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Il tumore al colon-retto è il terzo tipo di neoplasia più diffusa in Italia, con circa 35 mila nuovi casi l’anno. La malattia è abbastanza rara prima dei 40 anni e si manifesta più frequentemente dopo i 60 anni. In genere si sviluppa a partire da polipi, ovvero delle piccole escrescenze sulla mucosa intestinale che si formano a causa di una proliferazione cellulare anomala. In molti casi i polipi sono benigni, soprattutto se di piccole dimensioni, e la probabilità che si trasformino in tumore è piuttosto bassa (inferiore al 10%). La trasformazione in senso maligno di un polipo, invece, porta alla proliferazione tumorale della mucosa intestinale e alla possibile diffusione del tumore anche verso il fegato, l’organo più strettamente collegato al distretto colorettale.

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Pierre Fabre ed il suo patner Array BioPharma Inc. hanno annunciato i dati di sicurezza ed efficacia, inclusi i dati di sopravvivenza globale (OS), dello studio di Fase 3 BEACON CRC che ha valutato la tripla combinazione di encorafenib, un inibitore BRAF, binimetinib, un inibitore MEK, e cetuximab, un anticorpo anti-EGFR, in pazienti con carcinoma metastatico del colon-retto (mCRC) con mutazione BRAFV600E. I risultati confermano una sopravvivenza globale (OS) mediana raggiunta di 15,3 mesi (IC 95%: 9,6 - non raggiunto) nei pazienti trattati con la terapia di combinazione con la tripletta.

Roma - Il 12 novembre l'AMOC, Associazione Malati Oncologici Colon-retto, da sempre attiva a fianco dei pazienti dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, ha dato il via alla Campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore del colon-retto. L'iniziativa, dal titolo "Io non rischio", si rivolge alla popolazione residente nella Regione Lazio con età compresa tra i 50 e i 74 anni.

A dimostrarlo uno studio italiano coordinato dal dott. Vincenzo Sforza, oncologo dell’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli

Secondo gli ultimi dati forniti da AIRTUM nel Rapporto Tumori 2016, il cancro del colon-retto si colloca al terzo posto per frequenza tra gli uomini e al secondo tra le donne. Il dato è ancora più significativo se si va a vedere la fascia di popolazione tra 50 e 69 anni e quella over 70, a conferma del fatto che questo tipo di tumore caratterizza sostanzialmente il paziente anziano.

L'ipotesi proviene da una nuova ricerca italiana, a cura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Roma – Le cellule tumorali del cancro del colon-retto rilasciano delle vescicole, chiamate esosomi, che, come 'messaggi in bottiglia', influenzano le cellule circostanti anche sane, facendole ammalare a loro volta. Un meccanismo che, in pratica, aiuta il tumore a crescere e a reagire alle terapie somministrate. È quanto individuato in uno studio i cui risultati sono pubblicati su The American Journal of Pathology, rivista ufficiale della American Society for Investigative Pathology, e condotto dai ricercatori dell’Istituto di Patologia Generale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Bayer ha presentato ad AIFA la domanda di estensione dell’indicazione di Cardioaspirin, in modo che il farmaco possa essere usato per la prevenzione sia dei disturbi cardiovascolari che del cancro colorettale

Bayer ha annunciato di aver ufficialmente presentato domanda di variazione all'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per estendere l’indicazione terapeutica di Cardioaspirin (acido acetilsalicilico 100 mg) ed includere la prevenzione primaria del cancro al colon-retto come beneficio ulteriore del farmaco in soggetti eleggibili alla prevenzione cardiovascolare a lungo termine. La domanda si basa su dati bibliografici volti a dimostrare che l’utilizzo prolungato di basse dosi di acido acetilsalicilico è in grado di ridurre l'incidenza di cancro al colon-retto.

LUGANO-COPENHAGEN – In occasione del Congresso ESMO 2016 (7-11 ottobre, Copenhagen, Danimarca) sono stati presentati i risultati dello studio clinico di Fase III 'LUME-colon 1', in cui il farmaco nintedanib, un inibitore delle tirosin chinasi sviluppato da Boehringer Ingelheim, è stato testato in persone con tumore metastatico del colon-retto che non rispondono a nessuna delle attuali terapie standard. Nei pazienti, il trattamento si è dimostrato in grado di migliorare la sopravvivenza libera da progressione ma non ha determinato benefici per la sopravvivenza globale.

Aviano (Pn) – Anche i pazienti affetti da tumori del retto con linfonodi metastatici alla diagnosi iniziale – circa il cinquanta percento dei casi – possono accedere a percorsi terapeutici finalizzati alla conservazione della parte anatomica interessata: lo attesta uno studio condotto su 226 persone con carcinoma localmente avanzato trattati all’Istituto Nazionale Tumori di Aviano, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica statunitense Annals of Surgical Oncology.

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