Una ricercatrice dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano è stata premiata dalla Fondazione “Guido Berlucchi” con un importante finanziamento per sviluppare una ricerca per personalizzare la terapia contro i tumori del polmone: obiettivo dello studio individuare il farmaco più efficace per ogni paziente e approfondire ancora di più come nasca e si sviluppi questa malattia.
Anche la terapia contro il tumore del polmone per essere efficace deve essere 'su misura': per proseguire il suo studio 'Tailor' (sarto in inglese), Marina Garassino, responsabile dell’Oncologia toraco-polmonare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, è stata premiata dalla Fondazione “Guido Berlucchi” con un finanziamento di 50.000 euro che servirà a personalizzare ancora di più questa terapia, individuando quelle mutazioni del patrimonio genetico che rendono un farmaco efficace per alcuni pazienti mentre su altri ottiene risultati limitati.

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell'Università norvegese di Scienza e Tecnologia di Trondheim e pubblicato sulla rivista BMC Public Health, mostra la possibile familiarità del dolore cronico muscolo-scheletrico (CMP).

Il CMP è "tra le principali cause di deterioramento della qualità della vita e disabilità nei paesi occidentali" e questa nuova ricerca dimostra che i bambini con genitori che ne sono affetti sono a più alto rischio di sviluppare lo stesso disturbo.

USA - La sindrome CHARGE è una rara malattia a trasmissione autosomica dominante che colpisce un bambino su 10.000. Il nome che la identifica deriva dall’acronimo inglese delle sei principali patologie che questi bambini manifestano fin dalla nascita: difetti alla vista, malformazioni al cuore, problemi al naso, ritardo della crescita, malformazioni dei genitali e dell'orecchio. Non esistono attualmente cure per questa malattia, ma fin dai primi giorni i bimbi che ne sono affetti sono costretti a sottoporsi a numerose operazioni chirurgiche.

La Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (ASP) è una malattia autoimmune (presenza di autoanticorpi circolanti nel torrente sanguigno) caratterizzata da trombosi venose e arteriose. E' una patologia multisistemica con manifestazioni neurologiche, cardiache e vascolari. Può manifestarsi nel corso di altre malattie (APS secondaria) o come forma indipendente (APS primaria).

La Sindrome ASP può manifestarsi in associazione a Microangiopatia Trombotica (TMA), una patologia caratterizzata da trombosi delle arteriole e dei capillari associata a danno dell'endotelio, il tessuto che riveste internamente i vasi sanguigni.

Una scoperta effettuata da un team di ricercatori statunitensi potrebbe favorire lo sviluppo di nuove terapie destinate a persone affette da rare malattie genetiche. Gli studiosi dell'Università di Washington hanno identificato una proteina in grado di rivelarsi molto utile nel processo di riparazione del Dna. I difetti del nostro codice genetico sono la causa scatenante di diverse patologie, l'attenzione degli scienziati è stata attirata soprattutto dal cancro ereditario del colon e dallo xeroderma pigmentoso, la rara malattia genetica che costringe i cosiddetti “bambini della Luna” ad evitare la luce solare perché la loro pelle è 10.000 volte più sensibile ai raggi ultravioletti, con un rischio di sviluppare un tumore della pelle che è 2.000 volte più alto della norma.

Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale anti-CD20 di seconda generazione, umanizzato e glicoingegnerizzato sviluppato da Roche.

La Commissione Europea ha approvato obinutuzumab in combinazione con chlorambucile per il trattamento di pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) non trattati precedentemente.

Una nuova variante genetica potrà essere utilizzata per quantificare il rischio di sviluppare il tumore al seno: per chi la presenta rischio maggiore anche di otto-nove volte al di sotto dei quaranta anni. Lo dimostra uno studio dell’Università di Cambridge, realizzato con la collaborazione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Una variante genetica consente oggi di individuare con più sicurezza la predisposizione ad ammalarsi di tumore del seno: lo chiarisce un nuovo studio dell’Università di Cambridge, sviluppato con il contributo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dell’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare di Milano e dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I ricercatori hanno dimostrato che chi presenta mutazioni di un particolare gene, chiamato PALB2, al di sotto dei quaranta anni ha un rischio di sviluppare un carcinoma alla mammella otto-nove volte superiore al resto della popolazione. Inoltre, il rischio di tumore al seno in donne con questa mutazione genetica è in media del 14% all’età di cinquanta anni e sale al 35% dopo i settanta.

Lo studio è stato pubblicato oggi, giovedì 7 agosto, su una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, New England Journal of Medicine.

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