È il co – fondatore di Newron, biofarmaceutica focalizzata su malattie del sistema nervoso centrale

La Commissione Direttiva di Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, ha eletto Luca Benatti (Newron Pharmaceuticals) Vice Presidente di Assobiotec. Luca Benatti subentra a Marina Del Bue (MolMed), che lascia l’incarico per i crescenti impegni aziendali, continuando però a far parte del Comitato di Presidenza.
Luca Benatti affiancherà Riccardo Palmisano (Genzyme), già Vice Presidente delegato dell’Associazione. A Benatti sarà anche affidato il coordinamento del Gruppo di Lavoro Finanziamenti e Sviluppo di Impresa.

Il caso dell’ipertensione arteriosa: perché le terapie funzionano solo in un terzo dei pazienti.

Di Giuseppe Bianchi, professore emerito presso l’Università “Vita Salute” San Raffaele di Milano e direttore scientifico dell’Istituto per la ricerca cardiovascolare Prassis Sigma-Tau
“L’ipertensione arteriosa che si sviluppa attraverso una molteplicità di meccanismi genetico ambientali, rappresenta un fattore di rischio di malattia cardiovascolare che interessa circa 1 miliardo di persone nel mondo che diventeranno 1,6 miliardi nel 2025. Almeno due dozzine di farmaci anti ipertensivi sono a disposizione del medico, però manca la metodologia per somministrare il farmaco giusto che sia in grado di bloccare gli specifici meccanismi geneticomolecolari operanti nel singolo paziente o in sottogruppi di pazienti. Questa carenza è alla base degli scarsi risultati nella popolazione generale degli ipertesi dove solo un terzo dei pazienti ha la sua pressione arteriosa controllata dalla terapia”. E’ proprio prendendo come paradigma questa diffusa e nota malattia che il prof. Giuseppe Bianchi dell’Università ‘Vita Salute’ San Raffaele di Milano ha affrontato l’argomento della complessità delle malattie multifattoriali nel corso della conferenza pubblica tenutasi domenica scorsa nell’ambito di Spoletoscienza, l’appuntamento annuale organizzato da Fondazione Sigma Tau.

Prof. Ben Van Ommen: “La sfida passa per le 4 P: Prevenzione, personalizzazione, predizione e partecipazione”.

“Il metabolismo è collegato alla salute e alla malattia. Il nostro corpo ha costantemente bisogno di energia, e il logorio al quale è sottoposto richiede una continua manutenzione delle cellule. Questa manutenzione si chiama metabolismo. Il metabolismo trasforma l’energia derivata dal cibo (carboidrati, grassi, proteine) in energia utilizzabile, immagazzina temporaneamente quella in eccesso e, nel frattempo, produce gli elementi che andranno a costruire gli enzimi, il Dna, le membrane e tutte le altre molecole necessarie per mantenere uno stato di salute ottimale. Questo meccanismo è molto complicato, magnificamente strutturato e ben equilibrato” .Con queste parole Ben Van Ommen, scienziato capo al TNO, tra i maggiori centri di ricerca indipendenti nel settore della nutrizione e professore alla Faculty of Science, Leiden/Amsterdam Center for Drug Research, Analytical BioSciences (NL), ha cominciato il suo intervento domenica scorsa nel corso del dibattito sulla medicina personalizzata organizzato da Fondazione Sigma Tau nell’ambito di Spoletoscienza.

Di Guido Barbujan, professore al dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell'Università di Ferrara.

E' corretto parlare di razze quando si parla degli esseri umani? Il 99 per cento del DNA è uguale per tutta l'umanità, basta dunque quell'1 per cento di differenza per determinare le diverse carattestiche degli uomini. Di questo ha parlato il prof Barbujani domenica scorsa nell'ambito della conferenza pubblica organizzata da Fondazione Sigma Tau nell'ambito dell'appuntamento annuale di Spoletoscienza. Quello che segue è il suo intervento.
"Siamo tutti differenti, non c’è dubbio. Abbiamo diverse conformazioni del cranio e dello scheletro, stature e pesi diversi. Anche lasciando stare la personalità e la psiche, caratteristiche interessanti ma difficili da descrivere in termini scientifici, sono diversi i colori dei nostri capelli e della nostra pelle, e sono diverse le proteine che costituiscono le nostre cellule, le fanno funzionare e moltiplicare. Alcuni di noi invecchiano più precocemente, altri meno. E ognuno ha un diverso rischio di contrarre malattie infettive o di sviluppare malattie ereditarie, così come, curandosi con le stesse medicine, una diversa tendenza a guarire oppure a manifestare disturbi collaterali".

Il futuro è nella medicina personalizzata, ma servono nuovi modelli di studio che tengano in conto alimentazione e fattori ambientali

Perché due persone con la stessa malattia rispondono diversamente ad uno stesso farmaco? Perché studi simili con dotti su gruppi di pazienti differenti possono dar luogo a diversi risultato? E ancora, perché per alcuni, addirittura, dei farmaci approvati sono dannosi? Sono tutte domane aperte in questo ventunesimo secolo e con le quali la scienza deve confrontarsi; la genetica ancora, pur prendendo in considerazione le diversità di ognuno, non ha ancora dato una risposta soddisfacente. Di questo argomenti si è parlato domenica scorsa a Spoletoscienza, il festival organizzato annualmente da Fondazione Sigma Tau. Ad approfondire questo argomento è stato il dott. Jim Kaput, Director, Division of Personalized Nutrition andMedicine, FDA/National Center for Toxicological Research, Jefferson (AR).

Si sente parlare spesso delle speranze riposte nella ‘medicina personalizzata’, ma siamo sicuri di sapere di cosa si tratta? I medici italiani ne hanno una adeguata conoscenza? Che cosa ne pensano? Di tutti questi argomenti si discuterà domani, domenica 10 luglio, nel corso della seconda assemblea pubblica organizzata da Fondazione Sigma Tau per l’edizione di quest’anno di Spoletoscienza. A introdurre l’argomnento è Gilberto Corbellini professore di storia della medicina e bioetica all’Università di Roma La Sapienza.

Sir Marmot: “Ci sono determinanti innaturali, non legati a motivi biologici ma economici e sociali”

Tra le donne giapponesi e quelle dello Zimbabwe ci sono circa 44 anni di aspettativa di vita di differenza, non ci sono motivi biologici per spiegare un così ampio divario. Proprio di questo e dunque degli elementi che incidono su aspettative di vita e salute, si è parlato domenica 3 Luglio nel corso dell’appuntamento ‘Geografie della Salute’  all’interno di Spoletoscienza il festival annuale organizzato dalla Fondazione Sigma Tau. Questo argomento in particolare è stato affrontato da Sir Micheal Marmot professore di Epidemiologia e Sanità pubblica all’University College London. 

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