Nel 2013 ha perso una gamba per soccorrere un automobilista rimasto coinvolto in un incidente. Un anno dopo è tornato sul ring, e i pugili non si accorgono neppure della sua disabilità
SIRACUSA – Ha piovuto, il 2 gennaio 2013, e la strada fra Siracusa e Modica è umida e fangosa. Roberto Camelia la sta percorrendo col fratello Concetto, quando nota una macchina che, dopo aver sfondato un muretto a secco, si è ribaltata. I due aiutano il conducente ad uscire dal mezzo, ma in quel momento una seconda auto finisce fuori strada e travolge Roberto, che rischia di morire dissanguato. Nella notte, in ospedale, i medici capiscono che la gamba sinistra dev'esssere amputata sotto il ginocchio.
Roberto, da sempre sportivo e prima dell'incidente istruttore di tennis e arbitro di pugilato, una volta uscito dal coma deve affrontare 23 giorni di camera iperbarica, 66 giorni in ospedale a Siracusa e, dopo la dimissione, quattro mesi di riabilitazione al C.R.C. Casalino, eccellenza italiana per le protesi vicino a Bologna. Nel luglio 2013 viene nuovamente operato all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna dal chirurgo Marco Manfrini, tra i numero uno al mondo nelle problematiche relative ad amputazioni traumatiche.
Torna quindi al Casalino, dove gli stessi tecnici ortopedici di Alex Zanardi incominciano a seguirlo nel cammino per abituarsi alla protesi. In quell’occasione conosce Alex, con il quale partecipa ad un talk show insieme ad altri campioni mondiali paralimpici. I giornali e le tv iniziano ad interessarsi a questa storia di straordinario altruismo; anche la conduttrice e campionessa paralimpica Giusy Versace incontra Roberto.
Lui, ora, ha un unico obiettivo: la sua vita deve tornare come prima, vuole riprendere a fare l'arbitro di boxe. Ma per riuscirci deve dimostrare di poter essere ancora veloce e tempestivo sul ring. Viene visitato da una commissione medica federale ad hoc, che nel giugno 2014 rilascia il nulla osta: Roberto, che oggi ha 40 anni, diventa così il primo e unico ufficiale di gara al mondo abilitato ad officiare incontri di boxe con una protesi transtibiale di ultimissima generazione.
Il presidente della Repubblica e il presidente del Coni scrivono molte volte a Roberto per complimentarsi, prima per il gesto e poi per l’attività sportiva unica nel suo genere. Dopo aver perso la sua azienda storica di prodotti dolciari, non essendo stato in grado di lavorare per più di un anno, Roberto ora gira l’Italia per sensibilizzare le persone alle tematiche dello sport e della disabilità, che tratta pure sulla sua pagina Facebook.
Va a parlare nelle scuole, ha ricevuto diversi premi ed è stato invitato in Texas per arbitrare tra le sedici corde i pugili amputati e i reduci di guerra da tutto il mondo. Il suo ultimo progetto, nato nel marzo scorso, è la Sport&Mente Onlus, un ente benefico a favore dell’integrazione e inclusione della disabilità attraverso lo sport. Soprattutto, continua ad arbitrare. E se i pugili non conoscono la sua storia, non si accorgono neppure che sotto i pantaloni neri dell'ufficiale di gara ci sia una protesi.
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