In Italia due nuovi trial arruolano pazienti con carcinoma differenziato (CDT) e carcinoma midollare (CMT). I centri che partecipano sono distribuiti su ben 10 città: Siena, Pisa, Milano, Torino, Verona, Perugia, Catania, Napoli, Firenze e Roma

“Per i pazienti affetti da carcinoma tiroideo avanzato che perdendo la capacità di captare il radioidio, come pure in quelli con CMT metastatico e CAT (carcinoma anaplasico della tiroide), non esistono ad oggi cure efficaci standardizzate. La chemioterapia o la radioterapia esterna hanno infatti dimostrato scarsa efficacia e il loro utilizzo negli ultimi anni è stato pressoché abbandonato. Poiché le mutazioni che attivano gli oncogeni sono state identificate oggi è possibile indirizzare questi pazienti verso la Targed Therapy utilizzano nuove molecole terapeutiche che abbiano come bersaglio direttamente specifiche proteine codificate da proto-oncogeni costitutivamente attivati o da geni che intervengono come fattori di crescita cellulare e/o vascolare. Tali farmaci sono in grado di bloccare o rallentare lo stimolo cronico della crescita e diffusione tumorale. I farmaci ad oggi più studiati in ambito sperimentale sono piccole molecole inibitrici delle tirosin-chinasi (TKIs). Molto spesso questi farmaci presentano multipli targets, agendo pertanto su più fronti sia bloccando tappe della carcinogenesi della cellula tumorale sia bloccando la crescita vascolare”. A dirlo è il prof Furio Pacini della sezione di Endocrinologia Azienda Ospedaliera - Universitaria di Siena, uno dei maggiori esperti di questa patologia.

La Struttura Complessa di Chirurgia Toracica del Policlinico di Modena, diretta dal prof.Uliano Morandi, coordina un gruppo di studio nazionale sulle Malattie Rare del Polmone che coinvolge numerosi ospedali italiani: Bari, Foggia, L'Aquila, Messina, Policlinico di Milano, Istituto San Raffaele di Milano, Napoli, Novara, Padova, Parma, Perugia, Università Cattolica di Roma, Siena e l'Ospedale Le Molinette di Torino. Ill coordinamento ha appena attivato anche un sito web - www.tumoriraridelpolmone.it - per offrire un vademecum a professionisti e pazienti che vogliono informazioni sui centri specializzati nella diagnosi e nella cura delle neoplasie rare del polmone.

Mentre a livello internazionale si fanno ricerche per definire nuovi bersagli molecolari contro la leucemia mieloide acuta la ricerca italiana ha appena portato allo sviluppo di un nuovo farmaco per la leucemia mieloide cronica. Si tratta di un farmaco cosiddetto ‘intelligente di nuova generazione’ che va dunque ad agire contro un bersaglio specifico. Si chiama Bosutinib e promette di ridurre la mortalità e di rallentare la progressione della malattia con risultati anche superiori all'imatinib, il primo farmaco intelligente che negli ultimi ha veramente cambiato gli approcci terapeutici alla malattia.

Grazie a questo scoperta si potrebbero trovare nuovi bersagli molecolari anche per altri tipi di cancro

La scoperta fatta da una equipe di ricercatori americani ed europei relativamente ai meccanismi molecolari che causano la leucemiua mieloide cronica (AML) è uno di quei risultati che generano grandi speranze non solo tra le persone affette da questa malattia ma anche per chi è affetto da altri  tipi di tumore che condividono le stesse mutazioni genetiche, quella di due enzimi chiamati IDH1 e IDH2. I risultati dello studio, frutto di una grande collaborazione internazionale, sono stati pubblicati il 3 dicembre scorso su Cancer Cell e sono firmati da ricercatori provenienti da diversi centri, primo tra tutti il Weill Cornell Medical College e il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center (MSKCC) di New York.

La nuova cura per il retinoblastoma, il tumore dell’occhio più diffuso nei bambini, la prima in Italia di questo tipo e messa a punto a Siena, funziona. I risultati dello studio sperimentale sono stati presentati oggi e sono molto promettenti: in due anni, su 38 bambini trattati, circa il 60% sono guariti, salvando così gli occhi dall’enucleazione. L’importante risultato è stato realizzato grazie alla collaborazione della dottoressa Doris Hadjistilianou, responsabile del centro retinoblastoma dell’U.O.C. Oftalmologia, e del dottor Carlo Venturi, direttore dell’UOC NINT – Neuroimmagini e Neurointerventistica del policlinico Santa Maria alle Scotte, con il supporto di un team multidisciplinare formato da pediatri, genetisti, patologi, biochimici e neuroradiologi.

L’immunobioterapia dei tumori è diventata una strategia terapeutica importante nella lotta contro il cancro. Per conoscerla a fondo il dottor Michele Maio, direttore dell’Immunoterapia Oncologica delle Scotte, insieme al NIBIT, Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, ha organizzato un corso di formazione rivolto a tutti i professionisti impegnati nella cura dei tumori, per valutare le basi teoriche, i risultati clinici e la tossicità delle più promettenti strategie terapeutiche in oncologia.

È grazie alla generosità dell’Anmic, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili che la ricerca sui tumori rari dell’Irst  - Istituto Scientifico Romagnolo per la cura dei tumori fa un passo in avanti. L’associazione ha infatti devoluto all’istituto di Meldola una parte del proprio 5 per mille a sostegno di un innovativo studio diretto a indagare le alterazioni molecolari all’origine del cancro della mammella maschile. L’obiettivo è approfondire i meccanismi genetici correlati a questa rara ma aggressiva neoplasia, che comprende meno dell’1% di tutti i pazienti affetti da tale malattia, ed è responsabile dello 0,1% delle morti dovute a cancro negli uomini. In Romagna, si registrano ogni anno mediamente 35/40 tumori della mammella maschili, circa 1 ogni 100.000 abitanti.

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