Divieto di pranzo al sacco in spiaggia e rischi per le dietoterapie

Cartelli e controlli alle borse si moltiplicano negli stabilimenti. Ma cosa dice davvero la legge e cosa succede a chi, per ragioni cliniche, deve attenersi a un’alimentazione prescritta?

Nelle ultime settimane, diversi episodi hanno sollevato preoccupazioni circa l'accesso alle spiagge per le persone con patologie rare che necessitano di una dieta terapeutica. In Puglia, una madre con due figli, uno dei quali affetto da celiachia, ha denunciato un trattamento umiliante da parte di un gestore di uno stabilimento balneare, accusato di averle vietato l'ingresso con un panino preparato a casa. Questi episodi evidenziano una questione più ampia: l'accesso alle spiagge e la possibilità di seguire regimi alimentari specifici sono diritti fondamentali che non devono essere compromessi.

L’ALIMENTAZIONE COME TERAPIA

Per molte malattie metaboliche rare, l’alimentazione non è una “preferenza”, ma parte integrante della terapia: prodotti aproteici o a composizione controllata, pasti a orari regolari, grammature precise, eventuali supplementi e miscele. Impedire l’accesso a questi alimenti o costringere a soluzioni non conformi può determinare scompensi metabolici, accessi in Pronto soccorso, interruzioni di una presa in carico faticosamente costruita. L’ordinaria alternativa proposta dagli stabilimenti (“consumi al bar/ristorante”) spesso non è praticabile per assenza di opzioni compatibili o per i rischi legati a contaminazioni crociate.

“Nelle malattie metaboliche rare – spiega la dr.ssa Giorgia Gugelmo, dietista presso l'UOC Malattie del Metabolismo dell’Azienda Ospedale Università di Padova – la dieta è prescritta dal Centro Metabolico di Riferimento e rappresenta a tutti gli effetti una terapia. Ogni pasto, ogni supplemento, integratore o alimento a fini medici speciali, così come gli orari di assunzione, hanno una funzione terapeutica paragonabile a quella di un farmaco. Servono infatti a mantenere l’equilibrio dell’organismo e a prevenire complicazioni: anche brevi interruzioni o cambiamenti non controllati possono avere conseguenze rilevanti, con il rischio di episodi acuti o danni progressivi agli organi”.

DIRITTI E NORMATIVA VIGENTE

Le spiagge appartengono al demanio pubblico (art. 822 Codice civile), e la concessione a un privato non consente di imporre regole che comprimano i diritti fondamentali di uso. La normativa nazionale, tra cui la Legge 104/1992 e la Legge 67/2006, tutela le persone con disabilità e vieta discriminazioni dirette o indirette, estendendo la protezione anche a chi deve seguire diete terapeutiche.

A livello regionale, un esempio virtuoso è rappresentato dall’Ordinanza Balneare Puglia 2025, approvata con Determinazione n. 251 del 16 aprile 2025, che stabilisce espressamente: “È sempre consentito, sulle spiagge e sulle aree demaniali, introdurre alimenti e bevande per il consumo proprio e/o dispositivi medici di emergenza negli opportuni contenitori (es. borse termiche), nonché consumare alimenti/bevande anche se non acquistati in loco, nel rispetto del decoro dell’ambiente costiero”.

Questa combinazione di normativa nazionale e regionale garantisce il diritto dei pazienti con esigenze dietoterapiche a consumare il proprio cibo, rendendo eventuali divieti assoluti da parte dei gestori potenzialmente discriminatori.

LA POSIZIONE DELL’ASSOCIAZIONE COMETA ASMME

“Questi episodi – ha commentato Anna Maria Marzenta, Presidente Cometa ASMME – evidenziano una mancanza di sensibilità e conoscenza riguardo alle esigenze delle persone con patologie rare. Crediamo nella buona fede di chi applica regolamenti che soffrono, tuttavia, di una dilagante ignoranza di quanto previsto dalla legge. Pertanto, non possiamo perdonare quella che nella migliore delle ipotesi è superficialità in merito a diritti così cruciali per la salute di migliaia di persone con Malattie Metaboliche Ereditarie che oggi vogliono godersi una vacanza”.

“Per rimediare, – sottolinea con forza la Presidente – serve dialogo: è fondamentale che le istituzioni e gli operatori turistici comprendano l'importanza di garantire l'accesso alle spiagge e la possibilità di seguire regimi alimentari specifici, per assicurare la salute e il benessere di tutti. Chiediamo agli stabilimenti di aggiornare i regolamenti e invitiamo chiunque sia testimone di simili episodi a segnalarceli”.

In ultimo Marzenta si rivolge a pazienti e famiglie: “è indegno anche il solo essere costretti, dall’ignoranza altrui, a richiamare l’attenzione sui propri diritti quando ci si trova davanti a una violazione tanto imprudente quanto eclatante. Se vi impongono – fa appello – un divieto sul cibo terapeutico in spiaggia, opponetevi, richiamate i diritti previsti dalla legge, chiedete al gestore di mettere per iscritto il diniego, segnalate l’accaduto a Comune, Capitaneria di Porto, SUAP e a noi”.

COME COMPORTARSI IN SPIAGGIA: REGOLE E SUGGERIMENTI

È importante ricordare che il diritto a consumare i propri alimenti sulle aree demaniali è tutelato e deve essere rispettato dagli stabilimenti. Restano comunque legittimi i divieti su fuochi, fornelli, apparecchi di cottura, tavoli e sedie che trasformino l’arenile in un’area picnic attrezzata, così come divieti su vetro, alcolici e regole sul conferimento dei rifiuti.

Gli stabilimenti devono garantire igiene, sicurezza e decoro, ma non possono introdurre divieti generalizzati che impediscano ai pazienti con esigenze dietoterapiche certificate di consumare il proprio pasto terapeutico. In pratica, chi ha patologie metaboliche rare deve poter portare con sé i propri alimenti senza rischiare sanzioni o diniego di accesso, perché la dieta rappresenta una terapia indispensabile.

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