Chikungunya: una malattia trasmessa dalle zanzare

Febbre e dolori articolari sono i sintomi principali: in Francia 800 casi nel 2024 e l’OMS lancia l’allarme

Negli ultimi mesi, l’attenzione sanitaria si è concentrata sui virus trasmessi dalle zanzare, come West Nile e Dengue, che hanno registrato un aumento di casi autoctoni in Italia. In questo stesso contesto, sta tornando alla ribalta anche la Chikungunya, un’infezione virale veicolata dalle zanzare del genere Aedes, tra cui la più nota è la zanzara tigre (Aedes albopictus). Il virus provoca febbre improvvisa e dolori articolari molto intensi, tanto da rendere difficoltosi anche i movimenti più semplici. Non a caso, il nome “chikungunya”, di origine swahili, significa “ciò che curva” o “contorce”, in riferimento alla postura dolorosa delle persone colpite.

Secondo i dati riportati dal Sistema nazionale di sorveglianza integrata delle arbovirosi, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, al 15 luglio in Italia risultano 51 casi confermati di Chikungunya (50 associati a viaggi all’estero e 1 caso locale, età media dei contagiati 47 anni, nessun decesso).

Descritta per la prima volta nel 1952 in Tanzania, da allora la Chikungunya si è diffusa in oltre 60 Paesi in Asia, Africa, Europa e Americhe. Anche in Italia si sono registrati focolai autoctoni, con casi di trasmissione nel 2007 (circa 200 casi) e nel 2017 (300 casi, di cui 240 solo nel Lazio, proprio nella zona pontina oggi colpita dal virus West Nile), a testimonianza di quanto il nostro territorio, complice il clima e la presenza della zanzara tigre, sia esposto al rischio.

Il vero problema, però, è dato dai casi asintomatici, poiché la Chikungunya è una malattia che spesso non dà sintomi evidenti. Ciò complica il contenimento dei contagi, perché chi è infetto, ma non lo sa, non resta a casa e può essere punto da una zanzara, che a sua volta può trasmettere il virus ad altre persone.

La situazione in Italia resta sotto controllo, ma i numeri registrati in altri Paesi europei accendono l’attenzione. In Francia, ad esempio, sono già stati segnalati 12 focolai di Chikungunya, con circa 800 casi complessivi.

Proprio per il rischio di confusione tra le diverse arbovirosi, cioè malattie infettive causate da virus trasmessi da artropodi, come zanzare e zecche, che infettano sia l'uomo che gli animali (Chikungunya, Dengue e Zika), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un appello: serve un intervento urgente e coordinato per prevenire epidemie su larga scala. I sintomi sono simili, la diagnosi non è sempre immediata, ma il rischio di diffusione attraverso vettori come la zanzara tigre è comune e concreto.

I SINTOMI: FEBBRE E DOLORI CHE BLOCCANO I MOVIMENTI

Dopo un’incubazione che può durare fino a 12 giorni (in media da 3 a 7), la malattia si manifesta in modo brusco con febbre alta e forti dolori alle articolazioni, spesso invalidanti. Altri sintomi comuni sono mal di testa, dolori muscolari, stanchezza ed eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi la guarigione è completa, ma il dolore articolare può durare settimane, mesi o, nei casi più sfortunati, persistere per anni. Le complicanze gravi sono rare, ma nei soggetti anziani la malattia può aggravare condizioni preesistenti e portare a esiti fatali.

COME SI TRASMETTE E COME AVVIENE LA DIAGNOSI

Il virus Chikungunya fa parte della famiglia Togaviridae, genere Alphavirus. È trasmesso all’essere umano tramite la puntura di zanzare femmine del genere Aedes, particolarmente attive durante le ore diurne, soprattutto al mattino presto e nel tardo pomeriggio. La diagnosi si effettua attraverso analisi del sangue che rilevano il virus o gli anticorpi specifici.

In Italia, il Piano Nazionale delle Arbovirosi (PNA) fornisce le linee guida per la sorveglianza e la diagnosi, con un laboratorio di riferimento attivo presso l’Istituto Superiore di Sanità. Ad oggi non esistono antivirali specifici. Il trattamento è di tipo sintomatico, mirato cioè ad alleviare i dolori e la febbre. Non è disponibile in Europa un vaccino approvato, ma negli Stati Uniti è stata recentemente autorizzata la prima vaccinazione contro il virus.

PREVENZIONE: PROTEGGERSI DALLE PUNTURE E COMBATTERE I RISTAGNI D’ACQUA

La prevenzione resta l’arma più efficace. Proteggersi dalle punture di zanzara è essenziale, soprattutto durante i mesi caldi. È consigliabile:
• utilizzare zanzariere e tenere acceso il condizionatore, soprattutto nelle stanze in cui si soggiorna più a lungo;
• indossare abiti chiari e coprenti, poiché le zanzare sono attratte dai colori scuri;
• applicare repellenti sulle parti del corpo esposte, seguendo le indicazioni specifiche per bambini e persone in gravidanza.

Fondamentale è anche la lotta ambientale alle zanzare, eliminando ogni possibile ristagno d’acqua nei pressi delle abitazioni, come sottovasi, bidoni e contenitori lasciati all’aperto, che possono diventare ambienti ideali per la riproduzione dell’insetto. Le campagne di disinfestazione sono fondamentali, ma la collaborazione di cittadini e istituzioni è indispensabile per ridurre la popolazione di Aedes e il rischio di nuove epidemie.

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