La malattia di Parkinson, scoperta agli inizi del 1800 da James Parkinson, venne chiamata per oltre un secolo “paralisi agitante” e anche “morbo di Parkinson”. Colpisce in modo indistinto i due sessi e può esordire a qualsiasi età, anche se, in prevalenza, i sintomi si riscontrano in pazienti sopra i 60 anni, raramente in pazienti sopra i 40 e in casi rarissimi in persone più giovani. Si tratta di un disturbo che colpisce il sistema nervoso centrale; il sintomo generalmente più evidente è il tremore, ma non basta questo per stabilire la diagnosi. Altri sintomi possono essere rigidità, lentezza nei movimenti, debolezza, problemi di equilibrio e postura ricurva.
Il codice di esenzione della malattia di Parkinson è 038 (Malattie croniche – Morbo di Parkinson e altre malattie extrapiramidali).

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Numeri Parkinson

Sono i dati di 3 mesi di ParkinsonCare, l’iniziativa solidale di Parkinson Italia Onlus e Careapt

Milano - Sebbene l’avvio della fase 2 nella gestione dell’emergenza Coronavirus abbia determinato la ripresa delle attività ambulatoriali ed ospedaliere non urgenti, con il progressivo allentamento delle misure di sicurezza, le oltre 260.000 persone con malattia di Parkinson in Italia rappresentano, per età e condizioni di salute, una delle categorie di pazienti fragili da proteggere. Per continuare a proteggerle senza privarle dell’accesso ai servizi sanitari, una risposta concreta arriva dalla telemedicina e, in particolare, dalla teleassistenza infermieristica specializzata fornita da ParkinsonCare. Il servizio, ideato da Careapt, start up del gruppo Zambon, e reso gratuito fin dalle primissime fasi dell’emergenza grazie alla collaborazione con Confederazione Parkinson Italia Onlus, vede estesa la gratuità fino al 30 settembre.

Coronavirus

Il dato emerge da uno studio condotto dall’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano

Milano – Uno studio scientifico per capire meglio il rapporto tra malattia di Parkinson e COVID-19 e provare a stabilire se i pazienti affetti da questa patologia sono maggiormente esposti al rischio di contrarre il virus e sviluppare forme più severe di infezione. È questo il focus della ricerca condotta presso il Centro Parkinson e Parkinsonismi dell’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano con il contributo della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, e pubblicata sull’importante rivista scientifica Movement Disorders.

Mano

Oltre 50 neurologi volontari dell’Accademia LIMPE-DISMOV a disposizione dei pazienti, sia online, sia al telefono

“Non vi lasceremo soli”: questo il monito congiunto di Accademia LIMPE-DISMOV e Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus in risposta all’emergenza COVID-19 che da settimane sta flagellando il nostro Paese. L’Accademia LIMPE – DISMOV e la Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus sono le principali realtà scientifiche che si occupano della cura della malattia di Parkinson e dei disturbi del movimento.

In merito alle notizie diffuse su possibili carenze, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) precisa che il medicinale Sinemet® (carbidopa/levodopa), indicato nel trattamento della malattia di Parkinson e della sindrome parkinsoniana, è attualmente disponibile nelle confezioni 100mg + 25mg compresse (50 compresse) e 200mg + 50mg compresse a rilascio modificato (30 compresse). Su tali confezioni può ancora registrarsi una discontinuità della disponibilità nelle singole rivendite, legata all’elevata richiesta generata a seguito del precedente stato di carenza.

Studi incrociati tra mutazioni del gene GBA e neurodegenerazione aprono uno spiraglio sulla possibilità di individuare tempestivamente la malattia di Parkinson

Firenze - “Negli ultimi dieci anni si è scoperto che un portatore sano o un paziente affetto dalla malattia di Gaucher hanno un rischio circa 5 volte maggiore di avere il Parkinson rispetto alle persone comuni”, spiega Stefano Goldwurm, Medico genetista del Parkinson Institute, ASST Gaetano Pini/CTO di Milano e del Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini dell’Università di Torino. “A noi interesserebbe avviare uno studio in collaborazione con i soggetti portatori (“carrier”) di Gaucher per cercare di arrivare a una diagnosi più preventiva possibile del Parkinson”.

I risultati ottenuti nei primati mostrano un significativo miglioramento nel movimento nei 2 anni successivi al trattamento

All’inizio del 2018, l’azienda farmaceutica Pfizer ha deciso di abbandonare la ricerca per Parkinson e Alzheimer, a causa della mancanza di risultati significativi nel trattamento di queste patologie. Ma la ricerca in questo settore non si ferma, ed è anzi molto attiva: lo dimostra il gran numero di studi clinici dedicati alle malattie neurodegenerative, rare o no, a livello mondiale, che in questi anni hanno permesso di migliorare la comprensione dei meccanismi che le determinano. Benché esistano terapie di supporto, queste patologie complesse restano ancora incurabili e invalidanti. Se a questo sommiamo il costante aumento del numero di pazienti, conseguente all’allungamento dell’aspettativa di vita della popolazione, il risultato è una sfida per la ricerca.

L'applicazione è stata creata da un team multidisciplinare di esperti per favorire l’empowerment del paziente nella gestione della malattia e la comunicazione con il neurologo

Roma – Ogni anno si ammalano di Parkinson dalle 5 alle 20 persone ogni 100.000 e il numero totale di pazienti in Italia si stima superi i 250.000, mentre nel mondo sono circa 4 milioni, cifra che potrebbe raddoppiare entro il 2030, con un impatto significativo sulla vita di tutte le persone colpite, sia direttamente sia perché coinvolte nell’assistenza. Una sfida sanitaria e sociale che richiede di essere affrontata con urgenza, mettendo in campo soluzioni a 360°.

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