“La situazione economica potrebbe spingere le nostre Amministrazioni Regionali, soprattutto quelle con piani di rientro, a scegliere i farmaci basandosi esclusivamente sul criterio economico. Questo approccio, tra l’altro, non tiene conto dei problemi di farmacovigilanza, dell’adesione alla terapia dei pazienti e dei potenziali rischi connessi”. A lanciare questo allarme è stata la Fedemo - Federazione delle Associazioni dei pazienti emofilici guidata da Gabriele Calizzani in occasione del Congresso annuale dell’European Association for Haemophilia and Allied Disorders (EAHAD) che si è tenuto a Roma il 23 e 24 febbraio.
“Un esempio – dicono - ci arriva dal Regno Unito, dove circa la metà dei pazienti emofilici si è trovata nella condizione di dover cambiare terapia a seguito di una gara nazionale per l’acquisto del fattore ottavo ricombinante basata principalmente sul criterio del prezzo più basso”.
A supporto di questo allarme ci sono “i risultati di uno studio effettuato sui pazienti emofilici inglesi al fine di valutare l’impatto della loro “conversione” forzata al trattamento con il medicinale più “economico”. Lo studio non sembrerebbe evidenziare un aumento del numero di complicanze, tuttavia, lo stesso ricercatore ha sottolineato l’evidenza non definitiva dei risultati, su cui influiscono molte variabili, tra cui il limite statistico intrinseco legato all’esiguità del campione.”.
“Crediamo – dice Fedemo - che sia auspicabile un coinvolgimento attivo e preliminare dei pazienti e delle associazioni in tutte le scelte che li coinvolgono, soprattutto quando tali scelte possono avere dirette conseguenze sulla loro salute. È divenuta urgente e necessaria l’adozione di nuovi criteri di negoziazione dei prezzi di vendita dei farmaci tra aziende e Regioni che tengano in considerazione il loro valore complessivo al fine di garantire a tutti i pazienti l’accesso alle terapie e la loro continuità, contenendo al tempo stesso la spesa sanitaria per i farmaci”
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