La sindrome di Hajdu-Cheney è una rara malattia ereditaria del tessuto connettivo, a trasmissione autosomica dominante, caratterizzata da acroosteolisi di mani e piedi, grave osteoporosi, bassa statura, ossa wormiane, sintomi neurologici, difetti cardiovascolari, rene policistico e difetti di sviluppo di ossa, denti e articolazioni che provocano distintivi cambiamenti cranio-facciali.
La malattia è stata descritta per la prima volta da Hajdu nel 1948 in un ragioniere di 37 anni, che morì 12 anni dopo per gravi complicazioni neurologiche, ed è stata studiata ulteriormente da Cheney nel 1965. Meno di 100 casi sono stati segnalati, ma la sua prevalenza esatta non è nota. La sindrome, come scrivono i ricercatori Ernesto Canalis e Stefano Zanotti nel loro studio pubblicato sull’Orphanet Journal of Rare Diseases, è associata a mutazioni del gene Notch2.

Le mutazioni genetiche che provocano sia l’aumento che la perdita di funzione dei vari componenti del segnale di Notch sono associate a diversi disturbi scheletrici, confermando che il Notch è fondamentale per l’omeostasi e lo sviluppo scheletrico. I risultati nelle malattie umane sono in linea con gli esiti di numerosi studi pre-clinici.

Sebbene la sindrome di Hajdu-Cheney colpisca un numero limitato di individui, la scoperta di un gruppo di mutazioni in un singolo dominio di Notch2 nei pazienti con sindrome di Hajdu-Cheney ha avanzato le conoscenze riguardo ai potenziali meccanismi che portano alla perdita di massa ossea.

Ci sono, infatti, informazioni limitate sui meccanismi della perdita di massa ossea e acroosteolisi nella sindrome di Hajdu-Cheney, fatto che rende difficili le decisioni riguardanti l’intervento terapeutico. Farmaci antiriassorbimento osseo e agenti anabolizzanti sono stati provati per curare l’osteoporosi, ma non è stato stabilito il loro beneficio. In conclusione, il segnale di Notch è necessario per lo sviluppo scheletrico e l’omeostasi ossea e le malattie associate alla disregolazione del segnale di Notch sono rare, ma presenti con gravi manifestazioni cliniche.

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