PERUGIA – Il farmaco vemurafenib sembra aprire un nuovo percorso nella cura della leucemia a cellule capellute, un raro tumore del sangue. Il team dell'università di Perugia, guidato dal prof. Enrico Tiacci e dal prof. Brunangelo Falini, ha lanciato un trial clinico di fase 2, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca.
Analoga iniziativa è stata poi intrapresa dai loro colleghi negli Stati Uniti, in cui i pazienti in fase avanzata, che si erano spesso sottoposti più volte a chemioterapia, sono stati trattati ambulatorialmente con compresse di vemurafenib per un periodo da due a quattro mesi. I risultati sono stati recentemente pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Secondo uno studio dello UK National Cancer Research Institute AML Working Group, appena pubblicato sul New England Journal of Medicine, la presenza di malattia minima residua è un fattore predittivo di recidiva nei pazienti che hanno una leucemia mieloide acuta con NMP1 mutato ed è superiore ai marcatori genetici molecolari attualmente impiegati per stabilire se questi pazienti dovrebbero essere presi in considerazione per il trapianto di cellule staminali oppure no.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Oncology, Eribulina migliorerebbe la sopravvivenza globale rispetto alla dacarbazina in pazienti con sarcoma dei tessuti molli in fase avanzata.

USA - La società biofarmaceutica AbbVie ha annunciato che l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha concesso la denominazione di 'farmaco orfano' a venetoclax, una terapia sperimentale sviluppata per il trattamento dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta (AML). Per la stessa indicazione, venetoclax è stato recentemente classificato come farmaco orfano e 'terapia fortemente innovativa' (Breakthrough therapy) anche dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti.

Un nuovo microscopio ad alta risoluzione - presentato in uno studio americano pubblicato su Developmental Cell - potrebbe far abbandonare le foto delle cellule sulle superfici bidimensionali dei vetrini da laboratorio, e permettere di visualizzare le cellule tumorali in 3 dimensioni, notando come queste interagiscono con l'ambiente che le circonda e rivelando aspetti della biologia del cancro finora mai osservati. A riportarne la notizia AdnKronos.

Secondo lo studio di fase III EORTC-GIMEMA AML-19, pubblicato da poco sul Journal of Clinical Oncology, i pazienti anziani con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi, non adatti a una chemioterapia intensiva, trattati in prima linea con gemtuzumab ozogamicin hanno mostrato una sopravvivenza globale (OS) significativamente più lunga rispetto a quelli sottoposti alla migliore terapia di supporto.

L'aggiunta di bevacizumab alla chemioterapia standard sembrerebbe prolungare la sopravvivenza globale (OS) nei pazienti con mesotelioma pleurico maligno, seppure a prezzo di un aumento della tossicità. Lo evidenziano i risultati dello studio MAPS (Mesothelioma Avastin Cisplatin Pemetrexed Study), uno studio multicentrico di fase III, randomizzato e in aperto, uscito da poco su The Lancet.

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