre il 15% delle forme tumorali (a diversa localizzazione) è associato a infezioni virali, anche l’insorgenza del glioblastoma multiforme potrebbe essere spiegata da un virus.

La tencica per ora è stata sperimentata unicamente sul modello animale

Secondo una notizia pubblicata sulla versione on-line del Medical Daily, i ricercatori della Northwestern University avrebbero messo a punto una nuova terapia di RNA interference (RNAi) utile nel trattamento dei tumori cerebrali e, in particolare, del glioblastoma multiforme (GM).

Tre i protocolli già in corso, uno prenderà il via tra qualche mese finanziato da AIRC

Lo chiamano tutti vaccino, ma non ha nulla a che vedere con quello che ci difende dalle malattie stagionali o pediatriche. L’immunoterapia con cellule dendritiche – questo il nome proprio – è stata sviluppata per chi, invece, è già stato colpito da una malattia: il glioblastoma multiforme (GBM), uno dei tumori più diffusi e maligni che colpiscono il cervello. E’ questa una delle promettenti strategie terapeutiche messe a punto dai ricercatori internazionali, negli ultimi anni, per migliorare l’infausta prognosi di questa neoplasia, rapidamente progressiva e oggi ancora con sopravvivenza media di pochi mesi. Anche in Italia si sta sperimentando l’efficacia dell’immunoterapia: all’Istituto Besta di Milano, uno dei (pochi) centri di riferimento nazionale per il glioblastoma, i primi trial sono stati avviati nel 2010 e oggi, seppure i dati non siano stati ancora resi pubblici sulle riviste scientifiche, facciamo il punto della situazione con il Dott. Gaetano Finocchiaro che dirige la Neuroncologia molecolare.

Si chiama CLIC1 e, quando silenziata, riduce la tumorigenicità delle cellule. Potrebbe essere un nuovo target terapeutico. Lo studio di IEO e Università degli Studi di Milano

Milano - Uno studio nato dalla collaborazione tra Università Statale di Milano e Istituto Europeo di Oncologia di Milano documenta il ruolo della proteina CLIC1 nelle cellule staminali tumorali di glioblastoma.
Una ricerca nata dalla collaborazione tra Michele Mazzanti, del Dipartimento di Bioscienze della Statale di Milano, e Giuliana Pelicci, dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), pubblicata in questi giorni sul Journal of the National Cancer Institute, ha individuato il ruolo della proteina CLIC1 (Chloride Intracellular channel 1) nello sviluppo del glioblastoma (GBM), il tumore cerebrale più aggressivo nell’adulto.

Secondo la biotech americana Agenus, un vaccino potrebbe essere in grado di rallentare significativamente la progressione del glioblastoma multiforme, rispetto al solo trattamento standard. Si tratta di un vaccino attualmente in fase di sperimentazione clinica: il Prophage Series G-100 (HSPPC-96).

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