Ricerca scientifica

I fondi derivano dal Bando Giovani Ricercatori 2019 promosso dalla Fondazione Italiana Linfomi Onlus

La Fondazione Italiana Linfomi Onlus (FIL) promuove il Bando Giovani Ricercatori: 100.000 euro per finanziare un progetto di ricerca sui linfomi ideato e condotto da un giovane ricercatore sotto i quaranta anni. Il Bando, reso possibile grazie alla collaborazione con la Fondazione Giulia Maramotti e la Fondazione GRADE Onlus, ha lo scopo di sostenere le attività condotte da giovani ematologi incoraggiando la crescita dei gruppi di ricerca all’interno dei centri italiani FIL che si occupano di diagnosi e terapie del linfoma.

Cellule tumorali

La molecola nanofenretinide è stata testata su una varietà di cellule tumorali tra cui colon, polmone, melanoma, sarcoma, mammella, ovaio e glioblastoma

Un nuovo farmaco antitumorale in grado di neutralizzare le cellule cancerogene è stato creato dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Università Alma Mater di Bologna e l’Università Cattolica, e i risultati sono stati pubblicati pochi giorni fa sulla rivista Cell Death and Disease. Lo studio, reso possibile grazie ai finanziamenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), descrive una nuova formulazione del farmaco fenretinide, che in passato aveva mostrato un promettente effetto antitumorale in fase preclinica, ma che nell’uomo non aveva dato i risultati sperati a causa della sua scarsa biodisponibilità.

Sarcoma di Ewing

L’iniziativa è servita a rilanciare anche i progetti PartOfIt e Infosarcoma

I sarcomi sono tumori rari e ultra rari perché colpiscono circa 4.000 nuovi pazienti l'anno in Italia: ne esistono oltre 80 diversi tipi, dai sarcomi delle ossa a quelli delle parti molli, che includono anche i tumori stromali gastrointestinali (GIST) e i desmoidi, forme benigne ma spesso aggressive che si sviluppano dai fibroblasti. Possono interessare qualsiasi parte del corpo e insorgere a qualsiasi età. I sarcomi restano tumori poco conosciuti, per la loro rarità e complessità, non solo dai comuni cittadini, ma anche dalla maggior parte dei medici non specialisti. I sintomi, specie all'inizio, non sono specifici e questo non facilita il sospetto diagnostico. La diagnosi corretta e tempestiva, da parte di patologi esperti, è assolutamente necessaria prima di iniziare qualsiasi trattamento, sia per l’esito sulla malattia sia per la qualità di vita dei pazienti.

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La patologia colpisce principalmente le donne in giovane età e attacca muscoli e organi, con una probabilità di recidiva superiore al 70%. In Italia è nata la prima associazione di pazienti

“Avevo otto anni la sera in cui, al rientro dalla lezione di nuoto, mia madre notò che avevo un piccolo bozzo sulla schiena”: inizia così il racconto di Enrica, 39 anni, che da più di trenta si batte contro il tumore desmoide, una neoplasia definita benigna sui libri di medicina ma che, in realtà, di benigno ha ben poco. “Mi portarono in pediatria, all'Ospedale Gemelli, dove la visita a cui fui sottoposta si trasformò in un consulto di medici preoccupati e dubbiosi, perché quella massa dura e liscia alla palpazione era di difficile interpretazione. I medici dovevano capire cosa fosse e suggerirono di eseguire una biopsia. Fui immediatamente ricoverata ed entro ventiquattr'ore ero già sotto i ferri del chirurgo. L’esito della biopsia mi portò per la prima volta a contatto con questa forma tumorale”. Enrica, infatti, è stata il primo caso di tumore desmoide operato all’Ospedale Gemelli di Roma, e già questo è sufficiente a far comprendere quanto rara sia la malattia.

La ricerca, coordinata dall'ISS e pubblicata su Clinical Cancer Research, ha rivelato la sicurezza, tollerabilità ed efficacia del trattamento

La combinazione tra le cellule immunitarie del paziente, isolate e attivate in laboratorio, e rituximab (anticorpo diretto contro le cellule tumorali, detto anti-CD20), può costituire una promettente terapia personalizzata per i pazienti con linfoma follicolare avanzato resistente a terapie convenzionali, un tumore caratterizzato dalla proliferazione incontrollata dei linfociti B. A questa conclusione sono giunti i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità che, in collaborazione con i colleghi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea di Roma (il Centro clinico dove è stato condotto lo studio) e del Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano, hanno condotto una sperimentazione clinica di Fase I, pubblicata sulla prestigiosa rivista Clinical Cancer Research, su pazienti con malattia refrattaria o recidivante dopo precedenti trattamenti.

La molecola impiegata è una versione geneticamente modificata di Fattore di Necrosi Tumorale, una proteina con capacità anticancro

Milano – Un farmaco antitumorale sperimentale dimostra oggi la sua sicurezza e i primi segni di efficacia nel trattamento dei linfomi primitivi del sistema nervoso centrale, tumori del sangue altamente aggressivi che rimangono confinati all’interno del cervello e che oggi mancano di una terapia efficace. Sono questi i risultati di uno studio pilota chiamato INGRID condotto su 12 pazienti all’IRCCS Ospedale San Raffaele, coordinato da Andrés José María Ferreri, a capo dell’unità di ricerca clinica Linfomi, e pubblicato sulle pagine della prestigiosa rivista Blood.

Con 600 nuove diagnosi ogni anno in Italia, i tumori delle ghiandole salivari rappresentano il 5% delle neoplasie che colpiscono i tessuti del distretto testa-collo (cavo orale, cavità nasali, faringe e laringe). La chirurgia, associata alla radioterapia, è la soluzione terapeutica più diffusa, ma in diversi casi, i tumori delle ghiandole salivari, per la loro aggressività e vicinanza a tessuti sensibili, non possono essere rimossi completamente con gli interventi chirurgici.

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