PBC, elafibranor rimborsabile in Italia

Il farmaco ha dimostrato di ridurre i valori di fosfatasi alcalina e di indurre un miglioramento sui sintomi del prurito e della fatigue

Milano – L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità del farmaco elafibranor (nome commerciale Iqirvo) per il trattamento della colangite biliare primitiva (PBC) in combinazione con acido ursodesossicolico (UDCA) negli adulti con una risposta inadeguata all’UDCA o come monoterapia nei pazienti che non tollerano l’UDCA. Elafibranor è il primo medicinale approvato in Italia appartenente alla nuova classe degli agonisti dei recettori attivati dal proliferatore del perossisoma (PPAR), che si ritiene siano elementi chiave nel regolare l’omeostasi degli acidi biliari e del metabolismo lipidico, nonché l’infiammazione e la fibrosi epatica.

Elafibranor rappresenta la prima innovazione terapeutica per la PBC dopo quasi 10 anni senza nuovi farmaci per questa rara malattia epatica autoimmune, che in Italia si stima colpisca oltre 15mila persone, nella maggior parte dei casi donne tra i 40 e i 60 anni. Nella colangite biliare primitiva un accumulo di bile e tossine (colestasi) e un’infiammazione cronica provocano fibrosi del fegato e distruzione dei dotti biliari. La malattia ha un impatto significativo sulla vita dei pazienti, a causa di sintomi debilitanti come prurito e fatigue (affaticamento cronico). Se non viene trattata tempestivamente ed efficacemente, la PBC può peggiorare nel tempo, determinando la necessità di un trapianto del fegato e portando, in alcuni casi, a morte prematura.

Elafibranor, sviluppato dall’azienda Ipsen, è un agonista orale, con somministrazione giornaliera, dei recettori PPAR-alfa e PPAR-delta: l’attivazione di questi due recettori riduce la tossicità biliare e migliora la colestasi, oltre ad avere anche effetti antinfiammatori. Il beneficio di elafibranor è la sua capacità di ridurre i livelli di fosfatasi alcalina (ALP), un importante biomarcatore di danno epatico.

L’approvazione di elafibranor per la PBC si basa sui dati dello studio clinico di Fase III ELATIVE, che ha dimostrato un beneficio terapeutico statisticamente significativo in termini di percentuale di pazienti che ha ottenuto una risposta biochimica dopo il trattamento con il farmaco (51%) rispetto ai pazienti sottoposti a placebo (4%), con una differenza in confronto al placebo del 47%. La terapia con elafibranor è stata inoltre associata a un miglioramento significativo del prurito, come evidenziato da una maggiore riduzione dei punteggi totali delle scale di valutazione PBC-40 Itch e 5-D Itch rispetto al placebo. Relativamente al profilo di sicurezza e tollerabilità, nello studio ELATIVE si sono osservate percentuali simili di eventi avversi tra i pazienti trattati con elafibranor e quelli sottoposti a placebo.

Al recente congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL), che si è svolto ad Amsterdam dal 7 al 10 maggio 2025, Ipsen ha presentato nuovi dati relativi ad analisi aggiuntive dallo studio ELATIVE che suggeriscono che i pazienti con PBC trattati con elafibranor hanno riscontrato un miglioramento della fatigue superiore rispetto ai pazienti trattati con placebo dopo 52 settimane di terapia, miglioramento misurato tramite il questionario PROMIS Fatigue Short Form 7a (42.9% elafibranor verso 31.3% placebo) e il punteggio della scala di valutazione PBC-40 fatigue (22.6% elafibranor verso 15.4% placebo). Tra i pazienti con fatigue da moderata a severa al basale, oltre il doppio di quelli trattati con elafibranor (66,7%) ha raggiunto miglioramenti clinicamente significativi in relazione a questo sintomo rispetto a quanti sottoposti a placebo (31.3%). Questi dati suggeriscono inoltre che il beneficio di elafibranor sulla fatigue si verifichi indipendentemente dal suo effetto sul prurito.

“La comunità scientifica accoglie con soddisfazione la rimborsabilità di una nuova terapia innovativa per la colangite biliare primitiva e in grado di rispondere a un importante bisogno terapeutico in una patologia rimasta orfana di terapie approvate per i pazienti non responsivi o intolleranti ad UDCA”, dichiara il Prof. Giacomo Germani, Direttore dell’Unità Trapianto Multiviscerale dell’Azienda Ospedale Università di Padova e Segretario AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato). “Si tratta di un risultato importante che conferma il valore della ricerca e dell’importanza di un approccio sempre più personalizzato nella gestione delle patologie epatiche. AISF e tutti i suoi associati, ribadiscono quanto sia fondamentale proseguire su questa strada, affinché l’innovazione farmacologica possa rispondere sempre meglio ai bisogni clinici ancora insoddisfatti e portando un reale miglioramento nella qualità di vita”.

“La PBC causa l’infiammazione e la distruzione dei dotti biliari, esponendo al rischio di danni al fegato, che possono progredire fino alla cirrosi e all’insufficienza epatica, rendendo in alcuni casi necessario il trapianto”, spiega il Prof. Pietro Invernizzi, Professore dell’Università di Milano-Bicocca e Responsabile del Centro per le Malattie Autoimmuni del Fegato dell'IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza. “Questo nuovo farmaco, il primo PPAR-agonista approvato in Europa, ora rimborsato in Italia, per il trattamento come seconda linea in pazienti adulti, ha dimostrato efficacia nella gestione della progressione di malattia e nella riduzione di sintomi frequenti quali il prurito e la fatigue. L’approvazione italiana di questa nuova opzione terapeutica rappresenta quindi un passo avanti positivo per la comunità clinica e dei pazienti”.

È d’accordo Ivan Gardini, Presidente dell'Associazione EpaC Ets, che commenta: “Accogliamo con favore questa approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che apre a un nuovo scenario per i pazienti italiani con colangite biliare primitiva. La progressione della malattia espone le persone al rischio di gravi danni epatici, per questo è importante offrire risposte adeguate in grado di migliorare la gestione e il monitoraggio dell’evoluzione di malattia, oltre a intervenire sui sintomi, che spesso sono molto variabili da persona a persona e richiedono un approccio personalizzato”.

“L'Associazione Malattie Autoimmuni Fegato, esprime grande soddisfazione per l'approvazione di elafibranor come nuova terapia di seconda linea per il trattamento della PBC”, afferma Davide Salvioni, Presidente AMAF APS. “Questa decisione rappresenta un passo avanti significativo nella gestione di questa malattia autoimmune cronica del fegato. In particolare, accogliamo con speranza la prospettiva di offrire un'alternativa terapeutica valida per quei pazienti che presentano una risposta inadeguata o sono intolleranti all'acido ursodesossicolico (UDCA), attualmente la terapia di prima linea. Per questi pazienti ‘difficili da trattare’, elafibranor potrebbe rappresentare una svolta significativa nel migliorare la loro qualità di vita e nel rallentare il decorso della malattia”.

“Siamo lieti che elafibranor sia ora rimborsato anche in Italia a seguito del rapido iter di valutazione che AIFA ha attuato garantendone l’accesso a tutti i pazienti che ne possono beneficiare”, afferma Patrizia Olivari, Presidente e Amministratore Delegato di Ipsen Italia. “L’approvazione di questo farmaco rappresenta una nuova opportunità per le persone a rischio di progressione della malattia e come azienda siamo estremamente orgogliosi di questo importante traguardo”.

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