Studio pubblicato su Journal of Maternal-fetal & Neonatal Medicine conferma che la somministrazione delle globuline iperimmuni prolunga la durata gestazionale e incrementa il peso del bambino alla nascita

Ogni anno in Europa e negli Stati Uniti all’incirca 80000 gestanti contraggono un’infezione primaria da Citomegalovirus (CMV). Secondo i dati che la letteratura ci offre, nelle donne che mostrano sieroconversione nelle prime fasi della gravidanza il tasso di trasmissione madre-feto aumenta del 33% mentre la percentuale sale fino al 75% quando la sieroconversione avviene nella fase più avanzata della gestazione. Se la trasmissione verticale del virus avviene nella prima metà della gravidanza, i neonati manifestano la sintomatologia nel 50% dei casi. La sintomatologia a lungo termine include: danni neurologici seri e permanenti con sviluppo alterato, ritardo mentale e deficit neurosensoriali uditivi.
Diversi studi suggeriscono che l’uso di globuline iperimmuni (HIG), in pazienti con un’infezione primaria da CMV in gravidanza, possa essere utile sia come terapia per il feto infetto che per prevenire la trasmissione verticale (madre-feto) del virus.

Le immunoglobuline sono state utilizzate sin dal 1950, principalmente per trattare le incompatibilità dei gruppi sanguigni ma anche come immunizzazione passiva contro la rosolia, l’epatite A e B, la varicella e il morbillo. Non sono stati riportati eventi avversi, tuttavia non esistono prove inconfutabili sulla sicurezza delle HIG per la madre e per il feto. Inoltre nonostante il fatto che le immunoglobuline somministrate durante la gravidanza sembrino essere sicure, gli studi realizzati fino ad oggi non hanno mai monitorato le HIG per un loro possibile effetto sulla durata della gestazione e sul peso del bambino alla nascita.


Per questo motivo i ricercatori dell'Università dell'Aquila, guidati da Giovanni Nigro e quelli della Virginia Commonwealth University hanno collaborato per realizzare uno studio che valuti la possibile relazione tra la somministrazione HIG e tali fattori.
I ricercatori che hanno condotto l'indagine hanno spiegato che, negli studi preliminari da loro realizzati, non hanno mai osservato eventi avversi, né per la madre né per il feto, associati alla somministrazione HIG.
“I dati circa il peso alla nascita dei bambini e la durata gestazionale - spiegano i ricercatori- sono stati analizzati anche in questi studi preliminari e non sono state individuate correlazioni significative tra i fattori. Però- hanno tenuto a precisare- i risultati ottenuti dagli studi preliminari sono anche correlabili alla necessità di avere un ampio gruppo di controllo e al conseguente basso numero di pazienti su cui eseguire l'indagine. Inoltre gli effetti delle HIG sarebbero potute essere mascherati dagli effetti del CMV nella placenta e nel feto. Il CMV causa infatti un abbassamento del peso nel feto a causa del verificarsi di una disfunzione placentale con ipossia intrauterina e malnutrizione.”

Ora i ricercatori hanno pubblicato su The Journal of Maternal - Fetal  & Neonatal Medicine i dati di uno studio osservazionale retrospettivo eseguito su un ampio campione di pazienti su cui è stata  indagata l’associazione tra la somministrazione HIG, la nascita prematura dei neonati e la loro condizione di sottopeso.
Lo studio ha arruolato 358 donne con infezione primaria da CMV contratta durante la gravidanza, 164 delle quali hanno ricevuto una o più infusioni di HIG. Di questi 358 casi, 320 sono stati analizzati e valutati in Italia e 38 pazienti  provenivano dagli Stati Uniti ed erano state arruolate nel National CMV Registry for Pregnant Woman.
Sono stati presi in considerazione dati quali: l’età della madre al concepimento, la carica virale presente nel liquido amniotico se trattata con HIG, il periodo gestazionale della madre alla somministrazione della prima dose di HIG e il numero delle somministrazioni successive, la presenza di sintomatologia alla nascita e la durata gestazionale stimata.
I sintomi alla nascita escludevano la condizione di sottopeso ma includevano: ventricolomegalia, cisti periventricolari o calcificazioni, atrofia cerebrale, atrofia ottica, microcefalia, leucoencefalopatia, perdita dell’udito da lieve a moderata in una o entrambe le orecchie e trombocitopenia.
L’età gestazionale al momento dell’infezione è stata valutata dal personale ostetrico dopo l’avvenuta sieroconversione e collocato a metà strada tra l'ultimo prelievo risultato sieronegativo e il primo sieropositivo.

I risultati ottenuti dall'indagine, condotta con metodi statistici, hanno mostrato che il peso medio alla nascita dei 358 bambini era di 3076 g, significativamente minore rispetto al peso medio di 3400 g registrato nei paesi sviluppati. Il periodo medio gestazionale per le 351 donne era di 38,2 settimane, significativamente più basso delle 40 settimane di una gravidanza media.
Per determinare le possibili ragioni di questi valori al di sotto della media sono state fatte associazioni con una varietà di fattori: età della madre al momento della diagnosi, infezione congenita, ricezione materna di HIG e sintomi alla nascita. Sottoponendo questi dati ad un’analisi di regressione multipla, però, soltanto la presenza di sintomatologia alla nascita appariva effettivamente correlata con il peso e con la durata gestazionale. I bambini che presentavano sintomatologia alla nascita erano più piccoli di 378 g rispetto a coloro che non li presentavano.
La ricezione di almeno una dose di HIG è stata associata con una riduzione significativa del rischio di infezione da CMV alla nascita. Delle 162 donne che hanno ricevuto le HIG, 59 (36%) hanno dato alla luce bambini non-infetti. I ricercatori hanno inoltre osservato che dosi multiple di HIG erano correlate ad un aumento del peso alla nascita e del periodo gestazionale. L’allungamento della durata gestazionale è correlato al numero di somministrazioni HIG eseguite. Questa correlazione si è dimostrata significativa anche per tutti i bambini asintomatici e per quelli le cui madri hanno ricevuto dosi multiple di HIG per prevenire l'infezione.

Questo dato ci ha consentito - spiegano i ricercatori- di comprendere meglio la patogenesi dell’infezione fetale da CMV. Alla nascita la maggior parte dei sintomi associati al virus congenito erano dovuti all’effetto del virus nella placenta piuttosto che nel feto. Campioni immunoistochimici provenienti dalla placenta di donne con infezione congenita non trattata, donne trattate con HIG e controlli non infetti hanno mostrato come il trattamento riesca a sopprimere la replicazione del CMV, la conseguente infiammazione a livello della placenta e la distruzione dei villi stromali.
Cosi, l’aumento del peso alla nascita, la prolungata durata gestazionale, associate con dosi multiple di HIG fa pensare ad un sostanziale miglioramento nella funzione della placenta durante la gestazione e suggerisce che si potrebbe ottenere un risultato migliore somministrando le HIG in una fase precoce della gestazione.

In conclusione questo studio fornisce rassicurazioni sul fatto che il trattamento HIG non sia correlato al basso peso del neonato e alla minor durata gestazionale e aggiunge evidenze sulla sicurezza del trattamento in gravidanza.


Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni