Si chiama Filomena, è nata in un paesino in provincia di Bari ma ha passato gran parte della sua vita negli Usa dove i genitori erano emigrati. La sua vita all’inizio è stata quella di tante altre bambine, prima i giochi, poi la scuola, senza nulla di particolare…fin quando una malattia non ha bussato alla sua porta. Una malattia lenta ma cattiva e progressiva, l’atassia di Friedreich, una di quelle malattie rare di origine genetica che causano una progressiva degenerazione del sistema nervoso e delle funzioni vitali.

E’ qui la che la sua vita da  tranquilla che era è diventata una lotta quotidiana, tante battaglie di una guerra che Filomena ha sempre deciso di combattere fin all’ultimo senza perdere il coraggio. Certo all’inizio è stata dura accettare quello che stava accadendo al proprio corpo, la demolizione progressiva contro cui non c’erano armi: eppure Filomena non ha abbandonato il campo. Non si è chiusa in casa e non ha smesso di studiare, anzi, si è addirittura laureata all’Università di New York e ha cominciato a lavorare come assistente sociale fin quando le sue condizioni fisiche glie lo hanno permesso, fino all’ultimo giorno possibile.

E quando è stato il momento di dover dire basta, quando ha dovuto accettare questo limite imposto da suo corpo, di nuovo non si è data per vinta ed ha deciso di usare tutte le risorse dell’informatica, insieme alla sua esperienza e alle sue capacità, per raccontare la storia della sua vita. Ne è uscito un libro che si chiama "La vita: una meravigliosa battaglia" (pagine 164 - € 15) pubblicato negli Usa nel 2005  e poi tradotti in italiano – perché Filomena ha deciso di tornare nel paese d’origine dei suoi genitori – e oggi disponibile nell’edizione di Levante Editori.

“È questa, per me - scrive Filomena nell'epilogo - la quarta volta che ricomincio. La prima fu quella di quanto partii per l'America. La seconda, quando superai l'impatto della diagnosi ed assunsi il controllo della mia vita. La terza, quando dopo le dimissioni, iniziai a scrivere la mia autobiografia. Ce la farò a riprendere tutto daccapo dopo il trasferimento in Italia?".

 

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