Treviso Lung Day Update

Dall’edizione 2025 del “Treviso Lung Day Update” una fotografia aggiornata sulle malattie acute e croniche delle vie aeree

Le malattie dell’apparato respiratorio costituiscono un problema di sanità pubblica non soltanto in termini di mortalità e di sviluppo di comorbilità, ma anche per il peso che esercitano sui servizi sanitari: infatti, rimane alto in tutta Europa il numero di ricoveri per infezioni del tratto respiratorio e altrettanto elevato è il tasso di ospedalizzazione in seguito alle riacutizzazioni di malattie come l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Inevitabilmente, ciò rende le malattie polmonari acute e, ancor più, quelle croniche un’emergenza da affrontare con rigore, soprattutto alla luce delle difficoltà organizzative e logistiche che, da alcuni anni, permeano sempre più in profondità il Servizio Sanitario Nazionale.

Tale il messaggio che ha fatto da guida, lo scorso 19 giugno, al “Treviso Lung Day Update”, giunto quest’anno alla quarta edizione: da un lato la preoccupazione per le infezioni polmonari, sempre più diffuse sul territorio, e per l’incremento di condizioni come appunto l’asma e la BPCO, che colpiscono milioni di persone e rimangono tra le maggiori cause di mortalità a livello nazionale e internazionale; dall’altro la consapevolezza del ruolo forte spettante all’innovazione tecnologica al servizio dei medici e del personale sanitario, con l’arrivo di programmi di intelligenza artificiale per migliorare i processi diagnostici e terapeutici. “A causa della loro elevata epidemiologia, dovuta anche ad uno scorretto stile di vita e all’aumento dell’inquinamento ambientale, le patologie polmonari acute e croniche, così come le malattie infettive virali e batteriche, sono tra quelle a più elevato impatto socio-economico nel mondo”, afferma la dottoressa Micaela Romagnoli, Direttrice dell’U.O.C. di Pneumologia dell’AULSS2, Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, promotrice dell’evento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce croniche le malattie “che richiedono un trattamento continuo in un arco di tempo che va da anni a decadi”. In Italia circa il 40,5% della popolazione soffre di una patologia cronica, e la maggior parte delle persone colpite ha più di 75 anni (non va trascurato che l’età media in Italia da anni è in costante aumento): tali numeri destano ancor più preoccupazione, visto che le malattie croniche sono responsabili di oltre il 90% di tutte le morti. Il crescente invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento dell’incidenza di insufficienza renale, ictus, ischemia cerebrale, infarto del miocardio, diabete e, soprattutto, patologie respiratorie croniche (in cima alla lista delle più comuni condizioni di cui soffrono milioni di cittadini italiani) esigono perciò di mettere a punto soluzioni efficaci di presa in carico dei malati.

“Il miglioramento delle cure, combinato all’aumento della prospettiva di vita, pone notevoli pressioni gestionali ed economiche sui sistemi sanitari nazionali”, prosegue Romagnoli. “Per questo diventa sempre più attuale e urgente delineare strategie e percorsi di gestione della cronicità, con la ricerca di un’adeguata integrazione ospedale-territorio e con il contributo della telemedicina e dell’intelligenza artificiale, ormai sempre più di supporto anche in ambito medico”.

Con oltre 330 milioni di diagnosi in tutto il mondo, l’asma è una delle patologie più diffuse ed è contraddistinta da una cronica infiammazione delle vie respiratorie: è associata a un’ostruzione del flusso respiratorio molto comune nell’infanzia, ma può insorgere in qualunque momento della vita, anche nell’età adulta, e risulta estremamente eterogenea nella presentazione clinica, la quale deve esser adeguatamente studiata per comprendere la natura stessa del problema e intraprendere il percorso terapeutico più adeguato, soprattutto in presenza di forme severe di malattia. L’asma grave interessa una percentuale più ristretta di persone (5-7%) e, secondo le linee guida internazionali, necessita di trattamenti a base di vari farmaci, tra cui corticosteroidi o anticorpi monoclonali. Nei casi particolarmente gravi di asma non controllato è necessario il ricovero in ospedale o in pronto soccorso. Le forme d’asma a insorgenza tardiva, che riguardano gli adolescenti al di sopra dei 12 anni o le persone nella quinta e sesta decade di vita, sono spesso tra quelle più severe, con un rapido declino della funzionalità polmonare, soprattutto in presenza di una lunga storia clinica di tabagismo; inoltre, sono tra le forme più frequentemente sotto-diagnosticate.

Purtroppo, la diagnosi di asma è meno immediata di quel che si possa pensare: il primo passo coincide con l’identificazione del quadro dei sintomi (ad esempio difficoltà intermittenti nella respirazione, fischi, respiro sibilante e tosse) che spesso, però, si sovrappongono a quelli di altre patologie respiratorie - tra cui BPCO, bronchiectasie, sinusiti, polmoniti e infezioni delle vie aeree. La diagnosi differenziale si basa su una valutazione della funzionalità polmonare attraverso la spirometria, uno dei test di riferimento per la conferma dell’asma: il medico di medicina generale che si trovi davanti un individuo con sospetto asma grave deve tempestivamente inviarlo presso il centro di riferimento più prossimo, dove lo pneumologo esperto può intervenire aggiustando la terapia in corso e richiedendo l’esecuzione di esami (prove di funzionalità respiratoria, radiografia del torace e una serie di analisi ematochimiche) per un miglior inquadramento della malattia. Presso la Pneumologia del Ca’ Foncello è attivo un Percorso Diagnostico-Terapeutico Assistenziale (PDTA) - recentemente esteso alla provincia - che prevede la diagnosi multidisciplinare e la classificazione di gravità dell’asma, con lo studio delle comorbilità e una valutazione clinica e funzionale del paziente attraverso regolari follow-up da parte di specialisti (pneumologi, otorinolaringoiatri, allergologi, pediatri, immunologi, gastroenterologi) e infermieri dedicati. Un percorso che si propone di garantire al paziente asmatico il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile.

Analogo discorso può essere fatto anche per la BPCO, di cui si stima soffra il 5-10% della popolazione al di sopra dei 40 anni e che, come l’asma, è caratterizzata da diversi fenotipi clinici, ancora oggetto di studio. Anche in questo caso il vulnus nella gestione della malattia è associato all’elevato tasso di ricoveri e ospedalizzazioni a cui si ricorre in caso di riacutizzazione della malattia: in un quadro di fragilità come quello in cui si colloca attualmente il servizio sanitario, è prioritario creare percorsi efficienti di presa in carico e monitoraggio che consentano di gestire al meglio le esacerbazioni della BPCO, ridurre i ricoveri in pronto soccorso o nei reparti ospedalieri e, più in generale, abbassare i tassi di mortalità legati alla patologia, aumentando la qualità di vita dei malati, soprattutto attraverso la prevenzione.

Infine, al Treviso Lung Day Update si è parlato anche di tumore del polmone, che solo l’anno scorso ha conteggiato in Italia oltre 35mila nuove diagnosi; negli anni l’incremento dei tassi di incidenza di questa patologia è stato influenzato dalla diffusione di cattive abitudini e stili di vita scorretti, come il fumo di sigaretta, tanto che nel nostro Paese questa neoplasia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne. Un altro ineludibile richiamo alla prevenzione primaria e alla lotta all’inquinamento e alla cattiva abitudine del fumo di sigaretta.

Leggi anche: “Disturbi respiratori ostruttivi: non va trascurata la possibilità che dietro si nasconda un deficit di alfa-1-antitripsina

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