Lo studio clinico è condotto dall’Immunoterapia Oncologica: il team senese ha arruolato il maggior numero di pazienti in tutto il mondo

E' stato avviato a Siena il primo studio clinico in Italia che sperimenta un nuovo farmaco per il melanoma in fase avanzata con metastasi cerebrali. Il progetto scientifico è condotto dall’Immunoterapia Oncologica del policlinico Santa Maria alle Scotte, diretta dal dottor Michele Maio che, a livello mondiale, è il team che ha arruolato il maggior numero di pazienti, in collaborazione con i neuroradiologi e i neurochirurghi senesi.

Scoperta e messa a punto al san raffaele di milano una nuova procedura di immunoterapia cellulare adottiva per il cancro

Milano, 2 aprile 2012 – Un lavoro a firma dei ricercatori del San Raffaele di Milano è pubblicato oggi su Nature Medicine. Lo studio, frutto del lavoro di un team di ricercatori multidisciplinare e internazionale guidato da Chiara Bonini responsabile dell’Unità di Ematologia sperimentale del San Raffaele, in collaborazione con Luigi Naldini Direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, ha permesso di mettere a punto una nuova tecnica di immunoterapia cellulare adottiva per il cancro, definita TCR gene Editing disegnata per attaccare e sconfiggere più efficacemente i tumori del sangue.

L’uso regolare di aspirina sembra in grado di ridurre il rischio a lungo termine di svariati tumori, e anche quello di metastasi a distanza

Un’aspirina al giorno può servire a prevenire i tumori. La scoperta è stata confermata da tre diversi studi, pubblicati su The Lancet e The Lancet Oncology e riportati da Pharmastar. Pare che, oltre alla prevenzione dell’insorgenza del tumore, l’aspirina possa prevenirne anche la diffusione, riducendo il rischio di metastasi.
Gli studi sono stati coordinati tutti da Peter Rothwell, che si è dichiarato convinto dell’efficacia dell’aspirina come trattamento antitumorale aggiuntivo.

Dagli esperti FDA parere positivo per Votrient; il  farmaco Merk avrebbe invece troppi effetti collaterali

Il gruppo di esperti della FDA -  Agenzia americana del farmaco, ha recentemente fornito parere negativo per  un farmaco sperimentale di Merck per il trattamento del sarcoma dei tessuti molli, una malattia che solo negli Usa interessa circa 11.000 persone. Contemporaneamente, però, lo stesso gruppo della FDA ha  data una prima approvazione al trattamento per la stessa malattia proposto da Glaxo Smith Kline (GSK). Stando agli studi presentati le notizie non sono comunque delle migliori visto che nessuno dei due farmaci sembra aumentare la sopravvivenza globale dei pazienti, tuttavia il farmaco orale  di GSK,  sembrerebbe in grado di interferire con il processo di angiogenesi e dunque di riuscire a ritardare la progressione del tumore nei pazienti più vulnerabili.

La scoperta sarà utile all'elaborazione di una terapia specifica

La leucemia mieloide acuta (LMA) sarebbe originata da "cloni fondatori" di cellule  già presenti nelle sindromi mielodisplastiche (SMD).  Si tratta della scoperta fatta da un team americano e pubblicata sul New Englan Journal of Medicine.  La scoperta ricopre una grande importanza potenziale perché potrebbe dare luogo a una terapia specificamente diretta contro le mutazioni nei cloni originali.

Il farmaco è ben tollerato dai pazienti anziani e ha dimostrato risultati incoraggianti

Uno studio multicentrico di fase II ha recentemente valutato l'efficacia e l'efficienza del trattamento con decitabina per pazienti affetti da leucemia mieloide acuta, non trattabili con chemioterapia di induzione.

Secondo gli autori i pazienti non devono sottoporsi al trapianto di cellule staminali fino a quando persiste una risposta citogenetica al farmaco

Imatinib, inibitore della tirosin-chinasi, ha migliorato notevolmente la sopravvivenza dei pazienti con leucemia mieloide cronica trattati senza successo con interferone. Lo dimostrano i risultati di follow-up a lungo termine di uno studio dell’Anderson Cancer Center di Houston, appena pubblicati su Cancer e riportati dalla rivista Pharmastar. Secondo quanto riportato dallo studio la sopravvivenza a 10 anni dal trattamento con Imatinib di 368 pazienti che precedentemente non avevano risposto all'interferone-alfa, è stata del 68 per cento. La sopravvivenza libera da progressione (PFS)è stata del 67 per cento e la sopravvivenza libera da eventi (EFS) del 51 per cento.

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