Occhio

Le forme più frequenti sono il melanoma uveale e le neoplasie della congiuntiva

I tumori oculari sono patologie rare ma, in un buon numero di casi, con alta incidenza di metastasi. Le più frequenti neoplasie degli occhi sono il melanoma uveale e le neoplasie della congiuntiva”. Lo fa sapere l’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) in occasione del World Cancer Day, che si è celebrato il 4 febbraio 2021. “Il melanoma uveale è il tumore intraoculare più frequente nell’adulto - spiega AIMO - e presenta un’incidenza pari a 6-7 nuovi casi per milione di persone ogni anno, con un’alta incidenza di metastasi”. Per quanto riguarda i carcinomi e i linfomi congiuntivali, si è evidenziato un “incremento della loro incidenza” e le nuove terapie per questi tumori si avvalgono di “farmaci biologici, quali l'interferone alfa e il rituximab, oltre agli antimitotici per via topica, la mitomicina C e il 5-fluorouracile”.

Onofrio Mastandrea

Il parere del Comitato europeo di esperti si basa sui positivi risultati dello studio clinico FIGHT-202

Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha espresso parere positivo, raccomandando l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata di pemigatinib per il trattamento di pazienti adulti con colangiocarcinoma non resecabile, localmente avanzato o metastatico, con fusioni o riarrangiamenti del recettore 2 del fattore di crescita dei fibroblasti (FGFR2), recidivato o refrattario dopo almeno una linea di terapia sistemica.

Linfoma cerebrale

Ai pazienti è stata somministrata una combinazione di chemioterapia e immunoterapia, seguita poi da un trapianto autologo di staminali

Si chiama MARIETTA lo studio internazionale promosso dal gruppo cooperativo IELSG (International Extranodal Lymphoma Study Group) e avente come oggetto il trattamento dei linfomi aggressivi che infiltrano il sistema nervoso centrale. La ricerca ha coinvolto 79 pazienti provenienti da Italia, Olanda, Regno Unito e Svizzera, attestandosi come lo studio con il maggior numero di pazienti mai realizzato su questa tipologia di linfoma raro.

Farmaci

I dati aggiornati di uno studio di Fase III hanno dimostrato che i due farmaci insieme riducono il rischio di morte del 34%

Monza - Roche ha presentato, in occasione del Gastrointestinal Cancers Symposium 2021, organizzato dall'American Society of Clinical Oncology (ASCO), i dati aggiornati sulla sopravvivenza globale dello studio di Fase III IMbrave150 che valuta atezolizumab in combinazione con bevacizumab, rispetto al sorafenib, in pazienti affetti da carcinoma epatocellulare non resecabile (HCC) che non hanno ricevuto una precedente terapia sistemica.

Ricerca

Un recente studio ha fatto il punto sulle conoscenze attualmente disponibili su questa rara forma di tumore

La pericolosità di certi tumori, come quelli che attaccano il pancreas o il fegato, è ormai riconosciuta dalla maggior parte delle persone e l’interesse rivolto a patologie tra cui la pancreatite o l’epatite - che dei rispettivi tumori possono essere prodromiche - ha contribuito a spiegare l’importanza di questi organi e a fare maggior chiarezza sulle neoplasie che li riguardano. Ma se l’oggetto d’indagine è il colangiocarcinoma (CCA) gli interrogativi si moltiplicano. Che tipo di tumore è? Quale organo colpisce? E quante possibilità di sopravvivenza offre?

Medici

I risultati sull’anticorpo monoclonale sperimentale derivano da uno studio clinico di Fase Ib

Stockley Park (REGNO UNITO) – Gilead Sciences ha annunciato i risultati aggiornati dello studio clinico di Fase Ib su magrolimab, un anticorpo monoclonale anti-CD47 sperimentale sottoposto a studio nei pazienti con leucemia mieloide acuta (LMA) non trattata in precedenza che non sono idonei alla chemioterapia intensiva, ivi inclusi i pazienti con LMA con mutazione TP53. Lo studio continua a mostrare elevati tassi di risposta con magrolimab in combinazione con azacitidina, con un tasso di risposta globale del 63% (n=27/43) tra la popolazione totale dei pazienti e del 69% (n =20/29) nei pazienti con mutazione TP53. I dati sono stati presentati al 62° Meeting annuale dell’American Society of Hematology (ASH).

Tumori Rari: quale futuro per la Rete

Queste le priorità individuate nel Quaderno “Tumori Rari: quale futuro per la Rete”, promosso da OMaR e realizzato insieme agli stakeholder del settore

Roma – In Europa si definiscono “rari” i tumori con una incidenza pari o inferiore a 6 casi su 100.000/anno nella popolazione: sono 198 le patologie oncologiche che hanno avuto questa classificazione grazie al progetto RARECAREnet, supportato dalla Commissione Europea e coordinato dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. In Italia rappresentano il 24% di tutte le nuove diagnosi di cancro: questo significa 89.000 nuovi pazienti ogni anno e circa 900.000 persone, tra le quali tanti bambini, che oggi lottano contro uno di questi tumori. Ma se per le malattie rare l’Italia ha strutturato reti di presa in carico, un sistema di registri e diverse specifiche normative, il ramo raro dell’oncologia soffre ancora di alcuni ritardi: per questo Osservatorio Malattie Rare (OMaR) ha promosso e coordinato un ampio tavolo di lavoro esitato nel Quaderno “Tumori Rari: quale futuro per la Rete”, realizzato grazie al contributo non condizionato di Advanced Accelerator Applications, GSK, Incyte e Kyowa Kirin, e che si è avvalso della collaborazione dei principali stakeholder del settore: da Agenas al mondo clinico, dalle società scientifiche a FAVO-Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia in rappresentanza dei pazienti.

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