Il Coordinamento, composto da CIIS e circa 80 associazioni, chiede urgentemente un confronto con le istituzioni. Il 13 febbraio la mobilitazione nazionale
Il nuovo modello nazionale del PEI, Piano Educativo Individualizzato, per alunne e alunni con disabilità, è stato reso pubblico a metà gennaio 2021. Destinato agli istituti scolastici di ogni ordine e grado il documento contiene la progettazione individualizzata per ciascuna studentessa e ciascuno studente con disabilità per garantirne l’inclusione scolastica: professionalità necessarie, strumenti di supporto, interventi educativo-didattici, obiettivi, modalità di valutazione. Obiettivo che però, secondo circa 80 associazioni che rappresentano persone con disabilità e malattie rare, è totalmente disatteso. Le associazioni, esaminato il nuovo documento, si sono costituite nel Comitato #Noesonero.
Si sono dichiarate allarmate dalla possibilità di esonerare gli studenti da alcune discipline di studio e dal conseguente loro allontanamento dal gruppo classe, come pure dall’introduzione della riduzione dell’orario di frequenza, dalla composizione del GLO, dal ruolo marginale assegnato alla famiglia e, inoltre, anche dalla impostazione delle tabelle per le risorse, orientate più al risparmio che ad un’assegnazione coerente con i bisogni reali. Dopo aver preso atto e condiviso le forti preoccupazioni evidenziate dal CIIS, Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno, le Associazioni hanno dato vita al comitato #NoEsonero, che continua a raccogliere moltissime adesioni.
IL NUOVO PEI
Tutto ciò che riguarda la scuola e la disabilità è regolato dalla Legge 104 del 1992. La legge ha stabilito che la scuola italiana fa proprio il dettato costituzionale dell’istruzione per tutti gli alunni, favorendo l’integrazione della persona con disabilità e ne ha rivoluzionato le modalità di partecipazione. Gli obiettivi generali della Legge sono l’integrazione sociale e l’istruzione delle persone con disabilità, che nella scuola devono trovare una piena realizzazione. Ricordiamo che, più recentemente, il Decreto Legislativo n.66/2017 ha aggiornato significativamente il panorama dell’inclusione scolastica.
IL PEI, Piano Educativo Individualizzato, è uno dei principali strumenti per l’inclusione scolastica delle alunne e degli alunni con disabilità. Il nuovo modello di PEI già previsto da una norma del 2017, è stato introdotto dal Decreto interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020 pubblicato a metà gennaio 2021, forse alla luce del rischio concreto della crisi di Governo, corredato di linee guida. Il sito del Ministero dell’Istruzione ha dedicato diverse pagine web al tema, comprese una ventina di FAQ.
Il nuovo PEI, da adottarsi dal prossimo anno scolastico 2021/2022, sarà redatto dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (il GLO) da parte dell’intero team dei docenti della classe; ai lavori del GLO parteciperanno la famiglia, gli operatori sanitari e altre figure professionali, interne o esterne all’istituzione scolastica. Si insiste molto sul rafforzamento del principio della presa in carico dell’alunno da parte di tutta la comunità scolastica.
Affinché questo si realizzai, nell’ultima Legge di Bilancio sono stati stanziati dei fondi per la formazione di tutto il personale scolastico sulle tematiche dell’inclusione in aggiunta al consueto Piano di assunzioni per gli insegnanti di sostegno.
Quattro gli assi attorno a cui è costruito il Piano, rispetto ai quali saranno declinati gli obiettivi educativi e di cui saranno poi rilevati gli esiti:
- Dimensione della Socializzazione e dell’Interazione
- Dimensione della Comunicazione e del Linguaggio
- Dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento
- Dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento
A seguito dell’osservazione del contesto scolastico che introduce la nuova prospettiva bio-psico-sociale dell’ICF (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), della rilevazione delle risorse professionali e strumentali disponibili e delle eventuali barriere (anche architettoniche) esistenti, saranno indicati gli obiettivi didattici, gli strumenti e gli ausili necessari, le strategie e le modalità per realizzare un ambiente di apprendimento inclusivo.
Il PEI esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, gli eventuali interventi di assistenza igienica e di base, la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione.
“Previsto da una norma del 2017, il nuovo PEI è rimasto a lungo in lavorazione, senza che si arrivasse mai a emanarlo – ricorda la Ministra Lucia Azzolina – Quando mi sono insediata ci siamo messi subito al lavoro, con le strutture ministeriali e, in particolare, con chi si occupa di inclusione, per emanare uno strumento in grado di aiutare a migliorare la qualità dell’inclusione. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le Associazioni che rappresentano alunne e alunni con disabilità, con le scuole, con gli insegnanti. Da oggi si apre un nuovo capitolo per l’inclusione, che resta per noi centrale. Non a caso, abbiamo previsto nella legge di bilancio appena approvata un piano per l’assunzione di 25mila docenti di sostegno”.
Il PEI esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, gli eventuali interventi di assistenza igienica e di base, la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione.
“Previsto da una norma del 2017, il nuovo PEI è rimasto a lungo in lavorazione, senza che si arrivasse mai a emanarlo – ha dichiarato la Ministra Lucia Azzolina al momento della pubblicazione del documento – Quando mi sono insediata ci siamo messi subito al lavoro, con le strutture ministeriali e, in particolare, con chi si occupa di inclusione, per emanare uno strumento in grado di aiutare a migliorare la qualità dell’inclusione. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le Associazioni che rappresentano alunne e alunni con disabilità, con le scuole, con gli insegnanti. Da oggi si apre un nuovo capitolo per l’inclusione, che resta per noi centrale. Non a caso, abbiamo previsto nella legge di bilancio appena approvata un piano per l’assunzione di 25mila docenti di sostegno”.
LA PRIMA DENUNCIA DEL CIIS: IL RISCHIO DELLE CLASSI DIFFERENZIALI
La reazione del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno sul nuovo modello di PEI è stata immediata: “Il Ministero dell’Istruzione di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, emanando il decreto interministeriale con il quale è stato dato il via al nuovo modello di PEI, da adottarsi a livello nazionale, ha anticipato una nuova direzione di marcia che, culturalmente, ci riporta a quel primo periodo, ormai lontano, in cui la scuola italiana iniziava a muovere i primi passi verso l’integrazione”.
“Con la legge 118/71 – ha spiegato Evelina Chiocca, Direttivo CIIS a Osservatorio Malattie Rare – veniva avviato il primo parziale inserimento degli alunni con disabilità nelle classi “normali”, dalle quali, però, restavano esclusi coloro che erano ‘affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle predette classi normali’. Era ancora serpeggiante l’idea della ‘non possibilità’ di apprendere e della non inclusione di alcuni. Oggi diremmo che quel passaggio, all’epoca innovativo, si proponeva come discriminante. E mai avremmo pensato di ritrovarci in una situazione analoga. Ma è esattamente ciò che succede oggi, nel 2021, cinquant’anni dopo”.
L’aspetto più grave delle nuove regole consisterebbe – secondo il CIIS – nella possibilità di esonerare gli alunni con disabilità dall’insegnamento di alcune discipline ed anche di ridurre l’orario di frequenza.
L’esonero – sottolinea il Coordinamento - che potrà essere adottato dai soli docenti della classe dovrebbe inquadrarsi come “scelta eccezionale, derivante da impedimenti oggettivi o incompatibilità, non da mere difficoltà di apprendimento”.
E in che cosa consisterebbe l’incompatibilità? E quali sarebbero gli impedimenti oggettivi? Il percorso inclusivo sviluppatosi in questi ultimi decenni assume e delinea impostazioni valoriali e pedagogiche diverse rispetto a improbabili “incompatibilità e impedimenti oggettivi”; l’esperienza nelle classi, i contributi delle neuroscienze, gli approfondimenti pedagogico-didattici e gli stessi orientamenti normativi hanno, fino ad oggi, costruito un’altra realtà, seppur con le criticità a tutti note; una realtà che guarda all’alunno come persona unica e irripetibile, attenta nel promuovere e sostenere il suo processo di crescita in contesti aperti, insieme ai coetanei, favorendo l’apprendimento sociale; una realtà che esprime fiducia nei confronti dell’alunno, riconoscendo le capacità e le potenzialità presenti, contribuendo a costruire una società fattivamente inclusiva, che prende le mosse fin dai primi momenti di vita sociale. La scuola svolge un ruolo essenziale, perché educa e lo fa anche agendo. Allontanare l’alunno con disabilità dai compagni della classe, perché in lui alcuni docenti hanno rilevato “incompatibilità o impedimenti oggettivi” significa assumere visioni in totale controtendenza rispetto a quella fin qui descritta. Significa vedere le sole difficoltà e non anche le potenzialità. Significa dividere chi è capace da chi è ritenuto non è capace.
“Ma, chi ha proposto questa misura – si interroga il CIIS – ha pensato, per un attimo, agli alunni per i quali l’esonero potrebbe essere adottato per “tutte o per quasi tutte le discipline”? E ha pensato che in questo caso l’alunno resterebbe per tutto il tempo-scuola affidato al solo docente specializzato per il sostegno o ad altre figure presenti nella scuola? E si è chiesto quali spazi occuperanno gli alunni “esonerati”: “Si ritroveranno forse tutti insieme in un’aula? Ricreeranno le classi differenziali o saranno inventate le classi speciali?”
"Come non leggere nella misura dell’esonero e nella riduzione dell’orario scolastico una chiara rinuncia al progetto di crescita dell’alunno con disabilità insieme al gruppo dei pari? Come non rilevare il mancato riconoscimento delle sue capacità e delle sue potenzialità di apprendere? Come non interrogarsi suoi rischi derivanti dall’isolamento, e sulle conseguenti ricadute culturali sugli altri alunni, che si convinceranno che “chi è meno abile o non è abile secondo parametri standard” deve vivere in contesti “esterni”, diversi da quelli vissuti da tutti? Che tipo di scuola si sta creando? Che tipo di società stiamo costruendo escludendo alcuni perché considerati non “unici nella loro diversità”?"
"Sono mille e più domande alle quali non possiamo sottrarci, perché stiamo parlando di persone - prosegue Chiocca - Va aggiunto, proprio per completezza di informazione, che fino ad oggi per gli studenti le cui capacità si discostavano molto da quelle dei compagni veniva predisposto un “PEI personalizzato” in tutti gli ordini di scuola, cui si aggiungeva il “PEI differenziato” nella sola secondaria di secondo grado. Quel percorso partiva dalle capacità dell’alunno, definendo obiettivi mirati per lui, ma, soprattutto, cercando il contatto con la progettazione prevista per la sua classe, creando condizioni di reali interazioni “fra soggetti diversi”. È il principio stesso dell’inclusione, che non significa imporre insegnamenti e contenuti disciplinari uguali per tutti, ma significa “personalizzare” il percorso formativo, consentendo all’alunno di sviluppare e raggiungere il massimo delle capacità attraverso azioni coerenti, che non lo allontanano dal gruppo dei pari, ma che si attuano “anche” con il gruppo dei pari (cui si aggiungono, laddove la progettazione lo prevede, l’intervento individualizzato o attività svolte nel piccolo gruppo eterogeneo dei compagni di classe). Il rispetto dell’altro parte proprio dal vivere la quotidianità come dimensione ordinaria, per riprendere un’espressione del prof. d’Alonzo. Fino ad oggi l’esonero non è mai stato previsto. Da oggi c’è e, con esso, le storture che ne deriveranno."
"La conclusione potrebbe essere amara se non ci sarà un serio ripensamento e se non ci sarà la “cancellazione” della parola esonero dal nuovo modello di PEI, perché in tal senso l’esonero potrebbe anticipare, attraverso la microespulsione, oggi limitata ‘ad alcuni’, la macroespulsione degli alunni con disabilità dal percorso comune”."
Su questa stessa posizione, Salvatore Nocera è intervenuto recentemente non a nome della Fish, di cui fa parte, ma “a titolo personale”, al fine di “mantenere il dialogo con quanti stanno giustamente animando il dibattito quotidiano in tale ambito.” Nella sua riflessione Nocera fa riferimento all’iniziativa promossa dal Comitato #NoEsonero che, oltre ad una serie di iniziative già avviate, ha in programma la manifestazione nazionale del 13 febbraio, il Flas mob virtuale.
L’avv. Nocera che, a titolo personale, riprende le preoccupazioni sollevate dal CIIS condividendole in pieno: “ho evidenziato … in più di un documento emerso durante la discussione delle bozze sui nuovi PEI, (e) dopo la loro pubblicazione ufficiale, il mio dissenso o le mie perplessità e richieste di modifica, come ad esempio sulla natura e la composizione del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), sull’incompletezza della normativa riguardante i “PEI differenziati”, sulla terminologia usata a proposito dell’esonero dalle lezioni e sulla riduzione di orario, oltreché sull’insufficiente chiarezza – e forse contraddizione – a proposito del collegamento tra le Linee Guida e taluni modelli o circa le tabelle C e C1.”
"Il nuovo modello di PEI – conclude il CIIS - offre anche alcuni spunti positivi, che meritano di essere valorizzati, come il riferimento all’autodeterminazione, il richiamo all’accomodamento ragionevole, l’attenzione al contesto e, in particolare, agli atteggiamenti che influenzano comportamenti e azioni. A ciò si aggiunga che, nel modello di PEI, vi sono punti che necessitano ancora di essere rivisti e/o migliorati, mentre per altri le modifiche dovrebbero essere più radicali:
- l’esonero e la riduzione dell’orario scolastico vanno cancellati;
- il percorso curricolare va ridefinito su un’unica progettazione che deve essere “personalizzata” per ogni alunno con disabilità, al fine di garantire effettivamente il diritto allo studio;
- il GLO va ridefinito, rendendo la famiglia partecipe “a pieno titolo”;
- il PEI deve essere frutto di una condivisione e non soggetto all’approvazione;
- il coinvolgimento dei compagni di classe va sostenuto, valorizzato e potenziato;
- la corresponsabilità di tutti i docenti della classe deve risultare evidente anche nelle azioni di intervento educativo-didattico;
- le tabelle di attribuzione delle risorse vanno interamente riscritte.”
LE ASSOCIAZIONI: L'INCLUSIONE E' UN DIRITTO UMANO, QUESTO PEI E' TROPPO PERICOLOSO
Sono circa 80 le associazioni che contestano l’inversione di rotta nel processo di inclusione proposta dal nuovo modello e che, insieme al CIIS, hanno dato vita al Comitato #Noesonero.
“Ci facciamo portavoce di tante associazioni, non solo la nostra – spiega Martina Fuga, portavoce di Coordown – e non ho mai visto tante associazioni lavorare insieme con un intento comune. Hanno aderito al coordinamento tantissime associazioni dedicate alle malattie rare, anche questo è estremamente significativo. Tutti noi ci siamo sentiti non rappresentati in questo decreto: se l’inclusione non è per tutti non è inclusione. E l’inclusione è un diritto umano a tutti gli effetti.”
“Già ad agosto, quando le prime bozze di modelli sono state fatte circolare, molti di noi avevano segnalato delle criticità importanti. Poi però nessuno di noi è stato coinvolto ai tavoli di lavoro. Questo documento di fatto fa passare il concetto secondo il quale alcune materie non si possono imparare, quindi gli alunni e le alunne con disabilità possono essere esonerati. L’esonero è una cosa orribile, vuol dire arrendersi a priori. Ci sono così tanti insegnanti preparati e motivati che credono nell’inclusione e in qualche modo fino ad ora l’hanno garantita. Tutto può essere semplificato. Sarebbe più utile lavorare sui metodi di insegnamento, gli approcci educativi. O è meglio che nessuno studi più la matematica? Perché rinunciare a insegnare una disciplina a un alunno perché ha difficoltà? Sono gli alunni che devono essere all'altezza di un insegnamento o è l’insegnante che deve trovare strategie e metodi che si adattano a tutti gli alunni? Certo, è uno sforzo enorme. Ma perché alcuni lo sanno fare? Evidentemente si può.”
“In questo PEI ci sono anche degli aspetti positivi. La corresponsabilità educativa, la nuova prospettiva bio-psico-sociale, la partecipazione dell’alunno al GLO (alle superiori). Legare il PEI al progetto individuale. Ma perché poi giustificare l’esonero? Si tratta solo di una questione di interpretabilità del documento? Ma un documento come questo non può essere scritto in maniera interpretabile. Le parole hanno un valore, devono essere precise. Se una cosa non è scritta bene non è pensata bene. Chiediamo dunque con la massima urgenza la convocazione di un tavolo di confronto con le Istituzioni competenti per poter rappresentare le criticità evidenziate e le necessarie proposte di modifica.”
L’ESPERIENZA DELL’ESCLUSIONE
“Sono mamma di una ragazza di 16 anni che va in seconda superiore – spiega Martina Fuga – Mia figlia ha la sindrome di Down. Per un periodo abbiamo vissuto in Francia e abbiamo avuto un’esperienza di classe speciale. In Francia sono indietro anni luce: tutti gli alunni con disabilità della scuola sono collocati in una classe speciale. Poi a seconda delle loro capacità possono partecipare, per alcune ore, alle lezioni di classe diverse. Mia figlia è stata valutata abile a frequentare solo ginnastica, scienze, musica e spagnolo. Per il resto del tempo si dedicava a laboratori esclusivi: cucinare, fare giardinaggio, cose di questo genere. È questa la scuola che vogliamo per i nostri figli?”
IL 13 FEBBRAIO UN FLASHMOB ONLINE
La mobilitazione online è già iniziata, principalmente attraverso la petizione "No all'esonero dell'alunno con disabilità da alcune discipline di studio) e su Facebook. Dalla pagina del Comitato #Noesonero https://www.facebook.com/comitatonoesonero arrivano le istruzioni per partecipare al flashmob previsto per il 13 febbraio alle ore 12, per pubblicare una foto a tua scelta da usare sui social con il formato messo a disposizione.
Creare la foto è semplice, segui questi pochi passi:
1) Collegati al sito https://bit.ly/mobnoesonero
2) Fai click su Scegli file e scegli la foto
3) Fai click su Invia e carica la foto
4) Il sistema crea la composizione
5) Fai click sulla Polaroid e scaricala
Usa la foto che hai creato il 13 febbraio alle 12 in un post su Facebook, Twitter, Instagram con l'hashtag #NoEsonero per contribuire alla campagna! Ci vediamo online sabato 13 febbraio!
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