Secondo quanto riportato da uno studio condotto dai ricercatori dell’Amyloidosis Center di Boston e pubblicato su “Jama”, pazienti affetti da polineuropatia amiloide familiare (ATTR-FAP) sottoposti a trattamento biennale con diflunisal – agente antinfiammatorio non steroideo – mostrerebbero riduzione del tasso di progressione del deficit neurologico e miglioramenti nella qualità di vita.

Secondo i risultati di uno studio polacco, pubblicati su “European Journal of Neurology”, entrambi i trattamenti attualmente in uso nella terapia della malattia di Wilson (WD) sintomatica sono efficaci e nessuno dei due appare superiore rispetto all’altro.
La malattia di Wilson è una malattia metabolica caratterizzata da accumulo di rame nei tessuti e la terapia si basa sulla riduzione di tale elemento nell'organismo. Secondo quanto spiegato dai ricercatori: "Esistono due gruppi di agenti farmacologici: i chelanti del rame, come la DPA (D-penicillamina), che inducono escrezione urinaria dell’elemento, e i sali di zinco, quale lo ZS (zinco solfato), che diminuiscono l’assorbimento intestinale del metallo e riducono la tossicità del rame nel corpo".

Secondo la notizia, data dai ricercatori dellEuropean Autoimmune Hepatitis-Budesonide Study Group e apparsa sulla rivista specializzata  “The Journal of Pediatrics”, la budesonide somministrata per via orale e in combinazione con l’azatioprina indurrebbe la remissione dell’epatite autoimmune, nei pazienti in età pediatrica.
Questo trattamento potrebbe, dunque, essere considerato come valida alternative alla terapia con prednisone.

La scoperta dal team di Elisabetta Dejana dell' IFOM di Milano: "Ancora lontani dalla sperimentazione clinica sull'uomo, ma risultati incoraggianti"

Il meccanismo che permette ai mesoangioblasti, particolari cellule staminali progenitrici del muscolo scheletrico, di raggiungere il muscolo danneggiato con maggiore efficienza e dunque di riparare con migliore efficienza il danno causato da queste gravi patologie, è stato svelato.
Merito di uno studio realizzato dal team di Elisabetta Dejana dell'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare e dell’ Università di Milano in collaborazione con San Raffaele di Milano e University College di Londra. Lo studio, pubblicato su EMBO Molecular, descrive un meccanismo finora sconosciuto che permette a cellule staminali dei muscoli di riparare i danni della malattia con maggiore efficienza.

Nei pazienti con leucemia mieloide cronica, una risposta molecolare elevata alla terapia con imatinib è maggiormente predittiva di una sopravvivenza generale superiore, rispetto a una risposta citogenetica completa. Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Heidelberg, in Germania, e pubblicato sul Journal of Clinical Oncology.

Il primo trapianto di cellule staminali ematopoietiche (da donatore allogenico) per la terapia della neuromielite ottica è stato effettuato con successo in Italia, da un team multidisciplinare dell’ IRCCS Ospedale San Raffaele guidato dal professor Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia, e dal dottor Fabio Ciceri, direttore dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo.

La European Medicines Agency (EMA) ha approvato l'impiego del nuovo vaccino bivalente sviluppato da GlaxoSmithKline contro il papilloma virus umano (HPV), vaccino che consiste in due sole somministrazioni indicate per l’immunizzazione attiva delle bambine e delle adolescenti aventi dai 9 ai 14 anni d'età. La decisione dell’EMA si basa sui dati ricavati da due studi di Fase III, denominati HPV-048 e HPV-070, condotti allo scopo di valutare l’immunogenicità e la sicurezza delle due dosi del vaccino.

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