Il tumore al colon-retto è il terzo tipo di neoplasia più diffusa in Italia, con circa 35 mila nuovi casi l’anno. La malattia è abbastanza rara prima dei 40 anni e si manifesta più frequentemente dopo i 60 anni. In genere si sviluppa a partire da polipi, ovvero delle piccole escrescenze sulla mucosa intestinale che si formano a causa di una proliferazione cellulare anomala. In molti casi i polipi sono benigni, soprattutto se di piccole dimensioni, e la probabilità che si trasformino in tumore è piuttosto bassa (inferiore al 10%). La trasformazione in senso maligno di un polipo, invece, porta alla proliferazione tumorale della mucosa intestinale e alla possibile diffusione del tumore anche verso il fegato, l’organo più strettamente collegato al distretto colorettale.

Per maggiori informazioni clicca qui.

Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza e mortalità nella donna (dopo quello della mammella) e il terzo nell’uomo (dopo quello del polmone e della prostata). La malattia viene diagnosticata nel 90% dei casi in soggetti al di sopra dei 50 anni e raggiunge il picco massimo verso gli 80; in Italia si stima che questo tumore colpisca circa 40.000 donne e 70.000 uomini ogni anno. Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento del numero di tumori, ma anche ad una diminuzione della mortalità, attribuibile soprattutto ad un’informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e ai miglioramenti nel campo della terapia. In Italia lo screening consiste nella ricerca del sangue occulto nelle feci per tutte le persone di età compresa fra i 50 e i 69 anni.

PISA – I risultati ottenuti dallo studio clinico italiano ‘Tribe’, dedicato al trattamento del cancro metastatico del colon-retto, sono destinati a cambiare la pratica clinica, fornendo un beneficio immediato ai pazienti di tutto il mondo. Lo studio, che ha coinvolto 33 centri oncologici su tutto il territorio nazionale, ha infatti dimostrato che esiste un trattamento in grado di portare la sopravvivenza dei pazienti a circa due anni e mezzo.

CATANIA – Il trattamento combinato in vitro di cetuximab e trastuzumab ha dimostrato di inibire la crescita delle cellule tumorali del colon-retto. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Cell Proliferation da parte di un gruppo di lavoro (T. Luca et al.) proveniente da diversi centri ospedalieri e universitari di Catania. Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza e mortalità nella donna (dopo quello della mammella) e il terzo nell’uomo (dopo quello del polmone e della prostata).

Cetuximab e bevacizumab, aggiunti al regime di chemioterapia, hanno entrambi dimostrato di migliorare gli esiti nei pazienti con carcinoma metastatico colorettale. Tuttavia la loro efficacia, se associati in prima linea a fluorouracil, acido folinico e irinotecan (FOLFIRI), era finora sconosciuta. Una ricerca tedesca ha voluto confrontare questi agenti in pazienti con carcinoma colorettale metastatico, scoprendo che l’associazione con il cetuximab è preferibile a quella con il bevacizumab.

Il metodo adottato in questo studio (in aperto e randomizzato) prevedeva di reclutare da alcuni centri in Germania e Austria pazienti di età compresa tra 18 e 75 anni, con tumore colorettale di IV stadio istologicamente confermato, un’aspettativa di vita superiore ai tre mesi e un’adeguata funzione d’organo.

TORINO - I risultati relativi alla sopravvivenza globale nel cancro metastatico del colon-retto potenzialmente resecabile sembrano favorire un trattamento di prima linea con gli anti-EGFR mAb, gli anticorpi monoclonali diretti contro il recettore del fattore di crescita dell’epidermide. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Candiolo e dell’ospedale Umberto I di Torino, in uno studio pubblicato sul Critical Reviews in Oncology/Hematology.

58 i casi ogni 100mila abitanti: sopravvivenza a 5 anni tra 58 e 60% per entrambi i sessi

Recenti stime della mortalità per il tumore del colon retto indicano per il Lazio valori di circa  17 morti ogni 100.000 maggiore per gli uomini (24) ed inferiore per le donne (13). La sopravvivenza a 5 anni si colloca  fra il 58 e il 60% per ambedue i sessi, per cui, secondo i registri tumori, quasi 300.000 cittadini italiani vivono con una pregressa diagnosi di cancro colorettale, di cui circa 50000 nella regione Lazio.

Secondo gli ultimi dati il Lazio è al quarto posto fra le regioni d’Italia per incidenza del cancro al colon e al secondo per mortalità. L’incidenza globale è pari a 58 casi per 100mila abitanti, con un picco tra 75 ed i 79 anni per i maschi e tra gli 80-84 nelle donne.

L’azienda farmaceutica Merck ha annunciato e successivamente reso noti, durante l’Annual Meeting 2014 dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) del 2 giugno 2014, i risultati ottenuti da un’analisi retrospettiva dello studio di Fase III CRYSTAL.
L’analisi ha coinvolto pazienti affetti da carcinoma metastatico del colon retto (mCRC, metastatic ColoRectal Cancer) e in particolare un sottogruppo di pazienti con il gene KRAS wild-type (cioè non mutato). L’indagine retrospettiva ha avuto lo scopo di confrontare i risultati ottenuti dal trattamento chemioterapico con cetuximab in associazione a FOLFIRI rispetto al solo FOLFIRI.

Seguici sui Social

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla Newsletter per ricevere Informazioni, News e Appuntamenti di Osservatorio Malattie Rare.

Sportello Legale OMaR

Tumori pediatrici: dove curarli

Tutti i diritti dei talassemici

Le nostre pubblicazioni

Malattie rare e sibling

30 giorni sanità

Speciale Testo Unico Malattie Rare

Guida alle esenzioni per le malattie rare

Partner Scientifici

Media Partner


Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento. Maggiori informazioni