leucemia mieloide acuta, ricercatori Ospedale San RaffaeleRicercatori del San Raffaele hanno identificato il meccanismo con cui le cellule tumorali sfuggono al sistema immunitario successivamente all'intervento di trapianto

Milano – Il trapianto di midollo da donatore è una delle terapie più efficaci per curare la leucemia mieloide acuta (AML), grazie all'attività antitumorale del sistema immunitario che viene trasferito dal donatore al paziente. Spesso però, a seguito del trapianto, le cellule leucemiche sviluppano delle strategie con cui sfuggono al sistema immunitario. Il risultato è la recidiva.

Arriva anche in Italia l’indicazione in prima linea di obinutuzumab in associazione a chemioterapia seguito da obinutuzumab in mantenimento per il trattamento del linfoma follicolare avanzato non pretrattato, con rimborsabilità per i pazienti a rischio intermedio e alto, secondo l’indice FLIPI (Follicular Lymphoma International Prognostic Index). Il linfoma follicolare, la seconda forma più comune di linfoma non-Hodgkin, è un tumore ematologico caratterizzato da una natura indolente e da sintomi che appaiono in maniera graduale, dando frequentemente luogo a ritardi nella diagnosi.

Bristol-Myers Squibb ha annunciato nei giorni scorsi che la Commissione Europea ha approvato l’associazione di nivolumab (3 mg/kg) con un “basso dosaggio” di ipilimumab (1 mg/kg) per il trattamento in prima linea di pazienti con carcinoma a cellule renali (RCC) in stadio avanzato a rischio intermedio e sfavorevole. Questa decisione rappresenta la prima approvazione nell’Unione Europea di una terapia di combinazione immuno-oncologica per i pazienti con questo tipo di tumore.

Il metodo, incentrato su un innovativo algoritmo, può essere applicato anche ad altri tipi di tumore

E’ basata su un nuovo algoritmo la ricerca targata Istituto Superiore di Sanità (ISS) in grado di calcolare l’aggressività di una cellula tumorale e quindi il suo potenziale metastatico. Una scoperta che, applicata a diversi tipi di tumore, propone nuovi approcci diagnostici e prognostici e di prevenzione delle complicanze come la metastatizzazione. Lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, è stato condotto dal Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI-IRCCS) e le Università di Salerno e di Verona.

Milano – Celgene Corporation ha annunciato i risultati dello studio di Fase III AUGMENT, che dimostrano come lenalidomide (Revlimid®) in combinazione con rituximab abbia comportato una superiore sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con linfoma indolente recidivante/refrattario rispetto ai pazienti trattati con rituximab più placebo. I dati sono stati illustrati da John Leonard, nel corso di una presentazione orale, al 60° meeting annuale dell'American Society of Hematology (ASH), che si è svolto a inizio dicembre 2018 a San Diego (California).

Si apre la strada a una nuova strategia terapeutica per il colangiocarcinoma non operabile, e non più responsivo alla chemioterapia, grazie a derazantinib, un inibitore selettivo di FGFR2. Lo evidenzia lo studio condotto su pazienti afferenti a importanti Cancer Centers europei e americani, guidati dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano, e pubblicato in questi giorni sul prestigioso British Journal of Cancer. Derazantinib stabilizza la malattia in oltre l’80% dei casi e ne provoca una regressione nel 20% dei pazienti, a fronte di una tossicità del trattamento molto contenuta.

Roma – L’avvento dei test genetici permette di prevedere, diagnosticare precocemente e trattare al meglio molte forme di tumore. Una di queste è il tumore ovarico che presenta le mutazioni dei geni BRCA, di cui si sono occupati i giornali di tutto il mondo in seguito alle vicende dell’attrice Angelina Jolie che, dopo aver scoperto di essere portatrice della mutazione, ha scelto di sottoporsi a chirurgia preventiva. Ma nonostante il risalto internazionale, l’informazione su questi temi è ancora carente, come lo è il ricorso ai test genetici che permettono oggi di identificare persone, o intere famiglie, ad elevato rischio di cancro e consentono di intervenire preventivamente o con terapie innovative mirate ai pazienti che presentano i geni mutati.

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