Rimangono forti le differenze territoriali, continuano a mancare risorse per il loro potenziamento
Il ministero della Salute ha pubblicato un rapporto sull'applicazione dei Livelli essenziali di assistenza, meglio noti come LEA. Uno degli scopi del Dicastero è infatti quello di favorire il rispetto dei Lea soprattutto nelle zone del Paese più svantaggiate. “In questi anni di applicazione – si legge nel documento – la verifica degli adempimenti ha evidenziato l'elevata eterogeneità che caratterizza le Regioni italiane sia per quanto riguarda la domanda di prestazioni sanitarie, sia per quel che concerne l'erogazione delle prestazioni, dei livelli essenziali di assistenza nello specifico, da parte delle reti di offerta”.
L'amministratore intende fornire ai vari Sistemi sanitari regionali degli strumenti per migliorare le prestazioni erogate e garantite sul territorio. Un insieme di dati che compari la qualità del servizio e lo metta in relazione con il disavanzo e l'eventuale Piano di rientro. Le tabelle elaborate dai tecnici del Ministero permettono di scoprire alcuni trend. Aumentano – solo per elencare alcuni esempi – le vaccinazioni nei bambini e negli adulti, aumentano i controlli sugli allevamenti animali, aumentano i posti letto negli hospice per i malati di tumore e aumentano i ricoveri della popolazione over 65. Diminuiscono invece i parti cesarei, il tasso di ospedalizzazione globale, il numero di diverse categorie di ricoveri ospedalieri, il tempo dalla chiamata ai numeri di pubblica utilità all'intervento dell'ambulanza. Alcune voci esaminate sono però frutto di un'analisi statistica parziale. Il rapporto del Ministero spiega infatti che, per diversi tipi di patologie o prestazioni, non sono disponibili “serie storiche” risalenti al 2001. Il lavoro ha dovuto quindi fare i conti con questa lacuna nel monitoraggio, mancanza che continua a riguardare alcune patologie. La mancanza dei Registri tumori in diverse zone del territorio nazionale è ormai fatto notorio. Anche sul fronte dei servizi dedicati ai pazienti affetti da malattie rare si sconta una grave eterogeneità, così come denunciato a margine della recente approvazione del Piano nazionale per le malattie rare.
I Livelli essenziali di assistenza rappresentano un cardine del nostro Sistema sanitario che avrebbe comunque bisogno di un corposo aggiornamento. Sono ormai anni che la politica nazionale si è impegnata su questo fronte: parole a cui non hanno fatto seguito fatti concreti. Pronunciamenti spesso connessi alla politica di gestione della diagnosi e della terapia delle malattie rare. Qualche giorno fa anche Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione Affari sociali della Camera, ha mosso alcune critiche al governo. La versione della legge di stabilità licenziata da Palazzo Chigi non prevede infatti nessun stanziamento aggiuntivo per il potenziamento dei Lea.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, continua a chiedere alle Regioni di rivedere la propria spesa sanitaria. Un'azione di revisione che rischia di mettere in pericolo i servizi destinati alle patologie aventi scarsa o scarsissima incidenza. Un rischio ben noto ai vertici del Ministero, dirigenti che non hanno fatto a meno di puntare il dito contro le tante discriminazioni territoriali ancora oggi esistenti. Senza un deciso intervento su scala nazionale si rischia di non garantire l'accesso alle cure e l'accesso alla diagnosi.
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