Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

Due recenti studi aprono nuove prospettive per una patologia in costante aumento

Trentasei milioni di pazienti nel mondo, destinati a triplicare entro il 2050; mezzo milione solo in Italia: la malattia di Alzheimer è in aumento e ha una pesante ricaduta anche sul piano socioeconomico. Dato che l’incidenza aumenta progressivamente con l’età, oltre gli ottant’anni una persona su cinque ne è affetta, e ancora non esiste un trattamento capace di far regredire i sintomi o arrestarne la progressione. Per i ricercatori, dunque, sconfiggere la malattia costituisce una sfida impegnativa, e negli ultimi mesi sono stati pubblicati due studi scientifici che hanno fatto fare un passo avanti alla ricerca per questa terribile patologia e per gli altri tipi di demenza.

Secondo gli esperti, l’approccio farmacologico dovrebbe essere limitato a casi specifici

I medici prescrivono ogni anno milioni di farmaci per sedare il comportamento delle persone con malattia di Alzheimer e altre forme di demenza. Ma gli approcci non farmacologici, in realtà, funzionano meglio, e sono meno rischiosi.
Come sostengono i ricercatori in uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal, questo approccio dovrebbe essere la prima scelta per il trattamento dei sintomi comuni nei pazienti con demenza, come irritabilità, agitazione, depressione, ansia, disturbi del sonno, aggressività e apatia.

Roma – Il Policlinico Casilino di Roma si conferma in prima linea nel trattamento delle malattie cardiovascolari e dell’infarto. Eseguito pochi giorni fa su un paziente di 46 anni uno dei primi impianti al mondo per via radiale di un dispositivo cardiaco all’avanguardia chiamato Absorb GT1TM, che migliora l’abilità dei medici di trattare le malattie coronariche dilatando le arterie ristrette anche in segmenti più difficili da raggiungere consentendo una tecnica di impianto più efficace.

Dopo la scoperta da parte di ricercatori americani e finlandesi, della presenza del sistema linfatico nel cervello, e quindi della relazione tra sistema nervoso centrale e sistema immunitario, l'approccio a malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative, come la sclerosi multipla, l'Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica, risulterebbe rivoluzionato, e cadrebbe l'assunto di base della neuroimmunologia che vedrebbe il cervello godere di un privilegio immunitario. E’ quanto spiega su Veins and Lymphatics, analizzando due studi di recentissima pubblicazione – uno  dell’Università della Virginia, Usa, pubblicato su Nature e l’altro dell’Università di Helsinki e del Research Institute Wihuri, pubblicato su ‘The Journal of Experimental Medicine’ – Paolo Zamboni, responsabile del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara.

Milano – Ci permette di pensare, sognare, inventare, muoverci, amare. È l’organo che regola funzioni e comportamenti, dai più semplici ai più complessi: la fame, la sete, la temperatura corporea, pensiero, creatività, speranze, emozioni. Eppure il cervello, tra tutti gli organi, è quello meno conosciuto, accessibile, salvaguardato. A differenza di altri organi, ce ne occupiamo solo quando subentra una malattia che lo colpisce. Molte persone, poi, ignorano quanto sia importante nutrirlo ed esercitarlo per mantenerlo efficiente a lungo e contrastare le conseguenze cognitive dell’invecchiamento.

Oltre 300 milioni di persone ne soffrono nel mondo, quasi 5 milioni in Italia: le malattie reumatiche sono croniche, dolorose e spesso fortemente invalidanti. Particolare attenzione richiedono le forme più severe definite “infiammatorie”, che colpiscono in Emilia-Romagna oltre 31.000 persone, di cui 512 sono pazienti con meno di 18 anni. Una svolta nella cura è rappresentata dalle terapie biotecnologiche, che aprono nuovi scenari relativamente all’efficacia clinica, all’organizzazione del sistema sanitario e alle prospettive della ricerca in campo reumatologico.

Il prof. Giancarlo Comi, ordinario di Neurologia dell’Università ‘Vita-Salute San Raffaele’ e direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) dELL’IRCCS Ospedale San Raffaele spiega i risultati degli studi OPERA I e II su ocrelizumab per il trattamento della sclerosi multipla recidivante remittente, recentemente pubblicati.

Ancora delle importanti novità per i malati di sclerosi multipla: quanto è importante proseguire la ricerca in quest'area  per migliorare la qualità della vita e le prospettive dei pazienti?
Questa è una malattia per la quale c’è stata un’evoluzione incredibile sotto il profilo terapeutico, almeno per le forme a ricadute e remissioni di malattia, tuttavia non siamo ancora al pieno controllo della malattia, quindi qualsiasi sviluppo in questa direzione è assolutamente rilevante.

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