I tumori rari vengono definiti così in quanto colpiscono un numero molto ristretto di persone. Sono a tutti gli effetti delle malattie rare, ma per definirli non si utilizza il criterio scelto dall'Unione Europea per queste patologie (una prevalenza inferiore ai 5 casi su 10.000 persone). Il criterio per identificare un tumore raro si basa invece sull'incidenza, e la soglia è di 6 casi su 100.000 nella popolazione europea.

Questo criterio, ormai accettato da tutti a livello internazionale, è stato proposto nel 2011 dal progetto RARECAREnet, supportato dalla Commissione Europea e coordinato dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Applicando questa soglia, i ricercatori hanno individuato esattamente 198 tumori rari (qui la lista).
Secondo i più recenti studi (Gatta G. et al.), i tumori rari rappresentano il 24 per cento di tutti i nuovi casi di tumore e riguardano circa 5 milioni di persone nell'Unione Europea e 900mila in Italia. Il fatto che un tumore sia raro non significa che sia incurabile o che le possibilità di guarigione siano più limitate rispetto a quelle di un tumore più comune: alcune neoplasie rare hanno infatti percentuali di guarigione o di controllo della malattia superiori a quelle di tumori molto più diffusi.

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Paolo Pozzilli

Uno studio italiano di paleopatologia ha ricostruito la causa della morte prematura di Simonetta Vespucci, ritratta nel famoso dipinto “La nascita di Venere”

Lo sguardo dolce e le forme giunoniche della dea Venere dipinta da Sandro Botticelli l’hanno resa un archetipo di bellezza mondiale destinato a perdurare per l’eternità e a non morire mai, ma la storia della modella che ispirò al celebre pittore la realizzazione del quadro “La nascita di Venere”, conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze, ha un epilogo ben più triste ed è legata a una rara forma di adenoma ipofisario: a raccontarla è un gruppo di ricercatori italiani che, intrecciando competenze di storia antica, storia dell’arte e medicina, è riuscito a fare luce su alcuni aspetti della vita di Simonetta Vespucci.

Campagna Make Sense 2021

Dal 20 al 24 settembre si svolgerà la quarta edizione, con il tema #tienilatestasulcollo

Roma – Torna in Italia dal 20 al 24 settembre, con la quarta edizione, #tienilatestasulcollo, la campagna di sensibilizzazione sulla diagnosi precoce dei tumori della testa e del collo, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica (AIOCC) in occasione della campagna europea Make Sense Campaign 2021 e realizzata con il contributo non condizionante di Merck.

Diamo voce al futuro

Janssen Oncology e AIL raccontano le vittorie scientifiche, i progressi clinici e le esperienze di chi lotta contro le neoplasie del sangue

Milano – È partita il 15 settembre, in occasione del mese di sensibilizzazione sui tumori ematologici, la campagna nazionale “Diamo voce al futuro”, promossa da Janssen Oncology e patrocinata da AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma) per informare e portare alla luce le sfide di coloro che ogni giorno devono lottare contro un tumore del sangue, clinici, ricercatori, pazienti e caregiver.

Giornata del Linfoma 2021

Il prof. Giuseppe Argenziano: “Grazie a nuove terapie, come gli anticorpi monoclonali, migliorano le opportunità per i pazienti. Fondamentale, però, un intervento curativo precoce e un approccio multidisciplinare”

Roma – Fino a 7 anni per ottenere una diagnosi corretta e confermata. È questo il lasso di tempo che può trascorrere per individuare un linfoma cutaneo a cellule T (CTCL), una forma rara di tumore. Si manifesta con sintomi molto simili a quelle di altre malattie più comuni della pelle (come eczema e psoriasi), ma le sue conseguenze sono molto più gravi. Per questo va incentivata la ricerca e migliorata la formazione dei medici specialisti, per poter così incrementare le chances e la qualità di vita dei pazienti. L’appello arriva in occasione della Giornata della consapevolezza sul Linfoma, che si è svolta in tutto il mondo il 15 settembre.

Giampaolo Tortora, Geny Piro e Carmine Carbone

La nuova potenziale strategia terapeutica è stata testata su modelli animali dai ricercatori della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e delle Università di Verona e di Torino

Roma - I trattamenti oncologici hanno fatto passi da gigante nell’ultimo decennio, anche grazie all’introduzione dell’immunoterapia. Per alcuni tumori però, gli effetti delle terapie oncologiche non sono ancora del tutto soddisfacenti. Tra le forme più difficili da trattare ci sono i tumori più frequenti del pancreas, gli adenocarcinomi duttali. Ma la ricerca, anche in questo campo, è molto attiva e sta producendo risultati che potrebbero presto portare a strategie innovative di cura. Per il tumore del pancreas, in particolare, un ruolo fondamentale nel ridurre l’efficacia dei trattamenti è svolto dal cosiddetto microambiente tumorale, che in qualche modo fa da barriera alle cellule tumorali vere e proprie, proteggendole dall’attacco delle terapie, compresa l’immunoterapia.

Approvazione

Il farmaco, in combinazione con lenalidomide, è indicato per pazienti non idonei a trapianto autologo di cellule staminali

La Commissione europea (CE) ha concesso l’approvazione condizionata al farmaco tafasitamab, in combinazione con lenalidomide e seguito dallo stesso tafasitamab in monoterapia, per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivato o refrattario, non idonei al trapianto autologo di cellule staminali (ASCT). La Decisione della CE fa seguito al parere positivo espresso dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) nel giugno 2021, che raccomandava l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata del farmaco.

Ricerca

Un nuovo approccio terapeutico è stato sperimentato in test preclinici dai ricercatori dell’Ospedale San Raffaele

Milano – Un gruppo di ricercatori dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, coordinati da Giulia Casorati, responsabile dell’Unità di Immunologia sperimentale dell’istituto, ha identificato un nuovo approccio terapeutico per trattare i tumori del sangue, ingegnerizzando in laboratorio specifiche cellule immunitarie prelevate da donatori sani. Si tratta di linfociti T geneticamente modificati con un recettore, chiamato TCR, in grado di riconoscere la molecola CD1c, presente sulla superficie cellulare e associata a un particolare antigene lipidico (mLPA), sovra-espresso nelle cellule maligne.

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