Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) non sono del tutto assimilabili alle cellule staminali embrionali (ES). La notizia viene da uno studio, appena pubblicato sulla rivista Nature, firmato da Ryan Lister e Mattia Pelizzola, ricercatori del Salk Institute for Biologica Studies, di La Jolla, in California. A darne notizie sul sito de L’Unità è il noto giornalista scientifico Pietro Greco. Ciò vorrebbe dire che le staminali pluripotenti, cioè ‘riprogrammate’ a partire da cellule adulte, non possono sostituire completamente le cellule staminali embrionali che sono, per definizione, totipotenti, né nello studio di base né in eventuali percorsi terapeutici.

La notizia è stata appena pubblicata sul Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche, e certamente farà dire a tanti genitori alle prese con figli affetti da deficit di attenzione “io l’avevo detto”. Cosa? Che alcuni cibi possono peggiorare i sintomi di questa malattia. Da tempo, infatti, le osservazioni quotidiane dei genitori e anche alcune ricerche scientifiche avanzavano l’ipotesi che il consumo di cibi contenti alta percentuale di zuccheri e coloranti avessero un effetto negativo sul comportamento dei figli. Ora, una nuova ricerca condotta in Germania, sotto la guida del Dr Lidy M Pelsser dell’ADHD Research Centre di Eindhoven, ha dimostrato che questa ipotesi può essere fondata e che una particolare dieta restrittiva può avere l’effetto di ridurre i sintomi di iperattività almeno per il periodo in cui la si segue. Tuttavia i ricercatori hanno dato anche un’altra indicazione particolarmente importante: non sembrerebbero, almeno per questi casi, avere validità scientifica le diete basate sulla misurazione dell’IgG – o immunoblogluline G – conosciuto anche come test delle intolleranze alimentari.

Ancora una volta sotto accusa i radicali liberi. Stando ai risultati di una ricerca americana pubblicata a novembre 2010 sull’ American Journal of Pathology, sarebbe infatti la loro presenza eccessiva nella cornea a contribuire allo sviluppo e al peggioramento della Distrofia Corneale di Fuchs (FECD), una delle più diffuse cause di trapianto corneale. La malattia colpisce le cellule endoteli della cornea, che non sono capaci di rigenerarsi, e le distrugge.

Rete segnata dai ricercatori dell’Istituto Telethon di genetica e medicina di Napoli nei confronti della retinite pigmentosa, la più comune forma di cecità ereditaria: la partita è solo all’inizio, ma come descritto sulle pagine della rivista scientifica EMBO Molecular Medicine, i ricercatori napoletani guidati da Enrico Maria Surace hanno compiuto il primo passo necessario per arrivare alla correzione del difetto genetico responsabile di questa grave malattia della vista. La retinite pigmentosa colpisce circa una persona su 3000 ed è una malattia molto eterogenea, sia per come si manifesta, sia per come si trasmette da una generazione all’altra. In particolare, il gruppo di Surace si è concentrato su quelle forme in cui basta ricevere il gene difettoso da uno dei genitori (malato a sua volta) per sviluppare la malattia.

Dalla fibrosi cistica all’assai più rara malattia di Tay-Sachs fino alla sindrome di Lesch-Nyhan e tante altre malattie genetiche per le quali al momento non ci sono adeguate analisi. Sono questo solo alcune delle tantissime malattie che, secondo quanto appena pubblicato su Science Translational Medicine, si potranno individuare grazie ad un nuovo test genetico messo a punto da alcuni ricercatori dell’americano National Center for Genome Resources. Secondo gli autori questo nuovo test sarebbe infatti in grado di rilevare le mutazioni genetiche nelle coppie in età fertile di oltre quattrocento disturbi e malattie ereditarie che potrebbero insorgere nei figli.

Diagnosi prenatale e uso delle cellule staminali: i due argomenti, che tanto spesso dividono sul terreno dell’etica, hanno trovato ora un’alleanza a favore della vita e, in particolare, per una vita migliore. Sembra infatti che conservando solo 3 millilitri di liquido amniotico – una parte di quelle normalmente prelevato a chi si sottopone ad amniocentesi – si possa disporre di una riserva di staminali mesenchimiali potenzialmente in grado di svilupparsi in tessuto osseo, cartilagineo, adiposo, miocenico, neurale, epatico, renale ed endoteliale. In poche parole si avrebbe a disposizione una fonte di produzione di tessuti da usare a scopo rigenerativo nel caso in cui il bambino nasca, o vado poi incontro nella vita, a malformazioni, malattie o traumi importanti. La novità è stata annunciata ieri da Claudio Giorlandino, segretario generale della Sidip  - Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale, intervenuto a Milano a un incontro promosso da Biocell Center, un’azienda privata della provincia di Varese che offre già la crioconservazione di staminali da liquido amniotico a uso autologo, cioè ad uso della famiglia stessa che le deposita, cosa che le leggi italiane non permettono,  eccetto casi di particolari malattie, per il cordone ombelicale.

Si chiama baby-cooling ed è la terapia del freddo che salva i neonati dai danni dell'asfissia, una delle principali cause di mortalità tra i neonati, di paralisi cerebrale infantile e di ritardo psicomotorio. L’asfissia del neonato in alcuni casi può essere collegata alla presenza di malattie rare come la miopatia centronucleare, altre volte invece può essere dovuta alla nascita prematura del bambino. L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma è il primo centro nel Lazio in grado di offrire questa terapia innovativa - di recentissima introduzione in Italia - ai neonati con problemi di ossigenazione dei tessuti ricoverati entro poche ore dalla nascita.

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