NET: in day hospital la terapia con Lutezio-177

Il San Camillo di Roma è il primo centro del Lazio, e tra i primi in Italia, a rendere concreta questa modalità di erogazione del trattamento, risparmiando ai pazienti ricoveri e stress

Nell’ambito della salute le buone notizie non si limitano all’introduzione di un nuovo processo diagnostico o alla disponibilità di un trattamento di ultima generazione per una malattia o un tumore, ma si estendono anche alla realizzazione di percorsi assistenziali e di erogazione delle terapie che puntino a garantire ai pazienti la miglior qualità di vita possibile. Prendiamo, ad esempio, il caso dei tumori neuroendocrini (NET), per i quali in Italia è rimborsabile già da qualche anno il trattamento con un radiofarmaco a base di Lutezio-177. Oggi questa terapia è finalmente disponibile anche in regime di day hospital: succede presso l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, primo centro del Lazio e tra i primi in Italia a garantire ai pazienti affetti da NET il trattamento oncologico con Lutezio-177 senza dover essere ricoverati.

A partire dalla fine dello scorso anno, infatti, grazie all’impegno di un’équipe multidisciplinare che vede coinvolte la Medicina Nucleare, l’Endocrinologia, l’Oncologia, la Radiologia, la Fisica Sanitaria, le Chirurgie e il personale infermieristico e tecnico, oltre che all’adozione di avanzati protocolli di radioprotezione condivisi con il paziente e i familiari, il San Camillo ha introdotto la possibilità di eseguire in regime di day hospital, in completa sicurezza, il trattamento dei NET con terapia radiorecettoriale contenente il radioisotopo Lutezio-177.

In passato infatti, i candidati al trattamento con questo radiofarmaco dovevano essere ricoverati per due giorni e dimessi il terzo, con tutte le complicazioni e lo stress derivanti da una forzata assenza dalle proprie case. Oggi, invece, grazie ad una nuova legislazione nazionale sulla radioprotezione e all’adozione di uno specifico protocollo, il trattamento può essere eseguito in giornata. Dalla fine del 2024 ad oggi, al San Camillo sono stati trattati 5 pazienti e tutti hanno potuto beneficiare del ricovero in day hospital presso la U.O.S.D. di Endocrinologia, in collaborazione diretta con la U.O.C. di Medicina Nucleare, dove avviene la somministrazione del farmaco, mentre altri 3 pazienti sono in procinto di iniziare il ciclo di somministrazione.

L’utilizzo del nuovo protocollo operativo e di radioprotezione permette di eseguire il trattamento in singola giornata, riducendo complicazioni e stress per il paziente e abbattendo significativamente i costi di una degenza ordinaria”, spiega il dottor Guido Ventroni, direttore della U.O.C. di Medicina Nucleare. “I pazienti, prima della dimissione vengono valutati con misure corporee di emissione delle radiazioni dal Fisico Sanitario. In seguito alla misura, il Medico Nucleare indica la tipologia e la lunghezza delle prescrizioni del protocollo di protezione. Non ci sono grosse controindicazioni: le radiazioni, infatti, per le loro caratteristiche fisiche sono molto deboli e vengono anche eliminate dal corpo in tempi rapidi (pochi giorni). Le regole più importanti da seguire a casa riguardano l’attenzione nell’eliminazione delle urine ‘radioattive’ e la necessità di mantenere per pochi giorni una distanza di sicurezza da familiari conviventi, principalmente bambini e donne in gravidanza”.

Quella al Lutezio-177 è, infatti, una terapia target, capace di colpire selettivamente le cellule tumorali: il radiofarmaco, somministrato per infusione, si lega ai recettori della somatostatina presenti sulla superficie delle cellule tumorali. Questo legame permette all’isotopo di agire attraverso le sue radiazioni terapeutiche, colpendo direttamente i tessuti malati e preservando quelli sani. Il trattamento viene somministrato a pazienti affetti da tumori neuroendocrini ben differenziati, progressivi, non asportabili o metastatici, positivi ai recettori per la somatostatina; questi originano da cellule endocrine presenti in vari distretti del corpo ma, più di frequente, interessano il tratto gastro-entero-pancreatico e il polmone.

Il trattamento in day hospital, eseguito in area protetta, ha una durata totale di sei ore. Durante la prima fase della procedura vengono infusi al paziente amminoacidi a protezione della funzione renale (una barriera necessaria, poiché il farmaco viene eliminato in gran parte attraverso i reni). La vera e propria infusione del radiofarmaco - protagonista della seconda parte della procedura - ha una durata di circa 25-30 minuti e viene eseguita dall’equipe di Medicina Nucleare coadiuvata dai Fisici Sanitari. Il monitoraggio della somministrazione permette di personalizzare al caso specifico le più idonee norme radioprotezionistiche, a garanzia della massima sicurezza per il paziente e i suoi familiari conviventi. La distribuzione corporea del radiofarmaco e l’efficacia del trattamento vengono poi verificati con scintigrafie eseguite dopo ogni ciclo di somministrazione. Alla fine del trattamento il paziente può consumare un pasto leggero e può tornare a casa. Generalmente non si registrano effetti collaterali significativi e vengono fornite semplici istruzioni comportamentali, sia verbali che scritte, da seguire nei giorni successivi al trattamento per evitare rischi nell’ambiente familiare.

“I pazienti che vengono candidati alla terapia radiometabolica sono quelli che, purtroppo, sono caratterizzati da una mancata risposta al trattamento di prima linea”, spiega il dottor Roberto Baldelli, direttore della U.O.S.D. di Endocrinologia. “Ogni caso viene discusso da un’équipe composta da oncologi, chirurghi, endocrinologi, medici nucleari, radioterapisti e radiologi. Tale collaborazione consente di definire il percorso terapeutico ottimale, tenendo conto delle condizioni specifiche del paziente. La possibilità di trattamento con Lu-177, adesso a regime nella nostra azienda, ha permesso di annientare totalmente l’annoso problema della migrazione dei pazienti al di fuori della struttura di competenza per effettuare trattamenti”.

La terapia al Lutezio-177 è definita di “seconda linea”, e riservata a pazienti affetti da tumori che non possono più essere trattati chirurgicamente e che mostrano progressione di malattia, prevalentemente metastatica, dopo un primo ciclo di trattamenti generalmente eseguiti con analoghi della somatostatina. La terapia ha costi elevati, ma i benefici in termini di sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti la rendono una risorsa preziosa a servizio della sanità pubblica.

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