Le diverse modalità di somministrazione della terapia sono state confrontate in 138 pazienti affetti da due rare forme di neuropatia

London (CANADA) – Le immunoglobuline per uso endovenoso ad alte dosi hanno un gran numero di usi terapeutici, fra i quali il trattamento di due malattie rare: la neuropatia motoria multifocale (MMN) e la polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica (CIDP). Recentemente, però, le immunoglobuline per via sottocutanea hanno ricevuto un'attenzione sempre maggiore: tre studiosi canadesi hanno deciso di mettere a confronto le due terapie e i loro risultati sono apparsi sulla rivista Muscle and Nerve.

A causa di terapie, interventi chirurgici e contraccolpi psicologici, le persone colpite da queste patologie sono sottoposte ad alti livelli di stress

Nel villaggio di Salinas (Repubblica Dominicana) accade che molti ragazzi nascano femmine e diventino maschi solo durante la pubertà. Si tratta di una malattia rarissima, conosciuta anche come sindrome dei Guevedoces, dal termine spagnolo che significa, letteralmente, “testicoli a 12 anni”, e che identifica i bambini colpiti dalla condizione. All’interno di questo villaggio, l’isolamento genetico ha giocato un ruolo di primo piano nella genesi della sindrome, dovuta alla mancata produzione nel grembo materno di diidrotestosterone, un ormone necessario per la differenziazione sessuale.

Milano - 'Affamare' le cellule tumorali contrastando l’angiogenesi. Sono queste le capacità 'anticancro' che uno studio made in Italy ha individuato in un gruppo di nuove molecole, tutte derivate da un fitocomposto contenuto nel luppolo della birra. La capacità preventiva dello xantumolo (XN), questo il nome della molecola base da cui sono state create le nuove formulazioni di sintesi, consiste nel privare le cellule tumorali dei 'viveri' di cui si nutrono, inibendo i meccanismi grazie ai quali tali cellule si procurano ossigeno e si diffondono nell’organismo.

Barbara GaravagliaSenza finanziamenti è in pericolo la raccolta di preziosi campioni biologici. A spiegare il problema è Barbara Garavaglia, dell'Istituto Besta di Milano

“Tra gli anni 2003 e 2006, da gruppi di ricercatori impegnati nel campo delle malattie neuromuscolari è partita l'iniziativa di creare una vera a propria rete con l'intento di condividere i campioni biologici raccolti nel corso degli anni. Così, grazie a fondi di ricerca europei, messi a disposizione da TREAT-NMD (bando FP6), nel 2007 è nato il primo network europeo di biobanche (Eurobiobank), in cui, oltre all’Italia, erano presenti gruppi di ricerca francesi, tedeschi, inglesi, maltesi, ungheresi e spagnoli”, spiega Barbara Garavaglia, Direttrice incaricata della UO di Neurogenetica Molecolare della Fondazione I.R.C.C.S Istituto Neurologico "C. Besta" di Milano.

Un monitoraggio multidisciplinare qualificato può consentire di evitare o rimandare i trattamenti aggressivi non necessari

Monitorare un tumore della prostata non pericoloso, evitando o ritardando gli effetti collaterali delle terapie radicali, prostatectomia o radioterapia. È questa, in sostanza, la sorveglianza attiva, oggetto di uno studio in corso da undici anni e condotto da un team di specialisti del Programma Prostata e delle Divisioni di Urologia, Radioterapia Oncologica, Radiologia, Anatomia Patologica, Oncologia Sperimentale e Medicina Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e del Dipartimento di Oncologia e Onco-Ematologia dell’Università degli Studi di Milano.

Nuovi dati clinici sembrano rivelare che il carico mutazionale di un tumore possa essere valutato per predire la risposta dei pazienti a specifici farmaci

Basilea (SVIZZERA) – In occasione del Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO), tenutosi a Madrid (Spagna) dall'8 al 12 settembre scorsi, sono stati presentati i risultati di alcuni studi che dimostrano come, con le analisi di Profilazione Genomica Completa (CGP) di Foundation Medicine, sia possibile non solo indirizzare al meglio le sperimentazioni cliniche sui tumori, ma anche individuare i migliori trattamenti oncologici per i pazienti, sia che si tratti di 'farmaci mirati' (target therapy) o di immunoterapie.

Una ricerca condotta dall’IFOM di Milano spiega il ruolo dei due geni nei principali tumori femminili e maschili, puntando all’individuazione di nuove molecole da sperimentare nella lotta al cancro a mammella e ovaio

I geni BRCA1 e BRCA2 sono stati scoperti negli anni Novanta e da subito hanno assunto un’importanza fondamentale nella diagnosi dei tumori, soprattutto della mammella e dell’ovaio, e nella nostra capacità di comprendere quello che succede quando una cellula normale si trasforma in una cellula tumorale. All’inizio sono stati studiati per il loro impatto, quando mutati, nel predisporre all’insorgenza dei principali tumori femminili. Tuttavia, i recenti progressi delle tecniche di sequenziamento del DNA hanno messo in evidenza l’enorme importanza dei geni BRCA anche per tumori maschili come quello della prostata e in malattie ancora difficilmente curabili come il cancro del pancreas e del polmone.

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