Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

Il dolore cronico rappresenta una vera emergenza di ordine sanitario e non solo. Si stima che in Europa ne soffrano 95 milioni di persone e nel nostro Paese ben 16 milioni. Questa condizione ha conseguenze anche in ambito economico, in quanto correlata alla perdita di oltre tre milioni di ore lavorative e ad una spesa annua superiore a 18 miliardi di Euro per il Sistema Sanitario nazionale.
Ora sembrerebbe esserci una nuova possibilità terapeutica: la stimolazione del midollo spinale. Questo dato è emerso nel corso del World Institute of Pain (WIP), 7° Congresso Mondiale sul dolore di Maastricht.

Il progetto è promosso e realizzato da A.I.Vi.P.S. Onlus

A.I.Vi.P.S. Onlus, in collaborazione con la Lega Navale Sezione di Alghero, è impegnata a promuove un'attività velica a favore di pazienti affetti da Paraparesi Spastica Familiare (PSE) di ogni regione. Si tratta di un progetto sviluppato dalla Dottoressa Letizia Martinengo - Psicologa (Università di Torino) e dalla Dottoressa Loretta Racis per la parte Neurologica ( Università degli Studi di Sassari) a cui è stato dato il titolo di: 'Sport e Disabilità: la pratica della Vela nella Paraparesi Spastica Ereditaria'.

Nella giornata di oggi, mercoledì 21 maggio, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) presenta la Carta dei Diritti per le persone affette da Sclerosi Multipla (SM). Questo evento precede la Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla (24maggio-1°giugno) che sarà dedicata in particolare al tema dell’accessibilità ai diritti e alle cure. Durante questa settimana vi sarà anche la giornata mondiale dedicata alla sclerosi multipla (28 maggio).

Il ‘fattore vene’ protagonista non solo nella sclerosi multipla, ma anche nel morbo di Alzheimer e nel Parkinson: questo uno temi più importanti emersi  nel Congresso  ‘Veinland’ che il Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara, diretto dal prof Paolo Zamboni, ha tenuto nell'Isola di Albarella (Rovigo) il fine settimana scorso su ‘Innovazione ed eccellenza in Flebologia’, con la presenza di relatori che nei rispettivi campi di ricerca sono ai vertici nelle università internazionali.

Una nuova analisi su natalizumab presentata in occasione del meeting annuale dell'American Accademy of Neurology mostra un miglioramento della velocità di deambulazione in un numero significativo di pazienti

Biogen Idec ha annunciato che un’analisi post-hoc dei dati tratti dallo studio AFFIRM dimostra che natalizumab ha aumentato in modo significativo la percentuale di pazienti, affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente (SMRR), con un miglioramento confermato della velocità di deambulazione (CIWS, Confirmed Improvement in Walking Speed) rispetto al placebo, dopo due anni. Ulteriori dati tratti da registri osservazionali indicano che il passaggio al trattamento con natalizumab dopo recidiva di sclerosi multipla (SM) in corso di terapia con interferone beta (IFNbeta) o glatiramer acetato (GA) ha ridotto il rischio di future recidive e di interruzioni del trattamento. Questi dati sono stati presentati in occasione del 66o meeting annuale dell’American Academy of Neurology (AAN) tenutosi a Philadelphia, Pennsylvania (26 aprile-3 maggio 2014).

Secondo i dati presentati durante il 66° meeting annuale dell’American Academy of Neurology (AAN) tenutosi a Philadelphia, le donne affette da sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM), già trattate con glatiramer acetato, otterrebbero una riduzione del tasso di recidive nel 1° anno grazie alla somministrazione aggiuntiva di estriolo.
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Secondo i dati pubblicati sul New England Journal of Medicine, la terapia antivirale orale prodotta dalla società farmaceutica AbbVie, basata sulla combinazione di ritonavir/ABT-450 con ombitasvir e dasabuvir, somministrata insieme alla ribavirina avrebbe portato al raggiungimento della risposta virologica sostenuta (Svr) nel 97% dei pazienti del Nord America affetti da epatite C di genotipo 1° (il tipo più comune in quella zona geografica), dopo sole 12 settimane di trattamento.

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