Prof.ssa Alessandra Romano (Catania): “La ricerca ha fatto passi da gigante, oggi ogni paziente può ricevere un approccio terapeutico personalizzato”
La mastocitosi è una malattia rara causata dalla proliferazione anomala e dall’accumulo di mastociti, cellule del sistema immunitario coinvolte nelle reazioni allergiche, di ipersensibilità e nei fenomeni anafilattici. In condizioni normali, queste cellule si trovano in piccole quantità nel midollo osseo, nel tessuto connettivo e nei vasi sanguigni. Il problema nella mastocitosi nasce non solo dalla crescita eccessiva dei mastociti, ma anche dal loro rilascio incontrollato di mediatori chimici come istamina, eparina, leucotrieni e citochine infiammatorie. L’istamina, in particolare, è responsabile di molti sintomi simili a quelli delle allergie comuni. Quando l’infiltrazione di mastociti è intensa e coinvolge organi vitali può portare ad alterazioni funzionali significative, fino all’insufficienza del midollo osseo. Può manifestarsi a qualsiasi età, compresa la nascita, e non è una malattia ereditaria. È leggermente più frequente negli uomini, anche se i dati variano (il rapporto uomo-donna oscilla da 1:1 a 1:3 a seconda degli studi).
Oggi ne parliamo con Alessandra Romano, ricercatrice siciliana, Prof.ssa associata di Malattie del sangue, A.O.U. "Policlinico - Vittorio Emanuele", P.O. G. Rodolico di Catania, da sempre impegnata nelle malattie rare e punto di riferimento per chi vive con la mastocitosi, una malattia ancora poco conosciuta ma capace di cambiare profondamente la vita quotidiana di chi ne è colpito. Grazie al suo lavoro e alla recente assegnazione di un grant internazionale, sta aprendo nuove prospettive per la ricerca e la qualità di vita dei pazienti.
COS’È LA MASTOCITOSI, IN CHE MODO SI MANIFESTA E COME SI CURA?
“La mastocitosi è un disturbo clonale, cioè tumorale, dei mastociti, cellule del sistema immunitario normalmente deputate alla regolazione del processo infiammatorio nei diversi organi e tessuti (a livello di piccoli vasi e delle terminazioni nervose, nella cute e negli apparati cardiovascolare, gastroenterico e respiratorio). A seguito di una mutazione somatica di un recettore specifico per lo stem cell factor, chiamato c-kit, generalmente a livello di una specifica porzione (D816V) per sostituzione di un singolo amminoacido, i mastociti clonali acquisiscono la capacità di proliferare e rilasciare granuli contenenti istamina, eparina, citochine e chemochine, in modo incontrollato o inadeguato rispetto agli stimoli. Per questo motivo le manifestazioni cliniche sono molto variabili, perché dipendono dall’intensità della degranulazione, dal contenuto dei mediatori e dalle sedi in cui avvengono. Nei bambini e in almeno due terzi degli adulti ci sono manifestazioni cutanee, da localizzate a estese, con papule rilevate che se opportunamente sfregate, ad esempio con il tappo di una penna, possono dare luogo a reazioni localizzate di degranulazione con la formazione di un alone caratteristico, noto come “segno di Darier”, patognomonico per la patologia. Tuttavia i segni e sintomi principali riguardano l’innesco di reazioni infiammatorie estese nei singoli apparati, con flushing (arrossamento della pelle, spesso associato a mal di testa, stanchezza e abbassamento della pressione), disturbi gastrointestinali con diarrea, ulcere gastriche, malassorbimento, rigonfiamento di milza e fegato fino a perdita della funzione di organo, fino a fenomeni di anafilassi, ipotensione, vertigini, dolori muscolari e ossei. I sintomi della mastocitosi possono pertanto variare o somigliare ad altre condizioni mediche, che portano i pazienti a richiedere consulti a diversi specialisti ritardando anche di anni la diagnosi in mancanza della visione completa del puzzle. Di conseguenza, gli approcci terapeutici variano a seconda della gravità del quadro clinico, carico di malattia (definito come B-findings) ed entità del danno d’organo (definito come il corteo sintomatologico dei C-findings) dalla terapia di supporto e di contrasto al rilascio dei mediatori flogisitici (antistaminici contro le differenti classi di recettori H1, H2 quali famotidina e cetirizina, anti-leucotrieni, o stabilizzatori di membrana del mastocita) alla terapia anti-neoplastica, citoriduttiva con inibitori che spengono l’attività incontrollata di c-kit, quali midostaurina e avapritinib, oggi disponibili in Italia per il trattamento delle forme sistemiche avanzate”.
QUALI SONO LE DIVERSE FORME DI MASTOCITOSI?
“Ci sono principalmente due forme: cutanea (presente solo sulla cute con lesioni variegate per numero ed estensione, tipicamente presente nei bambini con la possibilità di regressione spontanea entro l’adolescenza) e sistemica, con coinvolgimento di più organi e apparati, quali il midollo osseo, stomaco, intestino, fegato, milza, osso (con lesioni osteolitiche o osteoaddensanti), il sistema nervoso periferico, il polmone. A seconda del numero di B- e C- findings, le forme sistemiche si distinguono in indolente, smoldering e avanzata, per progressivo coinvolgimento di organi e apparati e necessità di ridurre la quantità di mastociti. Le forme sistemiche indolenti sono associate a una prognosi sostanzialmente sovrapponibile a quella della popolazione generale, mentre le forme avanzate possono presentarsi in associazione a neoplasie ematologiche, per lo più di origine mieloide come la leucemia mielomonocitica cronica, le mielodispasie o le leucemie mieloidi acute, con cui possono condividere il driver genetico a livello della cellula staminale neoplastica e alcune manifestazioni cliniche. Rara, e purtroppo fatale entro 2-3 mesi, è la forma aggressiva e la leucemia mast-cellulare in cui la rapida e massiva proliferazione di mast-cellule distrugge i tessuti associato a fenomeni emorragici e/o trombotici per rilascio di elevate quantità di eparina”.
COS’È LA MASTOCITOSI INDOLENTE E QUALI SONO I SINTOMI?
“La mastocitosi sistemica indolente è una forma cronica rara di mastocitosi sistemica, caratterizzata prevalentemente da una limitata quantità di mastociti neoplastici (livelli di triptasi <200 ng-mL, infiltrato neoplastico midollare ridotto rispetto alle forme avanzate), in assenza di danno d’organo, in cui prevalgono i sintomi da rilascio di mediatore con diarrea, dolori articoli, ipotensione, flushing, fino all’anafilassi. Tipica è la reazione anafilattica al veleno di imenotteri, ma ogni paziente riferisce spesso un trigger “personalizzato”, dall’esposizione al calore dopo la doccia, all’assunzione di alcool o di alcuni cibi che favoriscono il rilascio di istamina”.
QUALI SONO LE DIFFICOLTÀ PIÙ GRANDI CHE I PAZIENTI INCONTRANO NEL LORO PERCORSO, SIA SUL PIANO MEDICO SIA PERSONALE?
“La variabilità di presentazione dei sintomi, intensi quanto non patognomonici, e la sovrapposizione con altre malattie quali l’allergia, il colon irritabile e l’osteoporosi, porta i pazienti a richiedere il supporto di continui specialisti, senza concludere un percorso. La diagnosi è, infatti, largamente ematologica, basata sulla quantità di triptasi, positività della ricerca della mutazione del c-kit e dell’infiltrato mast-cellulare nel midollo osseo. Sul piano personale molti pazienti soffrono della mancanza di ascolto, perché i loro sintomi possono essere sottovalutati dal singolo specialista e derubricati a cortei sintomatologici di altre patologie benigne, oppure, presentandosi in maniera apparentemente casuale, creare disagio o ansia per la comparsa della degranulazione. Ecco perché i pazienti vengono accolti dai gruppi multispecialistici, per imparare anzitutto a riconoscere da soli i propri trigger, così da evitarli possibilmente, i segni prodromici delle crisi di degranulazione, e per essere rassicurati che con gli opportuni presidi (come l’adrenalina con autoiniettore) le crisi possono essere prevenute, gestite e superate”.
QUANTO È DIFFICILE RICEVERE UNA DIAGNOSI CORRETTA E IN TEMPI RAPIDI?
“Una volta posto il sospetto, la diagnosi corretta è formulabile in tempi rapidi, essendo basata sulla valutazione di parametri laboratoristici (esami del sangue) e di imaging (ecografia dell’addome, radiografia del torace, MOC) a completamento del momento diagnostico principale, cioè quantificazione dei livelli di triptasi del sangue, ricerca dello stato mutazionale del c-kit su sangue periferico o midollare, esame del midollo osseo. In alcuni casi la valutazione midollare può essere posticipata se i mastociti sono presenti in altri apparati, ad esempio nella biopsia gastrica o colica. Purtroppo c’è ancora poca consapevolezza della malattia anche se molto cresciuta negli ultimi anni grazie alla diffusione delle informazioni sui social media. Sulla pagina Facebook dedicata gestita dall’associazione pazienti ASIMAS riceviamo molte richieste di informazioni e molti pazienti vengono riferiti ai centri multispecialistici da altri pazienti. Si sta lavorando per implementare degli screening presso i pronto soccorso e gli studi degli allergologi per intercettare la patologia tra chi ha sofferto di crisi di anafilassi dopo contatto con il veleno degli imenotteri o tra i giovani uomini portatori di osteoporosi”.
QUAL È IL MESSAGGIO CHE VORREBBE DARE OGGI A CHI SCOPRE DI AVERE QUESTA MALATTIA?
“È una malattia complessa e certamente variegata che non deve far sentire soli ma unici, tramite lo studio delle reazioni del vostro corpo, magari con un diario, potrete facilmente riconoscere i trigger ed evitarli. La ricerca ha fatto dei passi da gigante negli ultimi anni offrendoci una pletora di approcci farmacologici per il trattamento delle conseguenze del rilascio dei mediatori e della proliferazione mast-cellulare, per cui è possibile controllare la malattia a lungo termine, conviverci senza modificare la qualità della propria vita. Ogni paziente ha la possibilità oggi di ricevere un approccio terapeutico personalizzato, spesso anche senza dovere ricorrere ai viaggi della speranza perché in Italia è attiva una rete di collaborazione non solo tra ematologi ma tra gruppi mutispecialistici dedicati, per cui è possibile condividere gli strumenti di diagnosi e cura”.
Seguici sui Social