Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

La scoperta, condotta da un gruppo di studiosi dell’Università degli Studi di Milano e cofinanziato da FISM, apre la strada a nuove strategie terapeutiche

Milano – E’ stato pubblicato su Cell Signalling uno studio che ha identificato un nuovo comportamento promiscuo di GPR17, un recettore capace di contrastare la perdita di mielina nel sistema nervoso centrale.
 In questo lavoro, svolto dall’Università degli Studi di Milano e cofinanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), i ricercatori hanno identificato un meccanismo comune che collega GPR17 e il recettore per le chemochine CXCR4, mostrando per la prima volta che SDF-1, ligando specifico di CXCR4, è in grado di attivare in modo promiscuo anche GPR17. L’osservazione spiega il ruolo chiave di GPR17, capace di rispondere a differenti segnali, tra cui quelli infiammatori come SDF-1, che sono una componente rilevante di numerose malattie neurodegenerative, tra cui la sclerosi multipla.

Riparte ‘Io Non Sclero’, la campagna di informazione sulla Sclerosi Multipla promossa dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), con il patrocinio della Società Italiana di Neurologia e in collaborazione con Biogen.

Sono stati pubblicati online sul Journal of Neurology, i risultati di uno studio 'real-world' condotto per 2 anni in 170 strutture in Germania su pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR) con glatiramer acetato (GA) 20 mg once-daily, sia naïve a terapie che modificano il decorso della malattia (DMT), sia già trattati in precedenza con GA.

Le ultime incoraggianti novità vengono da uno studio preclinico condotto dai ricercatori americani del Massachusetts Institute of Technology

Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che pregiudica la naturale capacità dell'organismo di mantenere il controllo dei livelli di zucchero nel sangue. Le persone che soffrono di questo disturbo sono costrette a monitorare costantemente la concentrazione sanguigna di glucosio (glicemia) e a sottoporsi a frequenti iniezioni di insulina per regolarizzare il proprio tasso glicemico. Allo scopo di poter fornire ai pazienti diabetici un'alternativa terapeutica in grado di migliorare la loro qualità di vita, la comunità scientifica internazionale è da tempo impegnata nello sviluppo di un trattamento a lungo termine basato sul trapianto di cellule pancreatiche.

Milano – La primavera è arrivata e le manifestazioni allergiche si ripresentano puntuali. Anzi quest’anno, così mite per la gran parte dei mesi, il periodo delle allergie è iniziato con largo anticipo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le allergie si posizionano ai primi posti come malattie croniche con una prevalenza che si attesta tra il 10 e il 40% della popolazione mondiale, a seconda delle regioni e dei periodi dell’anno. In Italia, i soggetti allergici sono circa il 20% e il 10% dei casi riguarda i bambini.
Tra le patologie più diffuse in età pediatrica, le congiuntiviti allergiche stagionali o perenni rivestono un ruolo importante: spesso associate a sintomi nasali, rinocongiuntiviti, sono tra le principali cause del tipico “occhietto rosso”.

Con l’estensione del Piano Terapeutico alle associazioni di farmaci utilizzati nel trattamento della BPCO, cambia lo scenario per chi si occupa di gestire le malattie respiratorie croniche. La necessità di compilare il Piano Terapeutico riguarda le associazioni di indacaterolo/glicopirronio a partire da maggio 2015 e vinanterolo-umeclidinio a partire da gennaio 2016.

Il composto antitumorale è già stato sperimentato per l'Alzheimer con esiti controversi. Ora, nuovi test preclinici sembrano riaffermare la sua possibile efficacia.

Il farmaco bexarotene, già approvato come terapia anticancro negli Stati Uniti e in Europa, sembra poter contrastare lo stadio preliminare della reazione a catena tossica che conduce alla morte delle cellule cerebrali nella malattia di Alzheimer (AD). Il dato proviene da un recente studio preclinico che è stato condotto da alcuni dei più prestigiosi istituti scientifici europei, tra cui l'Università di Cambridge (Regno Unito). Gli esiti dell'indagine sono stati riportati sulla rivista Science Advances e sembrano suggerire che il bexarotene sia potenzialmente in grado di ridurre il rischio di Alzheimer nei pazienti predisposti a sviluppare la patologia.

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