Uno studio al quale ha partecipato il prof Locatelli del Bambino Gesù di Roma mostra come l’esito sia positivo, soprattutto se a donare è un fratello.
La conservazione autologa? Locatelli:  "Soldi spesi male, un modo di sottrarre preziose fonti di staminali a chi ne ha bisogno"

Ci sono persone affetta da malattie ematologiche rare, come Anemia di Fanconi, anemia Diamond-Blackfan, Trombocitopenia amegacariocitica congenita, sindrome di Shwachman-Diamond e molte altre a cui solo con un trapianto allogenico di cellule staminali, cioè da un donatore, riesce a garantire la sopravvivenza dei pazienti o un sensibile miglioramento della vita. Il tipo di trapianto più utilizzato attualmente per queste malattie è quello di midollo osseo ma studi sempre più approfonditi, come quello recentemente pubblicato su Haematologica, indicano che una nuova opzione terapeutica può provenire dal trapianto di staminali cordonali, cioè quelle che vengono ricavate dal sangue contenuto nel cordone ombelicale. Allo studio ha lavorato anche il prof. Franco Locatelli, Professore di Pediatria all’Università di Pavia e Direttore del Dipartimento di Emato-Oncologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, un centro di eccellenza per quello che riguarda i trapianti di staminali ematopoietiche.

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