Adenomi ipofisari: il punto con il prof. Andrea Giustina

Prof. Andrea Giustina (San Raffaele): “In numerosi casi la chirurgia non è l’unica opzione di trattamento”

C’è una certa qual ironia nel fatto che il controllo di alcune delle più importanti funzioni del corpo umano sia assegnato a una minuscola ghiandola, più piccola di un acino d’uva, posta all’ombra del cervello a cui è collegata da un sottile peduncolo. Stiamo parlando dell’ipofisi, una minuscola struttura penzolante all’interno della sella turcica che regola la produzione degli ormoni della tiroide e delle gonadi, nonché quelli che si occupano dell’allungamento delle ossa e della crescita del corpo e quelli implicati nell’allattamento o nel mantenimento della pressione arteriosa. Insomma, pur restando confinata sotto le spire e le circonvoluzioni del nostro encefalo, l’ipofisi è coinvolta alla regolazione di innumerevoli processi fisiologici che, se alterati, creano pesanti conseguenze sulla nostra qualità di vita.

Test genomici per il cancro

Alcune risposte da recenti pubblicazioni internazionali che si sono interrogate sulla profilazione genomica per la cura dei tumori

Sono la punta di diamante dell’oncologia di precisione, dal momento che sfruttano le più avanzate e innovative soluzioni tecnologiche allo scopo di elaborare informazioni preziose sul cancro: dalle modalità con cui si sviluppa, alla prognosi fino - ultime ma non per importanza - alle terapie da usare per contrastarlo. Stiamo parlando dei test genomici che, grazie ai progressi nei programmi di biologia molecolare, sono entrati sempre più in profondità nei protocolli diagnostici e terapeutici di svariati tipi di tumore. A volte, in maniera un po’ troppo semplicistica (e spesso errata), i test genomici vengono interrogati per sapere se si correrà o meno il rischio di ammalarsi di cancro: se per certi tumori la risposta è chiara, per altri non è così (occorre ricordare che tante forme di tumore derivano da una combinazione di fattori genetici e ambientali). Perciò viene da domandarsi quando e quanto serva sottoporsi a un test genomico. Soprattutto nel caso in cui l’interpretazione clinica del risultato non sia chiara.

Prof. Salvo Testa - dalla diagnosi di mutazione BRCA1 alla Fondazione Mutagens

Testa: “Mi sono posto l’obiettivo di fare informazione sulle sindromi ereditarie che possono predisporre all’insorgenza di tumori”

Per quaranta anni Salvo Testa è stato professore di economia aziendale all’Università Bocconi di Milano, tessendo rapporti con aziende del settore della moda e del lusso. Poi, improvvisamente, a fine 2016 una notizia che ha cambiato la sua vita: essere portatore di una mutazione nel gene BRCA1 - lo stesso gene reso noto dalle vicende di Angelina Jolie e Bianca Balti. Una scoperta che, posta in relazione ai tumori all’ovaio e alla mammella manifestatisi nel corso degli anni in diverse donne della sua famiglia, ha spinto Salvo a interrogarsi sulla possibilità di fare qualcosa per informare la popolazione dell’esistenza delle sindromi ereditare che possono predisporre l’insorgenza del cancro. Così è nata la Fondazione Mutagens - di cui Testa è attualmente Presidente - una realtà pensata per accendere un faro sulle sindromi ereditarie più (e meno) diffuse e sulle nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche contro i tumori ad esse correlati.

Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile

Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 1.400 nuovi casi di neoplasia nella fascia di età compresa fra 0 e 14 anni. In aumento il tasso di sopravvivenza

Si celebra oggi, 15 febbraio, la XXIV Giornata Mondiale contro il Cancro Infantile (International Childhood Cancer Day), che ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei tumori infantili e di esprimere sostegno a bambini e adolescenti malati di cancro e alle loro famiglie.

Colangiocarcinoma - dr.ssa Ana Lleo De Nalda

Incoraggianti i risultati ottenuti dai ricercatori dell’Humanitas di Milano nella realizzazione di un “organ-on-chip” per un approccio personalizzato alla patologia

La diagnosi di cancro rappresenta un passaggio molto delicato e difficile, soprattutto per forme tumorali dalla prognosi infausta: ad esempio il glioblastoma o i tumori del pancreas e del fegato. A quest’ultimo gruppo appartiene il colangiocarcinoma, una forma rara - costituisce fino al 7% di tutti i tumori epatici - e poco conosciuta, a cui però spetta una speciale attenzione. Lo dimostra la ricorrenza, proprio oggi, della Giornata Mondiale dedicata al Colangiocarcinoma (World Cholangiocarcinoma Day, World CCA Day), promossa dalla Global Cholangiocarcinoma Alliance (GCA) al fine di accrescere il livello di informazione su questo raro tumore, contro cui i ricercatori dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e gli scienziati del Politecnico di Milano hanno unito le forze nel comune tentativo di mettere a punto un innovativo modello di malattia sul quale testare nuove combinazioni farmaceutiche.

Algoritmo per tumori del sangue

Uno studio condotto da Genomics England e Università di Trieste ha applicato la scienza dei dati al sequenziamento del DNA per comprendere l'evoluzione della neoplasia

Trieste – I ricercatori di Genomics England, dell'Università di Trieste e del Great Ormond Street Hospital for Children dell’NHS Foundation Trust hanno sviluppato un nuovo algoritmo per rendere più accurata l'analisi del sequenziamento completo del genoma, effettuato con tecniche di Whole Genome Sequencing (WGS) in pazienti con tumori del sangue.

Tumori del fegato - Irccs ‘De Bellis’ e Fujifilm insieme per la diagnosi precoce

Grazie a un’innovativa piattaforma tecnologica è possibile prevedere il rischio di sviluppare la patologia fino a 10 anni prima

Castellana Grotte (BA) - È sorprendente quanto poco sangue sia necessario, poco più di una goccia, per valutare efficacemente il rischio di sviluppare il tumore al fegato ben dieci anni prima della sua comparsa. Lo studio è dei ricercatori dell’Istituto Nazionale di Gastroenterologia IRCCS “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (BA) che hanno calcolato e applicato il punteggio GALAD attraverso un algoritmo basato sulla misurazione di alcuni biomarcatori presenti nel sangue. Lo studio, che ha coinvolto 545 pazienti con cirrosi epatica sorvegliati nel corso di 12 anni, è stato condotto in collaborazione con l’Università di Modena, e grazie all’utilizzo di un’innovativa strumentazione, sviluppata da Fujifilm.

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