Quando sospettarle e a chi rivolgersi? Il punto su diagnosi e terapie con il Prof. Massimo Triggiani
Le mastocitosi sono un gruppo di patologie caratterizzate dalla crescita anomala di mastociti, cellule del sistema immunitario presenti in vari organi, ma concentrate maggiormente su quelle che rappresentano le nostre “frontiere” con l’ambiente esterno, quindi soprattutto la pelle. Sono presenti però anche nell’apparato gastrointestinale e in quello respiratorio. I mastociti In condizioni normali ci difendono dalle infezioni, ma sono anche le cellule che si attivano in caso di reazioni allergiche. Le mastocitosi colpiscono in Italia, secondo le stime, almeno 1500 pazienti. I principali sintomi della mastocitosi cutanea sono prurito, flushing e dispepsia dovuta a ipersecrezione gastrica. Sono dovuti principalmente al rilascio dei mediatori dei mastociti, come istamina, eparina, leucotrieni e varie citochine infiammatorie. In alcuni casi, però, i mastociti sono talmente tanti che possono accumularsi negli organi interni: in questo caso parliamo di mastocitosi sistemica. Per fare il punto sulla mastocitosi abbiamo intervistato il Prof. Massimo Triggiani, Ordinario di Allergologia e Immunologia clinica all’Università degli Studi di Salerno.
DA COSA È CAUSATA LA PATOLOGIA?
“Nella maggior parte dei casi la patologia ha una causa genetica", spiega l’esperto. "La mastocitosi è infatti associata a una mutazione che si sviluppa, ad un certo punto della vita, all’interno dei mastociti (più precisamente una mutazione del gene c-KIT). Non è una malattia genetica a trasmissione ereditaria, ma questa mutazione attiva una reazione ben precisa, che provoca la proliferazione incontrollata di queste cellule, che risultano iperattivate. È bene precisare subito che esistono molte forme di patologia, che possono colpire sia i bambini che gli adulti.”
LA MASTOCITOSI CUTANEA
“Tipica nei bambini, questa forma di mastocitosi è esclusivamente cutanea e non interessa gli organi interni. È caratterizzata da prurito, flushing (arrossamento cutaneo temporaneo), orticaria pigmentosa, vampate di calore e problemi intestinali. Meno frequentemente possono presentarsi mastocitomi. Questa forma di patologia nei bambini tende a scomparire da sola, spontaneamente, verso gli anni della pubertà. Va naturalmente trattata a livello sintomatico quando necessario (antistaminici per alleviare il prurito ma raramente necessita una terapia farmacologica continuativa.”
LA MASTOCITOSI SISTEMICA: INDOLENTE O AVANZATA
Quando la mastocitosi si presenta negli adulti (o quando non regredisce nel corso dell’adolescenza), la crescita dei mastociti non si limita alla pelle, ma coinvolge anche gli organi interni. Può coinvolgere i linfonodi, la milza, lo stomaco, l’intestino e soprattutto il midollo osseo.
“I mastociti si formano proprio nel midollo osseo – spiega Triggiani – e da lì viaggiano come precursori per andare ad accumularsi in alcuni organi, danneggiandoli. In questo caso parliamo di mastocitosi sistemiche, che a loro volta vengono raggruppate in due grandi categorie: mastocitosi sistemiche indolenti e mastocitosi sistemiche aggressive (o avanzate). La grande differenza tra queste due categorie è che le mastocitosi sistemiche indolenti comportano sintomi disabilitanti, ma dal punto di vista prognostico non comportano rischi di mortalità o riduzione dell’aspettativa di vita. Mentre le mastocitosi sistemiche avanzate possono esitare in malattie ematologiche vere e proprie (come la leucemia mastocitaria) che, sebbene molto rare, possono comportare un rischio per la vita dei pazienti.”
QUANDO SI DEVE SOSPETTARE UNA MASTOCITOSI?
In circa i due terzi dei pazienti la mastocitosi provoca una serie di manifestazioni cutanee molto tipiche. Sono delle macchioline bruno-rossastre che i dermatologi conoscono come “orticaria pigmentosa”.
“Non si tratta di una vera orticaria - spiega Triggiani - perché queste macchie rimangono stabili nel tempo e sono positive al segno di Darier: quando vengono strofinate, nel giro di pochissimi minuti, si sollevano e diventano rosse, proprio come una puntura di zanzara. Si tratta di un segno evidente di come quando i mastociti vengono stimolati meccanicamente, rilasciano i loro mediatori, tra cui l’istamina. Questa manifestazione è però presente solo in due terzi dei pazienti. Tutti gli altri sintomi della mastocitosi si dividono in sintomi da mediatore (legati alla secrezione di queste sostanze da parte dei mastociti, molto simili a reazioni allergiche) e sintomi da infiltrazione d’organo (i mastociti crescono dentro gli organi e ne interrompono le funzioni normali). I sintomi da infiltrazione comprendono dolori addominali, diarrea, gastrite, cefalea, dolori ossei e muscolari. In alcuni pazienti purtroppo sono presenti le reazioni anafilattiche anche molto gravi, che possono avvenire in risposta a vari trigger, tipicamente punture di api o di vespe. Questa reazione può arrivare fino allo shock, e – se non trattata immediatamente – comportare la morte.”
LA DIAGNOSI E IL RITARDO DIAGNOSTICO
Quando compaiono le manifestazioni della pelle o i sintomi classici da mediatori generalmente ci si rivolge a un dermatologo, che quasi sempre riconosce immediatamente le lesioni cutanee e indirizza il paziente da un allergologo clinico per la conferma della mastocitosi.
“La diagnosi si basa sull’osservazione clinica, il dosaggio della triptasi sierica e la biopsia osteo-midollare – spiega Triggiani – che rappresentando il gold standard. I centri di riferimento per le mastocitosi sono circa 30, e sono elencati sia sul sito di RIMA (Rete Italiana Mastocitosi) che su quello di ASIMAS, l’associazione italiana dei pazienti.”
“Quando invece le lesioni cutanee non compaiono la diagnosi è molto più complessa, perché spesso si sospettano delle allergie alimentari o farmacologiche. Nel frattempo però il midollo osseo, la milza e il fegato cominciano a subire i danni della proliferazione mastocitaria. La milza si ingrandisce e inizia ad attaccare i globuli rossi, il fegato non funziona bene, aumentano le transaminasi e possono comparire patologie delle vie biliari. In questo caso i pazienti vengono generalmente riferiti al gastroenterologo. A livello del midollo osseo iniziano a comparire delle lesioni osteolitiche, quindi possono presentarsi fratture ossee, soprattutto a carico della colonna vertebrale. Anche in questo caso non è facile ricondurre immediatamente i sintomi alla mastocitosi. Per questo stimiamo che il ritardo diagnostico possa raggiungere anche i 3-4 anni.”
“Gli allergologi sono molto preparati sulla diagnosi di mastocitosi, così come i dermatologi pediatrici. Abbiamo iniziato a lavorare con i medici di medicina generale, in particolare sui campanelli d’allarme legati alle mastocitosi, ma ancora c’è molto da fare per promuovere la conoscenza di questo gruppo eterogeneo di patologie.”
PATOLOGIE INVALIDANTI MA BUONE PROSPETTIVE PER IL TRATTAMENTO
“Prurito, orticaria, sintomi gastrointesinali, diarrea continua, e dolori ossei e muscolari possono essere molto più invalidanti di quanto si pensi. Esistono degli studi molto recenti che dimostrano che la qualità della vita delle persone con mastocitosi è molto più bassa rispetto a chi convive con altre patologie croniche come, ad esempio, l’artrite reumatoide o con alcune forme neoplastiche (citiamo in questo contesto lo studio "PCR136 The Burden of Systemic Mastocytosis in Select European Countries: Evidence from the Prism Patient Survey", pubblicato sulla rivista scientifica Value in Health) Chi è affetto da mastocitosi ha paura dell’imprevedibilità dei sintomi e del non poter vivere una vita normale.”
“Fino a qualche anno fa le uniche terapie che avevamo a disposizione erano quella anti-mediatore, (sostanzialmente basata sugli antistaminici), gli inibitori di pompa per la gastrite, gli antileucotrieni e la terapia dell’osteoporosi. Più l ’adrenalina sempre a disposizione come farmaco salvavita in caso di shock anafilattico.”
Negli ultimi anni sono state sviluppate delle terapie targhettizzate, cioè che agiscono proprio sulla mutazione genetica che causa la proliferazione dei mastociti, come le terapie citostatiche (o citoriduttive) indicate nei pazienti affetti da mastocitosi avanzata. Includono chemioterapici, biologici, inibitori della tirosin-chinasi. “Gli inibitori della tirosin-chinasi – spiega Triggiani – rappresentano oggi un trattamento di prima linea, e sono disponibili per via orale, per i pazienti con le forme di mastocitosi avanzate. Ora si stanno conducendo degli studi su ulteriori inibitori della tirosin-chinasi anche per il trattamento delle forme indolenti, che sembrano essere promettente anche per il controllo dei sintomi da mediatore nelle mastocitosi non avanzate.”
“Dobbiamo continuare però a migliorare la selettività di questi farmaci, per fare in modo che agiscano in maniera sempre più esclusiva sulla specifica mutazione che induce la proliferazione mastocitaria. In questo modo possiamo rendere sostenibile una terapia di lungo periodo – conclude Triggiani – e migliorare significativamente la qualità della vita delle persone con mastocitosi.”
Seguici sui Social