I partecipanti alla 37esima edizione dei Giochi Nazionali Estivi sono scesi in campo per sfidarsi in venti discipline
Torino – Una vera e propria festa dello sport che ha rimarcato, ancora una volta, i valori dell’inclusione, della condivisione e della fratellanza. I Giochi Nazionali Estivi Special Olympics 2022, giunti alla 37esima edizione, si sono svolti dal 4 al 9 giugno a Torino, lasciando alla città una visione diversa e un grande arricchimento umano e culturale. In linea con i principi fondanti del movimento creato negli Stati Uniti nel 1968 da Eunice Kennedy Shriver, sorella del presidente JFK, nessuno è stato lasciato indietro, “in panchina”, per dirla in gergo sportivo.
Con la cerimonia d’apertura presso lo Stadio Olimpico “Grande Torino” (ospite d’onore Arisa) è stata inaugurata ufficialmente la più grande manifestazione sportiva dedicata a persone con disabilità intellettive mai realizzata in Italia, con 3.000 atleti, 1.300 volontari, 420 delegati accompagnatori, 520 tecnici e 1.400 familiari. Venti le discipline sportive in gara: atletica leggera, badminton, bocce, bowling, calcio a cinque, canottaggio, dragon boat, equitazione, ginnastica artistica e ritmica, indoor rowing, karate, golf, nuoto, open water (nuoto in acque aperte), pallacanestro, pallavolo, rugby, tennis e tennistavolo.
#TORniamoINcampO è il claim che ha accompagnato questi Giochi, molto attesi perché hanno segnato il ritorno in presenza dopo il lungo periodo di distanziamento causato dalla pandemia. Nello slogan è contenuto il nome della città di Torino, che da oggi sarà ancora più pronta ad accogliere la diversità come risorsa, avendo all’attivo un’esperienza inclusiva che solo un evento di tali proporzioni può donare al territorio. Tutte le gare si sono svolte seguendo i principi di Special Olympics, e diverse hanno previsto attività di sport unificato, mettendo in campo, in squadre miste, atleti con e senza disabilità intellettive.
SALUTE, GIOCO E INCLUSIONE: TRE PROGRAMMI SPECIALI
Al PalaVela, sede del Villaggio Special Olympics, si sono svolte in contemporanea le iniziative dei Programmi Salute, con screening gratuiti per tutti gli atleti grazie alla collaborazione di 150 medici specialisti volontari che per tutta la durata dell’evento hanno messo a disposizione le proprie competenze: tra gli esami, Opening Eyes (screening optometrico), Special Smiles (screening odontoiatrico), Fit Feet (screening podologico) e Health Promotion (nutrizione e prevenzione).
Si è svolta anche una dimostrazione dello YAP (Young Athletes Program), con attività di gioco motorio per bambini con e senza disabilità intellettive in vista di un futuro ingresso nel panorama Special Olympics a partire dagli otto anni. Il programma prevedeva, attraverso attività ludiche, un’introduzione alle capacità motorie di base come correre, calciare e lanciare, con l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale estendendo i benefici anche alle famiglie e alla comunità.
Infine, nel corso dei Giochi ha avuto luogo un’esibizione del MATP (Motor Activities Training Program), un programma di allenamento studiato per bambini e adulti con disabilità intellettive gravi e gravissime o con disabilità fisiche e sensoriali associate a una disabilità intellettiva. Fanno parte del gruppo MATP solo gli atleti che non sono in grado di partecipare alle competizioni per atleti con minori abilità.
FEDERICA: “PER ME LA DIVERSITÀ NON ESISTE PIÙ”
Federica, atleta piemontese che vive in un paesino nelle valli di Lanzo, in questa edizione dei Giochi ha rappresentato i 3.000 atleti Special Olympics ed è intervenuta sia in occasione della conferenza stampa che alla cerimonia di apertura. Ha ribadito un concetto fondamentale: lo sport è uno strumento per raggiungere la condizione ideale di chi è diverso, “unico” e totalmente incluso nella società. Si tratta di un diritto ed è giusto che ci siano tutte le condizioni per poterlo esercitare al meglio, compiendo un percorso umano e sociale. Nelle parole di Federica sono emersi sempre un “prima” e un “poi”: un recente passato fatto di distanziamento sociale e solitudine e un radioso presente, quando la ragazza è finalmente potuta tornare in campo insieme agli altri atleti, per gareggiare e vincere ogni limite. Un prima e un poi segnano anche la storia personale di Federica: prima di conoscere Special Olympics aveva una vita fatta di insicurezze e difficoltà, mentre oggi, grazie allo sport, per lei la diversità non esiste più, se non nella sua accezione più positiva e straordinaria.
JACOPO: “LO SPORT È LO STRUMENTO PER REALIZZARE I SOGNI”
“Se vivi la vita in punta di piedi, d’accordo, non corri, però quasi voli”. Jacopo, 22 anni, di Tivoli, sui suoi profili social cita una canzone di Marco Mengoni per presentarsi al mondo. In effetti il suo sorriso la dice lunga sul suo carattere gioioso e, al tempo stesso, determinato a conquistarsi grandi soddisfazioni attraverso lo sport. Jacopo ha una disabilità intellettiva legata a una difficoltà motoria importante, tale che mai avrebbe creduto di poter fare sport un giorno, né tantomeno pensava di poter indossare il badge con su scritto “Atleta” ad un evento nazionale. La consapevolezza dei propri limiti come delle proprie potenzialità fa di Jacopo un grande esempio di forza e resilienza, coraggio e determinazione, mentre la commozione che appare nitida negli occhi di sua madre non mente: il percorso è stato faticoso, e mai avrebbe immaginato un giorno di stare di fronte a un podio e assistere alla premiazione di suo figlio. Al di là del colore delle medaglie, però, la vittoria più importante è senz’altro quella di essere diventato una persona migliore.
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