Esistono malattie così rare da non colpire più di una trentina di famiglie nel mondo e per le quali la scoperta anche solo di una nuova mutazione che ne rappresenti la causa può avere un valore enorme. È il caso della Sindrome di Boucher-Neuhäuser (BNS), una rarissima patologia a trasmissione autosomica recessiva caratterizzata da atassia spino cerebellare, distrofia corioretinica e ipogonadismo ipogonadotropo.
Considerato il bassissimo numero di individui affetti, risulta molto difficile fornire dati sulla prevalenza della BNS, mentre è decisamente significativo conoscere e catalogare le mutazioni responsabili della sua insorgenza. Nello specifico, il principale gene imputato è PNPLA6, che codifica per una lipasi in grado di indurre la produzione di glicerofosfocolina, un utile integratore per il miglioramento delle funzioni cognitive. PNPLA6 viene principalmente espresso a livello del sistema nervoso e delle cellule del Leydig, pertanto le delezioni a suo carico si traducono in gravi disordini neuronali: è stata accertata la correlazione tra le mutazioni che coinvolgono PNPLA6 ed un ampio ventaglio di malattie neurodegenerative, tra cui la paraplegia spastica di tipo 39 e la sindrome di Gordon Holmes (GHS). Infine, PNPLA6 si è rivelato un facile bersaglio dell’azione dei composti organofosforici capaci di indurre patologie neurologiche in grado di portare anche a paralisi.
Finora sono state individuate 39 mutazioni per PNPLA6 associate alla BNS e tra queste sono incluse quelle di recente identificate da un gruppo di ricerca giapponese che ha pubblicato i risultati del suo lavoro su Journal of Human Genetics. Il valore aggiunto di questa pubblicazione non sta solo nell’aver scoperto due nuove mutazioni (una in eterozigosi composta e una in omoziogosi) capaci di provocare la malattia, ma di averlo in fatto negli unici individui di razza non-caucasica finora studiati. Entrambi i soggetti erano di origine orientale e, in particolare, uno dei due non aveva alcuna familiarità con la patologia mentre l’altro aveva sia un fratello che una sorella colpiti da BNS (la mutazione in omozigosi è stata riscontrata in questo caso). In aggiunta a ciò sono i ricercatori giapponesi hanno selezionato 88 soggetti con paraplegia spastica ereditaria al fine di studiare l’espressione delle mutazioni di PNPLA6 in questo gruppo di confronto. L’analisi del DNA di ognuno degli 88 pazienti ha evidenziato che non erano presenti mutazioni di alcun genere relative a PNPLA6. Infine, dal momento che un’alta percentuale di pazienti con BNS incorre in ipersegmentazione dei neutrofili, gli autori hanno esteso quest’indagine alla loro casistica, confermando il riscontro e ipotizzando un collegamento tra le mutazioni che generano ipogonadismo e atassia e quelle che causano ipersegmentazione dei neutrofili.
Naturalmente saranno necessari ulteriori studi ma pubblicazioni come questa, una volta di più, puntano i riflettori sull’utilità dei centri specializzati dove malattie rare come la BNS finiscono sotto la lente d’ingrandimento, garantendo ricerche accurate e più alti standard di cura, a maggiore vantaggio dei pazienti che ne sono affetti.
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