In base ai risultati emersi da uno studio randomizzato di Fase III, denominato AAML0531, la somministrazione del farmaco gemtuzumab ozogamicin in aggiunta alla chemioterapia standard, permetterebbe di migliorare la sopravvivenza libera da eventi nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti affetti da leucemia mieloide acuta (AML), riducendo il rischio di recidiva tra coloro che hanno raggiunto la remissione. I dati dello studio sono stati recentemente presentati al 55° congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH).

L'anticorpo monoclonale ipilimumab ha ottenuto l'approvazione della Commissione Europea circa l'utilizzo nella terapia di prima linea dei pazienti adulti, con melanoma nello stadio avanzato, non precedentemente trattati con altri farmaci.
Ipilimumab era già stato approvato in Europa, nel 2011, per il trattamento di pazienti adulti affetti da melanoma avanzato, ma precedentemente sottoposti ad altri trattamenti.

Le due compagnie farmaceutiche Baxter International e Cell Therapeutics hanno stretto un accordo di licenza esclusiva per la produzione e la distribuzione su scala mondiale del farmaco pacritinib, un inibitore delle vie di trasduzione del segnale utile nel trattamento di patologie, causate da mutazioni geniche, come la mielofibrosi (tumore raro a carico del midollo osseo), la leucemia (tumore del sangue) e altri tumori solidi.

Basterà ad Aifa per autorizzarne la disponibilità attraverso la legge 648?

UE - Celgene International, società interamente controllata da Celgene Corporation (NASDAQ: CELG), ha annunciato sabato scorso che il Comitato per i Prodotti Medicinali per uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), ha espresso parere favorevole all’ impiego di Nab™paclitaxel  (ABRAXANE®) in combinazione con gemcitabina per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con adenocarcinoma metastatico del pancreas.
Il CHMP esamina le domande di autorizzazione all’immissione in commercio per conto di tutti i 28 Stati Membri dell’Unione Europea, per Norvegia e Islanda. La decisione finale della Commissione Europea, che generalmente recepisce le raccomandazioni del CHMP, è attesa tra due mesi e mezzo. Una volta che questo via libera dovesse arrivare, prima dell’effettiva disponibilità del farmaco, ci sono però altri tempi di attesa legati alle procedure di rimborsabilità a livello nazionale: insomma i pazienti italiani rischiano di dover aspettare comunque più di un anno prima di avere questa terapia, un tempo che per moltissimi di loro suona come una condanna.

Si è concluso il congresso ARTOI, per la prima volta in collaborazione con l’Iss, che ha promosso l’importanza di alimentazione, erbe e tecniche non convenzionali per migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Si è svolto a Roma, lo scorso 6 e 7 novembre, l’annuale congresso sulla medicina integrata organizzato da ARTOI (Associazione per la Ricerca di Terapie Oncologiche Integrate), giunto alla quinta edizione ma per la prima volta condotto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Si è parlato di alimentazione, sostanze naturali, agopuntura, nuove tecniche come il Cyberknife: supporti terapeutici che, da qualche anno, sono promossi in oncologia per affiancare i trattamenti convenzionali con chemioterapici e anticorpi monoclonali. Un’occasione per fare il punto sulla cosiddetta medicina integrata, ancora poco conosciuta e diffusa nei reparti di oncologia. Osservatorio Malattie Rare ne ha parlato con Massimo Bonnucci, presidente ARTOI.

Un pool di specialisti aveva chiesto la disponibilità immediata tramite legge 648.
Prof. Pinto: “Ci auguriamo che Aifa riveda in positivo la sua decisione dopo il pronunciamento dell’EMA”

Il carcinoma pancreatico, quando arriva in fase metastatica o quando il paziente non può essere sottoposto a chemioterapia, è un nemico davvero difficile da sconfiggere: solo il 2% dei pazienti sopravvive a 5 anni. Si tratta di un tumore raro, in Italia colpisce ogni anno circa 12.000 persone. Per questi pazienti negli ultimi 15 anni c’è stata una sola terapia, quella a base di gemcitabina. Da vent’anni si cercano nuove soluzioni a questo male, ma di circa 30 studi arrivati alla fase finale (fase III), solo 4 sono riusciti a dimostrare un aumento della sopravvivenza globale  mediana e della sopravvivenza libera da progressione. Uno di questi studi si chiama MPACT – Metastatic Pancreatic Adenocarcinoma Clinical Trial: ha coinvolto ben 861 pazienti adulti arruolati in 151 diversi centri ospedalieri e, proprio grazie ai suoi risultati, è stato utilizzato negli USA per chiedere l’approvazione del farmaco, concessa a settembre come trattamento di prima linea, e in Europa per fare domanda all’Ema, che dovrebbe decidere entro due o tre mesi.

I pazienti con questa mutazione sono più a rischio di mortalità, secondo uno studio americano. Di diverso avviso altri ricercatori: la positività non è predittiva

Sono pochi i casi in cui il carcinoma papillare della tiroide è aggressivo e ad alto rischio di mortalità: ancora oggi, però, non è facile distinguerli dagli altri, la cui sopravvivenza è oltre il 95%.
Potrebbe essere BRAF, gene che codifica per una tirosin-chinasi, un potenziale fattore predittivo della prognosi, ma manca la conferma da studi scientifici che, finora, hanno presentato risultati poco chiari e in contrapposizione. Un dibattito caldo, tanto da essere finito qualche mese fa sulle pagine di Jama - Journal of the American Medical Association - una delle riviste scientifiche più prestigiose.

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