Un’equipe interdisciplinare si impegna a sviluppare una nuova tecnologia in grado di leggere l’impronta digitale delle proteine, per rilevare marcatori tumorali e controllare la tossicità dei farmaci

Nanotecnologie al servizio della medicina. Costruire strumenti diagnostici in grado di rilevare da una sola goccia di sangue la presenza di marcatori tumorali, con un esame rapido e non invasivo, e di monitorare in tempo reale la concentrazione dei farmaci nei tessuti. Questi alcuni degli obiettivi ambiziosi dell’attività di un team di ricercatori, tra i quali Alessandro Laio della Sissa, coordinato da Maurizio Prato dell’Università di Trieste e Giuseppe Toffoli del Cro di Aviano, che riunisce esperti altamente qualificati nel campo delle nanotecnologie e della nanomedicina, della chimica e della fisica e tra i migliori ospedali italiani per la cura dei tumori (il Centro di Riferimento Oncologico-Cro di Aviano e l'azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine).

Il farmaco è stato recentemente approvato dall’Ema

Il trattamento con il BRAF-inibitore vemurafenib sarebbe in grado di raddoppiare la sopravvivenza generale dei pazienti affetti da melanoma metastatico.  Lo sostiene uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha coinvolto 13 centri di ricerca statunitensi e australiani ed è stato coordinato dai clinici del Jonsson Cancer Center presso la University of California-Los Angeles. Il farmaco è stato approvato dall’Ema per il trattamento in monoterapia dei pazienti affetti da melanoma metastatico o non resecabile che presentano la mutazione BRAF V600.

Il tumore della cistifellea è spesso confuso con malattie benigne

Il Carcinoma della colecisti (GBC) risulta spesso difficile da diagnosticare. La patologia è infatti clinicamente molto simile ad alcune malattie benigne della colecisti e spesso sfugge al rilevamento, che rischia di essere ottenuto solo in fase avanzata. La problematicità della diagnosi ha spinto un team medico a indagare le caratteristiche patologiche che creano difficoltà nella diagnosi di GBC.

Un recente studio ha evidenziato potenzialità e limiti del trattamento della
rara neoplasia maligna

Il carcinoma a piccole cellule della vescica (SCCB - Small cell carcinoma of the bladder) è una forma tumorale rara molto aggressiva che viene diagnosticata quasi sempre in fase avanzata. Si tratta di una patologia estremamente rara, con incidenza inferiore a 1-9 su 1.000.000 di abitanti. Dal 1980 sono stati diagnosticati meno di 1000 casi ma un recente articolo comparso su Orphanet Journal of Rare Diseases ha delineato gli aggiornamenti clinici e diagnostici di questo tumore raro dall'origine tutt'ora sconosciuta. Il sintomo principale di questa neoplasia maligna è l'ematuria, cioè la presenza di abbondante sangue nelle urine. Il secondo sintomo più comune è la disuria (emissione di urine con difficoltà), occasionalmente sono stati segnalati ostruzione urinaria, dolore addominale, infezioni del tratto urinario e perdita di peso.

Secondo lo studio RADIANT 2 pubblicato sul Lancet il farmaco migliorare anche la sopravvivenza

Ancora belle notizie per l’everolimus, farmaco di Novartis, attualmente utilizzato per combattere il carcinoma a cellule renali ma in corso di sperimentazione per altre malattie di tipo oncologico, come la LAM o i tumori neuroendocrini. E’ proprio da questo ultimo fronte che arriva la notizia positiva, i risultati dello studio di Fase III RADIANT 2, appena pubblicati sul Lancet, mostrano infatti che il farmaco ha rallentato la progressione della malattia in pazienti in fase avanzata, portando anche ad un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione (PFS).

In Italia le associazioni dei pazienti riunite nella Fialpo corrono ai ripari con la campagna di informazione ‘Usa la testa’

“Usa la testa”. E’ il messaggio che lancia la FIALPO - Federazione Italiana delle Associazioni di Laringectomizzati e Pazienti Oncologici in occasione della I Giornata dell’informazione sui tumori della testa e del collo che si celebra il prossimo 17 settembre a Roma, Milano e in numerose altre città italiane. “L’obiettivo di questa Giornata è quello di far conoscere alla popolazione fattori di rischio e campanelli d’allarme di una patologia insidiosa, poco nota e sottostimata – ha dichiarato Maurizio Magnani, Presidente FIALPO e Direttore UO Otorinolaringoiatria Azienda “Istituti Ospedalieri” di Cremona – e di ridurre la percentuale di pazienti, oggi oltre l’80%, che si presenta alla diagnosi ad uno stadio localmente avanzato della patologia. Una maggiore attenzione ai sintomi ed una costante adesione ad un programma di screening migliorerebbe di certo la prognosi di questo tipo di tumore”.

In Italia solo otto centri dispongono di questa tecnologia all’avanguardia

Il primo trattamento di radioembolizzazione epatica con un dispositivo medico di ultima generazione è stato eseguito nei giorni scorsi con successo al Policlinico Agostino Gemelli di Roma su un paziente anziano di 84 anni affetto da una neoplasia al fegato di elevate dimensioni (9cm) con associata trombosi portale, che non permetteva qualunque altra forma di terapia. La procedura è stata eseguita senza alcuna complicanza e il paziente è stato dimesso  in buone condizioni cliniche quattro giorni dopo il trattamento.

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