ivosidenib per Leucemia mieloide acuta e colangiocarcinoma

Si tratta del primo inibitore di IDH1 di cui è stata raccomandata l'approvazione in Europa

Roma  - Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha adottato un parere positivo e ha raccomandato la concessione dell'autorizzazione all'immissione in commercio di ivosidenib compresse per due indicazioni: in combinazione con azacitidina per il trattamento di pazienti con leucemia mieloide acuta (LMA) IDH1-mutata di nuova diagnosi e non candidabili alla chemioterapia di induzione standard; in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con colangiocarcinoma (CCA) IDH1-mutato, localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato.

Giorgia Mangili e Raffaella Cioffi

Dott.ssa Giorgia Mangili (Milano): “Di per sé la patologia è rara, ma rientrando in un più diffuso gruppo di tumori dell’ovaio ha potuto beneficiare di numerosi filoni di studio”

Da secoli l’impegno di generazioni di medici è quello di individuare nuove terapie con cui sconfiggere il cancro e, mai come oggi, i risultati di questa sfida testimoniano i passi avanti compiuti. Purtroppo, spesso risulta difficoltoso osservare tali successi perché ciò che chiamiamo “cancro” non è una sola malattia, bensì tante malattie diverse, ognuna con un suo peculiare profilo molecolare e una data risposta alle terapie. Un esempio particolarmente calzante di questa realtà si deduce dalle pagine della rivista Expert Opinion on Investigational Drugs, sulle quali è stata pubblicata un’interessante review firmata dalle ricercatrici dell’IRCCS Istituto Scientifico San Raffaele di Milano: in essa sono riportate le nuove linee di ricerca riguardanti i tumori epiteliali ad alto grado dell’ovaio, un ampio gruppo di cui fa parte anche il tumore delle tube.

Presentazione della rete PALM

Al Bambino Gesù partirà la sperimentazione di una nuova terapia con cellule Natural Killer geneticamente modificate

La prima sperimentazione clinica in Europa della terapia genica con cellule CAR-Natural Killer e lo sviluppo di nuove metodiche diagnostiche per la leucemia mieloide acuta (LMA), un tumore del sangue molto aggressivo che in Italia colpisce circa 70 bambini all’anno. È l’impegno dei ricercatori di “PALM” (Pediatric Acute Leukemia of Myeloid origin), la nuova Rete nazionale di istituti specializzati in campo oncoematologico coordinata dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e sostenuta con oltre 3 milioni di euro da Fondazione Umberto Veronesi. L’attività della Rete contribuirà, già nell’immediato, a ottimizzare il trattamento dei bambini italiani con diagnosi di LMA e dei pazienti pediatrici dei Paesi Europei che adottano il protocollo internazionale per la cura di questa malattia ematologica rara.

I professori Francesco Ardito e Felice Giuliante

L’obiettivo è rendere più tempestiva ed efficiente la presa in carico dei pazienti

Roma - È uno dei tumori più rari, ma anche uno dei più aggressivi, che necessita dunque di una presa in carico decisa, multidisciplinare ed ‘esperta’ per accedere ai migliori trattamenti, con l’obiettivo di aumentare la sopravvivenza che, per il colangiocarcinoma, a 5 anni è in media del 17% per gli uomini e del 15% per le donne (ma sale al 50% in chi riceve una diagnosi precoce). Proprio per rendere più tempestiva ed efficiente la presa in carico di questi pazienti, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha messo a punto un percorso clinico-assistenziale a loro dedicato, coordinato dal professor Felice Giuliante, Direttore UOC Chirurgia Generale ed epato-biliare, e dal professor Francesco Ardito, Direttore UOS Chirurgia mininvasiva epato-biliare.

Glioma diffuso della linea mediana

Caratterizzazione genetica del tumore e farmaci mirati sono alla base dell’innovativo approccio terapeutico testato al Bambino Gesù

Una terapia sperimentale accresce l’aspettativa di vita dei bambini affetti da un tumore cerebrale molto aggressivo e inoperabile: il glioma diffuso della linea mediana. La sopravvivenza media di questi piccoli pazienti passa da meno di 12 mesi dalla diagnosi a circa 24. Il risultato arriva da uno studio clinico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, tra i primi Centri a livello internazionale ad aver sperimentato una cura basata sulla caratterizzazione genetica molecolare del tumore di ciascun paziente coinvolto nella ricerca e sull’uso di farmaci ‘target’, cioè mirati. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Therapeutic Advances in Medical Oncology.

Dal primo momento: vicini ai pazienti con Linfomi non Hodgkin

In occasione della Giornata dedicata alla patologia, Roche lancia la campagna “Dal primo momento: vicini ai pazienti con Linfomi non Hodgkin”

Monza - Sono oltre 150mila i pazienti in Italia affetti dal linfoma non Hodgkin. Il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) è la forma più comune di questa tipologia di tumore del sistema linfatico, con una incidenza pari ad un caso su tre. Nonostante la sua diffusione, il DLBCL è ancora poco conosciuto in Italia. A confermarlo, in occasione della Giornata della Consapevolezza sul Linfoma che ricorre oggi (15 settembre), è un’indagine di Elma Research, commissionata da Roche Italia. La survey ha sondato le conoscenze di base della popolazione italiana sui linfomi e in particolare sul DLBCL, analizzandone anche la percezione sulla diffusione e sulla guarigione.

Antonella Teramo

Il risultato è frutto di uno studio padovano che permetterà di migliorare le analisi diagnostiche e la cura dei pazienti 

Un gruppo di ricerca dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e dell’Università degli Studi di Padova, coordinato dal Prof. Renato Zambello, dal Prof. Gianpietro Semenzato e dal Dipartimento di Ematologia e Immunologia Clinica diretto dal Prof. Livio Trentin, ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio italiano multicentrico, svolto in collaborazione con la Prof.ssa Stefania Bortoluzzi (Padova), la Prof.ssa Sara Galimberti (Pisa) e il Prof. Enrico Tiacci (Perugia). Prima autrice dell’articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, è la Dott.ssa Antonella Teramo (VIMM e Università degli Studi di Padova). I dati appena pubblicati hanno permesso di identificare nuovi marcatori utili alle analisi diagnostiche e a una migliore cura dei pazienti affetti da leucemia a grandi linfociti granulati di tipo T-gamma-delta (T-gamma-delta LGLL).

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