Se da una parte è più facile rispondere senza l’imbarazzo del rapporto diretto, dall’altra il paziente non ha nessuno a cui chiedere chiarimenti sulle domande

Chiunque conosca anche solo in minima parte social network come Facebook, Twitter o Instagram potrebbe confermare che ora più che mai il loro ruolo è equivalente a quello che, negli anni ’30, fu attribuito alla televisione: allora le notizie e lo spettacolo arrivavano direttamente nel salotto di casa in ogni istante, si potevano vedere eventi accaduti in città lontane, la circolazione di informazione era più veloce e non più strettamente legata a luoghi di raccolta, come le piazze: il mondo diventava più piccolo. Oggi, grazie ai social network ognuno di noi è collegato direttamente con amici e conoscenti in ogni istante e ovunque sul pianeta. Facebook raggiunge quasi 2 miliardi di iscritti ed il volume di utenti di Twitter e Instagram è cresciuto in maniera vertiginosa negli ultimi anni; si tratta di strumenti facili da utilizzare e adattabili alle esigenze del fruitore perché da una parte risultano in grado di offrire momenti di frivolezza e spensieratezza, dall’altra possono rivelarsi un utile veicolo di informazioni e una piattaforma di espansione e visibilità in ambito lavorativo. Mai come adesso la teoria dei “sei gradi di separazione” trova applicazione e, nonostante sorgano continuamente dubbi sulle derive sociali che questo nuovo trend ha innescato e sui limiti etici e legali che un social network deve avere, la gente ama rimanere “connessa” e perennemente aggiornata.

Prof. Emilio ClementiTricostatina e ossido nitrico potrebbero ripristinare la sintesi dei mitocondri nei pazienti con LGMD di tipo 2.
La ricerca, coordinata dal prof. Emilio Clementi e dalla prof.ssa Clara De Palma del Sacco di Milano, per ora condotta solo su modello animale, ipotizza un uso combinato delle due molecole

MILANO - Sarà capitato a più di qualcuno di non conoscere una malattia e, di conseguenza, di ricorrere ad un manuale o un’enciclopedia medica per documentarsi sulle cause, sui sintomi e, soprattutto, sulla terapia da seguire per curarla. Leggere il paragrafo sottostante la voce “Terapia” è confortante perché da quelle righe traspare in maniera netta un’opportunità, pertanto è semplice immaginare quale desolante senso di smarrimento possa provare la persona che si imbatta nella frase “Non esiste una terapia specifica.” Poche pesanti parole con cui i malati di Distrofia Muscolare dei Cingoli (LGMD) fanno in conti ormai da anni.

Milano - Le metastasi, principale causa di morte da tumore, seguono le stesse dinamiche di una folla in movimento all’interno di spazi angusti e la loro capacità di propagazione dipende dalla fluidità del movimento stesso. Uno studio italiano condotto dall'IFOM e dall'Università degli Studi di Milano e pubblicato in questi giorni su Nature Materials ha dimostrato, grazie all’integrazione tra biologia molecolare e fisica dei materiali, che la capacità o meno delle cellule di migrare collettivamente, e quindi delle cellule tumorali di generare metastasi, dipende strettamente dai fattori di densità e di fluidità. Si tratta di un’acquisizione fondamentale soprattutto per la metastatizzazione di tumori solidi e individuare la chiave per bloccare la “folla” cellulare potrebbe fornire la chiave per ridurne la diffusione nell’organismo agendo su specifici target terapeutici.

Il fegato rallenta il proprio processo di invecchiamento se trapiantato in una persona più giovane del donatore sulla base di nuovi marcatori molecolari. Lo affermano i ricercatori dell'Università di Bologna e dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Il fegato ha delle enormi proprietà di rigenerazione, che consentono di eseguire interventi chirurgici di asportazione fino al 70% dell'organo in presenza di alcune malattie o di particolari tumori. Inoltre, contrariamente ad altri organi, il fegato può essere utilizzato con successo per il trapianto indipendentemente dall'età di chi lo dona.

Roma - Un gruppo di scienziati internazionali ha identificato per la prima volta alcuni markers della replicazione del virus Ebola (EBOV) nel polmone di un paziente in fase di guarigione dall'infezione. Lo studio, condotto dall'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani" (INMI) a Roma (Italia), in collaborazione con i colleghi dell'University College a Londra (UK), del Friedrich-Loeffler-Institut Riems (Germania) e dell'Université Laval, Quebec (Canada), è stato pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Pathogens.

REGNO UNITO – Un gruppo di ricercatori appartenenti al Genome Damage and Stability Centre (GDSC) dell'Università del Sussex ha scoperto una nuova malattia neurodegenerativa denominata atassia con aprassia oculomotoria di tipo XRCC1, causata da mutazioni genetiche che interferiscono con il normale funzionamento dei meccanismi che sovraintendono alla riparazione del DNA. Il lavoro degli scienziati inglesi, pubblicato sulla rivista Nature, potrebbe contribuire a migliorare la comprensione di altre condizioni caratterizzate da deterioramento neuronale.

Una nuova superficie a base di ossido di grafene che si ispira alle rugosità tipiche del granchio potrebbe fornire una soluzione economica ed efficace contro le infezioni batteriche più resistenti.

La tecnica imita la natura. Per contrastare i rischi di infezione in sala operatoria, i medici potrebbero presto avere a disposizione strumenti rivestiti di ossido di grafene ispirati alle rugosità tipiche del granchio che, grazie alla struttura del suo carapace, non viene attaccato dai batteri. L’idea è di un gruppo di ricercatori dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche (Isc-Cnr), dell’Istituto di fisica e microbiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Ucsc) di Roma, del Dipartimento di fisica dell’Università Sapienza di Roma e del Dipartimento di scienze chimiche dell’Università degli Studi dell’Aquila, con un lavoro pubblicato sulla rivista Scientific Reports. La ricerca è stata finanziata dal Consiglio di ricerche europeo (Erc).

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