Sindrome di Pearson, MNV-201

All’orizzonte una nuova terapia cellulare mitocondriale attualmente in Fase II di sperimentazione clinica

Identificata per la prima volta nel 1979 dal medico americano Howard Pearson, la sindrome di Pearson è causata da delezioni (cioè perdite) su larga scala del DNA mitocondriale (mtDNA). Le mutazioni che causano la malattia compromettono la produzione di energia cellulare, con effetti multisistemici.

Il quadro clinico più comune comprende anemia sideroblastica e altre forme di insufficienza midollare, disfunzioni del pancreas esocrino, con conseguente malassorbimento, crisi metaboliche, che possono mettere a rischio la vita del bambino, possibili danni a fegato, reni e sistema nervoso.

La sua incidenza precisa non è nota, ma si stima che le delezioni del mtDNA (che possono causare anche altre patologie) riguardino circa 1 caso su 25.000 nati vivi. La sindrome di Pearson, tuttavia, è una manifestazione clinica particolarmente severa e rappresenta una quota molto piccola di queste condizioni.

La diagnosi avviene di solito nei primi mesi di vita, in seguito a segni come ritardo della crescita, pancitopenia (riduzione di tutte le cellule del sangue), disturbi gastrointestinali e infezioni ricorrenti.

Si basa su esami del sangue, biopsie tissutali e, soprattutto, sull'analisi genetica del DNA mitocondriale, che consente di identificare la delezione specifica responsabile della malattia.

La prognosi è purtroppo sfavorevole. Molti bambini affetti muoiono nei primi anni di vita per insufficienza multiorgano.

In alcuni casi, la malattia può evolvere in un’altra forma conosciuta come la sindrome di Kearns-Sayre, caratterizzata da oftalmoplegia esterna progressiva (PEO) e retinite pigmentosa, che esordiscono prima dei vent'anni di età. Altri segni clinici comuni sono la sordità, l'atassia cerebellare e il blocco cardiaco.

TRATTAMENTI ATTUALI E PROSPETTIVE FUTURE PER LA SINDROME DI PEARSON

Al momento, non esiste una cura specifica per la sindrome di Pearson. Le terapie sono di tipo sintomatico e di supporto: trasfusioni di sangue, integrazione enzimatica per il pancreas, nutrizione artificiale nei casi più gravi, prevenzione e gestione delle infezioni.

La ricerca però va avanti. Un esempio è la terapia cellulare MNV-201, in fase di sperimentazione clinica, sviluppata da Minovia Therapeutics che ha annunciato di aver ottenuto dall’FDA la designazione “Fast Track” e quella di “malattia pediatrica rara”. La prima permette di velocizzare il dialogo con la FDA e di accedere a un percorso di revisione accelerata per l’eventuale autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco biologico (Biologics License Application). La seconda, invece, offre a Minovia l’opportunità di ottenere un voucher per la revisione prioritaria (Priority Review Voucher, PRV), qualora il farmaco riceva l’approvazione definitiva.

Il trattamento si basa su una tecnologia di aumento mitocondriale (Mitochondrial Augmentation Technology, MAT) che punta a introdurre mitocondri sani all’interno delle cellule staminali del paziente, con l’obiettivo di ripristinare la funzionalità degli organi compromessi. I risultati preliminari degli studi clinici hanno mostrato segnali incoraggianti, con benefici multisistemici quali miglioramenti nella crescita, nella forza muscolare, nella stabilità ematologica e nella qualità della vita.

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