Le reazioni avverse dipendono principalmente dalla loro preparazione e somministrazione

LE KREMLIN-BICÊTRE (FRANCIA) – Molti pazienti trattati con immunoglobuline per via endovenosa (IVIg) hanno un'età superiore ai 60 anni, e la loro tollerabilità in questa fascia d'età deve ancora essere dimostrata. A farlo è stato un gruppo di ricercatori francesi, che nel loro studio retrospettivo pubblicato sulla rivista Muscle and Nerve hanno valutato le reazioni avverse tra i pazienti trattati con immunoglobuline per via endovenosa per disturbi neurologici. Sono stati registrati i fattori di rischio, e calcolati i rischi relativi e di correlazione in base all'età, alla dose giornaliera, alla concentrazione, alla preparazione e alla durata del trattamento. È stato inoltre applicato un protocollo di infusione e monitoraggio.

Sono stati passati in rassegna 244 pazienti, tra cui il 62% con più di 60 anni di età (dose totale media 1,8 g per kg di peso corporeo, dose giornaliera media 30,3 g). Il 69% ha ricevuto immunoglobuline stabilizzate con zuccheri, e il 49% ha presentato un fattore di rischio inferiore a 1.

Si sono verificate reazioni avverse nel 35% dei casi, e nel 5% di questi hanno portato alla sospensione del trattamento, con un'incidenza simile tra i gruppi di età. Nei pazienti con più di 60 anni, la somministrazione di immunoglobuline senza saccarosio era un predittore indipendente di reazioni avverse, tra cui l'insufficienza renale.

Negli anziani, le infusioni di immunoglobuline sono, in definitiva, sicure. Le reazioni avverse dipendono principalmente dalla loro preparazione e somministrazione, e l'insufficienza renale non è rara con le immunoglobuline senza zuccheri.

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