Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

Secondo quanto riportato da uno studio italiano, pubblicato su Parkinsonism & Related Disorders le donne affette da malattia di Parkinson e, nello specifico, le pazienti naive in fase precoce, sono meno suscettibili a sviluppare sintomi non motori (NMS), dopo l'inizio  di una terapia dopaminergica., rispetto agli uomini. Quindi per quanto riguarda i sintomi NMS la differenza di genere esiste e riveste anche un'importanza notevole. Ciò non vale, invece, per i disturbi correlati all’umore, rispetto ai quali non sembrerebbero esserci differenze tra gli uomini e le donne. Infatti in un follow-up a 2 anni dall'inizio della terapia i disturbi correlati all’umore sono apparsi migliorati in ambedue i sessi.

E' stata recentemente realizzata una meta-analisi nel tentativo di rispondere ad un quesito che riguarda i pazienti con malattia di Crohn che si stanno sottoponendo a trattamento con farmaci immunomodulatori e che sta facendo discutere gli esperti di malattie infiammatorie intestinali. La domanda è: tali pazienti devono continuare la terapia, precedentemente avviata, con gli immunomodulatori dopo l’avvio della somministrazione di un farmaco anti-TNF?

Lucentis® (ranibizumab) è ora rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale anche per le persone affette da diminuzione visiva causata da neovascolarizzazione coroideale secondaria a miopia patologica (mCNV). Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale (GU n 144 del 24 giugno 2014), sarà effettivo a partire dal 9 luglio 2014.
Ranibizumab è il primo farmaco anti-VEGF (ovvero che agisce contrastando il fattore di crescita vascolare endoteliale) autorizzato e rimborsato per tale indicazione ed è al momento l’unico approvato e rimborsato per cinque patologie retiniche: degenerazione maculare neovascolare legata all’età (AMD), diminuzione visiva causata da edema maculare diabetico (DME) e da occlusione venosa retinica sia centrale (CRVO) sia di branca (BRVO), e neovascolarizzazione coroideale secondaria a miopia patologica (mCNV).

In uno studio pubblicato su Medical Hypotheses è stato proposto un approccio innovativo per l'elaborazione di nuovi farmaci indicati per il trattamento della condizione nota col nome di malattia di La Peyronie (PD), una patologia del tessuto connettivo caratterizzata dalla formazione di placche fibrose in corrispondenza dello strato fasciale del pene del maschio adulto.

Al Centro Diagnostico Italiano di Milano è disponibile il primo test in Italia che attraverso l’analisi del DNA rileva il rischio genetico di sviluppare ipertensione ed è in grado di individuare paziente per paziente la terapia personalizzata più efficace

Il Centro Diagnostico Italiano di Milano mette a disposizione dei pazienti, per primo in Italia, un test sul DNA in grado di rivelare il rischio di soffrire, nel corso della vita, di pressione arteriosa troppo alta. Grazie a questo esame è anche possibile identificare quali farmaci contro l’ipertensione risultano più efficaci per il singolo paziente.

Aflibercept è stato raccomandato dal CHMP (European Committee for Medicinal Products for Human Use) per il trattamento del danno visivo causato da edema maculare diabetico (DME). La dose raccomandata è di 2 milligrammi (mg) di aflibercept da iniettare nell’occhio, equivalente a 50 microlitri. Il trattamento con aflibercept viene iniziato con una iniezione al mese per cinque dosi consecutive, seguite da un’iniezione ogni due mesi, senza necessità di monitoraggio fra le iniezioni. Dopo i primi 12 mesi di trattamento l’intervallo fra i trattamenti può essere esteso sulla base dei risultati visivi e anatomici. La decisione finale della commissione europea è attesa nei prossimi mesi.

ViiV Healthcare e Janssen R & D Ireland Ltd (Janssen) hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo e la commercializzazione di un farmaco che combini in una singola compressa dolutegravir, inibitore dell’integrasi di ViiV e rilpivirina, un inibitore non-nucleosidico della trascrittasi inversa di Janssen. Si tratta della prima collaborazione di ViiV Healthcare che prevede la messa a punto di un regime unico con un prodotto di un'altra azienda, in coerenza con la strategia perseguita dalla farmaceutica di ampliare il proprio portafoglio di terapie a base di dolutegravir, iniziato, lo ricordiamo, con l'approvazione del farmaco per l'uso combinato con altri antiretrovirali per il trattamento dell'infezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV-1), in pazienti adulti e bambini a partire dai 12 anni e con un peso corporeo di almeno 40 kg negli Stati Uniti, e adulti infetti da HIV e adolescenti sopra i 12 anni in Europa.

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