Il piccolo (2 anni) ha già avuto diversi calcoli renali, mentre il grande (4 anni) è asintomatico: una dimostrazione di quanto possano variare le manifestazioni della malattia
Fidenza (Parma) – Nelle malattie a trasmissione autosomica recessiva, due genitori portatori sani di una mutazione hanno solo una possibilità su quattro per ogni gravidanza (il 25%) che il bambino nasca affetto. Purtroppo la statistica non ha premiato Achille ed Elia, due fratellini di 2 e 4 anni: entrambi hanno ereditato una rara patologia genetica chiamata iperossaluria primitiva di tipo 1, in cui un'aumentata produzione ed escrezione urinaria di ossalato può portare alla formazione di calcoli renali ricorrenti. Tuttavia, il fenotipo di questa condizione (la sua manifestazione clinica) può essere molto eterogeneo anche all'interno della stessa famiglia: infatti, se Achille ha già avuto diversi calcoli renali fin dai primi mesi di vita, Elia è tuttora completamente asintomatico.
“Nel luglio 2019, quando Achille aveva cinque mesi, abbiamo iniziato a notare che qualcosa non andava”, racconta il padre. “Aveva spesso la febbre, mangiava poco e non prendeva peso quanto avrebbe dovuto. Il pediatra consigliò di effettuare le analisi complete del sangue e delle urine: qualche valore era un po' strano, ma nulla di preoccupante. Dall'ecografia dell'addome, invece, è emersa la presenza di diversi calcoli renali. Poi, quattro mesi dopo, l'abbiamo portato in ospedale a Parma, dove in seguito a delle analisi delle urine più mirate è risultato che i suoi livelli di ossalato erano otto volte superiori alla norma”.
Per i medici, valori così alti significano ben più di un sospetto che si possa trattare di iperossaluria, e indirizzano la famiglia all'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, dove il bambino viene preso in carico dalla dr.ssa Licia Peruzzi. La nefrologa pediatra spiega la situazione ai genitori: i reni di Achille, fortunatamente, hanno ancora il 100% di funzionalità, ma è necessario ottenere al più presto la conferma diagnostica e avviare tutti i trattamenti di supporto necessari. Il primo passo è il test genetico: il padre, la madre e i due bambini si sottopongono all'esame, dal quale emerge che i genitori sono portatori sani di due mutazioni diverse, e che entrambi i bambini sono affetti da iperossaluria primitiva di tipo 1. Una brutta sorpresa, dato che Elia, il più grande, non aveva mai manifestato alcun sintomo: le sue analisi, tuttavia, evidenzieranno livelli di ossalato doppi rispetto alla norma.
Così, per i due fratellini, inizia l'unica terapia disponibile: vitamina B6 (che aiuta a ridurre la produzione di ossalato nel fegato), citrato di potassio (per bloccare il calcio urinario impedendone l'aggregazione in calcoli e per sciogliere quelli già presenti ma non ancora consolidati) e – ultima ma non meno importante – l'iperidratazione. Come si può immaginare, però, non è semplice convincere un bambino di un anno a bere almeno due litri d'acqua al giorno. Le condizioni dei reni di Achille iniziano a peggiorare, aumentano i calcoli e compare il deposito di ossalati anche nel tessuto renale. A questo punto si rende necessario un approccio più aggressivo per contenere il peggioramento delle calcificazioni, e viene quindi proposto l'inserimento di una gastrostomia endoscopica percutanea (PEG), per poter fornire l'acqua in grande quantità anche di notte senza che questa banale operazione diventi “una corrida”.
Poi, nel dicembre 2019, arriva la notizia che i genitori aspettano da tanto: la casa farmaceutica Alnylam annuncia che il farmaco sperimentale lumasiran ha raggiunto tutti gli endpoint nello studio di Fase III ILLUMINATE-A, dimostrandosi in grado di diminuire la produzione di ossalato da parte dell’organismo. La nuova terapia verrà approvata nell'Unione Europea solo nel novembre 2020, ma Achille ha potuto accedere al farmaco da subito, ricorrendo al cosiddetto “uso compassionevole”.
“Con queste iniezioni sottocutanee di lumasiran (le prime tre dosi sono state mensili, poi sono diventate trimestrali) i suoi valori di ossalato nelle urine sono migliorati tantissimo, e ora sono solo leggermente più alti della norma. I calcoli che aveva prima di iniziare la terapia, inoltre, si stanno riducendo di volume”, spiega il padre. Nel maggio scorso anche Elia, pur non avendo mai avuto calcoli, ha iniziato la stessa terapia ad uso compassionevole e il 25 giugno ha avuto la seconda somministrazione.
“Al momento della diagnosi, i medici ci avevano spiegato che l'unica cura risolutiva per questa malattia sarebbe stata un trapianto combinato di fegato e reni: potete immaginare la nostra angoscia. Poi la ricerca medica ci ha sorpresi con un farmaco capace di fermare il deposito di ossalati: un sogno! Oggi sappiamo che dovranno prendere questo farmaco per tutta la vita, e che, almeno per ora, dovranno continuare a bere almeno due litri d'acqua al giorno, ma da quando abbiamo visto i primi effetti positivi siamo molto più tranquilli e ottimisti”, conclude il padre. “Achille ed Elia sanno che in diversi momenti della giornata devono interrompere i giochi perché c'è il 'momento acqua', ma ormai è diventato un gesto normale, non è più un vincolo o un problema. L'iniezione sottocute, poi, se la dimenticano in pochi minuti”.
“La terapia con lumasiran è una conquista rivoluzionaria per l'iperossaluria primitiva, una malattia con un futuro impegnativo come il trapianto combinato di fegato e rene, preceduto da dialisi quotidiana e con un elevato rischio di danno anche agli occhi e a tutti gli organi”, commenta la dr.ssa Licia Peruzzi, nefrologa pediatra che da anni, insieme a tutto il Gruppo Iperossaluria Primitiva di Torino, segue bambini affetti da questa patologia, dalla diagnosi biochimica e molecolare fino al trapianto combinato di rene e fegato. “Speriamo davvero che una diagnostica così precoce, avvenuta per caso, seguita da una conferma genetica in pochi giorni, dall'avvio dell'iperidratazione forzata e quindi del farmaco specifico lumasiran, che silenzia il gene patologico, possa cambiare il destino di questi bambini”.
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