Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

In palio 1 milione di Euro per la ricerca innovativa nella Sclerosi Multipla

Ginevra, Svizzera – Merck Serono, una divisione di Merck (Darmstadt, Germania), in occasione del Congresso ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) che si è tenuto a Lione (Francia) dal 10 al 13 ottobre, ha annunciato il lancio di un nuovo award per la ricerca a livello mondiale, con l’obiettivo di migliorare le conoscenze sulla sclerosi multipla in un’ottica volta al massimo beneficio per i pazienti.

Il farmaco di Genzyme, sviluppato in accordo con Bayer, sembra ridurre di più i tassi di recidiva e l’accumulo della disabilità

Per chi è affetto da Sclerosi Multipla recidivante remittente la paura costante è sempre quella di un nuovo ‘attacco’ che porti effetti irreversibili, con nuove disabilità che si cumulano le une alle altre. Per questo oggi, oltre a cercare terapie definitive, si studiano farmaci che siano in grado di ridurre il numero e la gravità delle recidive e che siano sempre più tollerabili. I farmaci già approvati sono diversi e altrettanti sono quelli in studio, uno di questi è alemtuzumab, un anticorpo monoclonale di Genzyme, società del Gruppo Sanofi. Proprio ieri, riguardo a questo farmaco, sono usciti sul Lancet on line i risultati di due studi randomizzati di fase III – chiamati CARE-MS I e CARE-MS II (Comparison of Alemtuzumab and Rebif® Efficacy in Multiple Sclerosis) – che comparano gli effetti di questo farmaco sperimentale con quelli di un farmaco usato come trattamento standard, il Rebif di Merk Serono. Stando ai risultati dei due studi alemtuzumab sembra essere significativamente superiore al Rebif sia in termini di riduzione delle recidive e di rallentamento dell’accumulo di nuove disabilità.

La terapia con vildagliptin è stata associata ad un controllo delle fluttuazioni glicemiche acute giornaliere e ad una conseguente riduzione dello stress ossidativo e dello stato infiammatorio

Per il paziente diabetico gestire efficacemente la patologia ha significato sino ad oggi ridurre i livelli di glicemia. Ma negli ultimi anni la ricerca ha messo a fuoco un nuovo parametro, sinora sottovalutato, che non si limita al semplice controllo della glicemia ma si concentra sulle sue fluttuazioni con un’attenzione particolare al suo andamento “a picchi e valli”.

Un nuovo studio clinico, pubblicato su Arthritis Research and Therapy suggerisce che la vitamina D possa essere considerata un agente immunomodulante per il lupus eritematoso sistemico (LES), malattia cronica autoimmune.

Un anticorpo attualmente utilizzato per il trattamento di alcune malattie della pelle sembra aver ridotto gli effetti debilitanti della malattia di Crohn.
Si tratta di Ustekinumab, farmaco testato dai ricercatori dell’Università della California in uno studio che ha coinvolto più di 500 pazienti. La ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, dimostrerebbe che il farmaco è in grado di aumentare la risposta clinica e la remissione della malattia nei pazienti affetti da morbo di Crohn in forme moderata e grave.

Attualmente un paziente arriva a spendere dai 3000 ai 500 euro all’anno per farmaci e cure

VENETO - La fibromialgia è una malattia cronica estremamente invalidante, non ancora riconosciuta dal Ministero della Sanità e per la quale non è ancora prevista l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria. Sono molte le associazioni di pazienti che si stanno mobilitando per sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sul Ministero, come nel caso dell’associazione ANFiSC Onlus.

Il gruppo di ricerca valuterà se lo stesso meccanismo possa essere coinvolto anche nell’Alzheimer

Roma - Isolato un nuovo gene nelle demenze che apre interessanti prospettive terapeutiche. Sono stati appena pubblicati su Neurology, una delle più prestigiose riviste internazionali di neurologia, i risultati di uno studio italiano che dimostra per la prima volta come la demenza frontotemporale sia dovuta ad un anomalia del processo di autofagia neuronale.

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